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Respuesta  Mensaje 1 de 2 en el tema 
De: lucy46  (Mensaje original) Enviado: 12/02/2014 14:08

 
 
 
 
 
 
La Madonna del Pilerio è la Patrona protettrice della città di Cosenza. Viene celebrata  il 12 febbraio, per ricordare il rovinoso terremoto che colpì la Calabria proprio in quella data nel 1854.

 La Madonna del Pilerio è raffigurata in una icona risalente al XII secolo che si trova dal 1607 nella cappella appositamente costruita all'interno del duomo di Cosenza. Il 10 maggio 1981 il duomo di Cosenza venne elevato a santuario della Madonna del Pilerio. Il titolo di Madonna del Pilerio risale al sec. XII dal quadro omonimo, di cui venne riconosciuta l'autenticità tra il 1971 ed il 1979, grazie ad alcuni esperti che ne riconobbero l'autenticità e lo datarono, appunto, al sec. XII. Da questa scoperta si dedusse che il nome, con tutta probabilità, deriva dalla parola greca pilos, che vuol dire colonna. Il nome però potrebbe essere più antico e derivare dal greco "puleròs" (guardiana, custode della porta della città). Il culto alla Madonna del Pilerio risale all'anno 1576, quando una devastante epidemia di peste si accanì sulla città di Cosenza facendo numerose vittime. La popolazione ormai allo stremo, visti gli infruttuosi tentativi umani di arginare l'epidemia, si rivolse al Divino. Si narra che un devoto che pregava dinanzi all'antica icona della vergine Maria posta all'interno del Duomo cittadino, si accorse che sul viso della Madonna si era formato un bubbone di peste. Allertato il Vicario generale dell'epoca, si sparse immediatamente la notizia ed una grande folla si recò ad ammirare con i propri occhi lo strano evento che venne interpretato come volontà della Vergine di accollarsi la malattia per liberare la popolazione. La regressione della peste nella città, che avvenne nei mesi successivi, venne interpretata dalla città come vero e proprio miracolo. A seguito dell'evento, la Madonna del Pilerio venne eletta a Patrona Protettrice di Cosenza. La notizia del segno prodigioso non tardò a divulgarsi e dai paesi vicini iniziò un crescente accorrere di devoti. Il 17 aprile 1607 su richiesta unanime dei cosentini l'Arc. Mons. Costanzo incoronò la Vergine del Pilerio come Regina e Patrona della città. Nel 1783 un violento terremoto si abbatté su Cosenza. In quella occasione si constatò un altro segno sul viso dell'immagine della Madonna. Furono da tutti notate delle screpolature che poi scomparvero ma non del tutto, una volta passato il pericolo. Il 12 giugno 1836 l'Arc. Mons. Lorenzo Puntillo (1833-1873) fece una seconda incoronazione con corone d'oro e gemme di grande valore. In seguito al terribile terremoto del 12 febbraio 1854 i cosentini chiesero e, l'11 gennaio 1855, ottennero dall'autorità ecclesiastica l'istituzione di una seconda festa, detta del patrocinio, in onore della Vergine da celebrarsi ogni anno il 12 febbraio. Nel 1922 avvenne una terza incoronazione, autorizzata dal capitolo Vaticano. Durante la seconda guerra mondiale si ebbero a Cosenza due spaventosi bombardamenti che deciamrono quasi la città: il 12 aprile ed il 28 agosto del 1943. Il 20 febbraio si ebbe a Cosenza un violento terremoto. Anche in questa occasione i cosentini si affidarono alla protezione della Madonna del Pilerio. Il 10 maggio del 1981 l'Arc. Mons. Dino Trabalzini ha elevato a Santuario della Vergine SS. del Pilerio il monumentale Duomo di Cosenza. Il 6 ottobre 1984 avvenne la storica visita alla Madonna del Pilerio e al Duomo da parte di SS Papa Giovanni Paolo II la cui devozione filiale alla Madonna contraddistinse il suo intero pontificato. Il 10 ottobre 1988 Mons. Dino Trabalzini, in chiusura dei festeggiamenti per l'anno Mariano, proclamò la Madonna del Pilerio Patrona Principale della Diocesi di Cosenza-Bisignano e ne confermò il titolo di "Patrona della Città di Cosenza".



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Respuesta  Mensaje 2 de 2 en el tema 
De: Elisetta Enviado: 12/02/2014 15:03


l Duomo di Cosenza è tra i più noti e particolari edifici sacri dell’Italia Meridionale, dal 12 ottobre 2011 è diventato “Patrimonio testimone di una cultura di pace dell’UNESCO”. L’edificio è situato in Piazza Duomo, la vecchia Piazza Grande, un tempo baricentro della Cosenza ottocentesca testimone di ogni sorta di avvenimento di primo piano che caratterizzava la vita della città.

Le sue origini sono ignote, ma secondo gli studi architettonici ed i numerosi saggi effettuati alla fine degli anni ’40 del Novecento, si può ritenere opera della metà dell’XI secolo. Il 9 giugno 1184 un disastroso terremoto che sconvolse Cosenza e la sua provincia, provocò il crollo della chiesa sotto le cui macerie finirono l’arcivescovo Ruffo ed il popolo dei fedeli.

Calabria-travelLa ricostruzione fu lenta e nel 1222, alla presenza dell’imperatore Federico II, il Duomo venne solennemente consacrato; in quell’occasione, secondo la tradizione, il sovrano fece omaggio alla chiesa cosentina di una preziosa croce reliquiario meglio nota come Stauroteca.

Croce reliquiario

Nel corso della sua lunga storia il sacro tempio subì numerose manomissioni, a volte per necessità, spesso solo per aderire a mode o gusti del tempo. Sarà necessario giungere alla fine del XIX secolo per avere una fase di rinascita per il Duomo, quando furono portate alla luce le strutture della primitiva chiesa e tutte le altre linee originarie. La facciata presenta una divisione in tre parti nello sviluppo trasversale della zona basamentale corrispondente alla divisione interna in tre navate, ed è dominata da un antico rosone inizialmente polilobato con due rosoni più piccoli che sovrastano i portali. Il tutto in stile gotico cistercense ravvisabile anche nell’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore.

All’interno, la cappella della Madonna del Pilerio, dove è custodito l’omonimo dipinto su tavola. L’opera rappresenta uno dei prodotti artistici più rilevanti di un vasto movimento artistico-culturale che ebbe a subire sia gli influssi del bizantinismo aulico delle opere messinesi del secolo XIII, sia le affinità delle ricerche plastiche perseguite dai maestri toscani pre-cimabueschi fino ad inserirsi in una linea che unisce Monreale, Messina e la Campania.


L’immagine che viene adoperata per la Madonna del Pilerio, è quella della Galaktotrophusa, cioè allattante. In questo caso, l’area di pertinenza dell’opera appare impregnata dell’ondata di cultura costantinopolitana importata in Campania. La cappella dell’arciconfraternita Orazione e Morte dove furono poste le spoglie dei Fratelli Bandiera e quelle dei loro compagni. Nel 1867 furono traslate a Venezia e sepolte nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo. Tuttavia quelle degli altri martiri cosentini, riposano ancora nella cripta della cappella. Nel transetto, è posta una scultura che è sui libri di storia dell’arte come uno dei primi esempi di gotico francese in Italia: il monumento funebre di Isabella d’Aragona, moglie di Filippo l’Ardito re di Francia. Dell’opera, di artista francese, si era persa ogni traccia, perché murata durante il rifacimento settecentesco della chiesa. Fu ritrovata casualmente nel 1891 mentre si effettuavano dei lavori nei pressi della parete sinistra del transetto.

Sulla navata destra è posto il sarcofago di Meleagro di epoca tardo antica, ma anche probabile rifacimento medievale su uno schema frequente, contenente delle ossa che potrebbero appartenere ad Enrico lo Sciancato, figlio di Federico II, secondo alcuni morto suicida, secondo altri per mano dello stesso imperatore. Da osservare ancora un crocifisso ligneo del ‘400 che mostra un’evidente espressività tardo gotica, visibile in alto, nel tresetto, e proveniente dalla cappella della famiglia Telesio, oggi non pià esistente, che probabilmente, conteneva anche la tomba del filosofo Bernardino improvvisamente dimenticata e dispersa sia dalle autorità ecclesiastiche che da quelle municipali.

Nei pilastri di fronte al sarcofago, resti di affreschi del XIV secolo raffiguranti l’Annunciata e l’Angelo annunciante. Accanto frammenti del primitivo pavimento di epoca sveva rivenuto in un’antica cappella che ci fa ritenere che al tempo della sua fondazione il Duomo, oltre ad essere interamente affrescato, fosse pavimentato a mosaico a somiglianza del Patirion di Rossano e della chiesa di Sant’Adriano a San Demetrio in Corone.

Luigi Bilotto




 
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