È sempre stato così incerto il cammino fino a te.
È sempre stato così incerto il cammino fino a te:
tanti mesi di pietre e di spine, di
cattivi presagi, di rami che graffiavano la
carne come tridenti, di voci che mi
dicevano che non valeva la pena continuare, che
il tuo sguardo era già una menzogna; e il mio
cuore sempre così sordo a tutto questo,
sempre a gridare qualcos’altro più alto affinché
le gambe non potessero ricordare le
loro ferite, perché i piedi ignorassero
le pene del viaggio e avanzassero tutti
i giorni di un poco, quel poco che
era tutto per raggiungerti. Fu per questo che,
al contrario di te, non volli dormire quella
notte: i tuoi baci si trovavano ancora tutti
sulla mia bocca e il disegno delle tue mani
sulla mia pelle. Io sapevo che addormentarsi
era smettere di sentire, e non volevo perdere i
tuoi gesti sul mio corpo un secondo che
fosse. Allora mi sedetti sul letto a guardarti
dormire, e sorrisi come mai avevo sorriso prima
di quella notte, sorrisi tanto. Ma tu parlasti
improvvisamente nel sonno, allungasti il
braccio verso me e chiamasti sottovoce.
Chiamasti due volte. O tre. E sempre così
sottovoce. Ma nessuna fu per dire il mio nome.
Maria do Rosário Pedreira
BUONA GIORNATA
Annamaria