Vita di S. Anna
Figlia di Achar e sorella di Esmeria, madre di santa Elisabetta (e quindi nonna di Giovanni Battista), Anna si sposa con Gioacchino, un uomo benestante e virtuoso appartenente alla tribù del Regno di Giuda: il matrimonio, tuttavia, dopo vent’anni non ha ancora prodotto figli per colpa della sterilità di Gioacchino.
Così, mentre suo marito viene pubblicamente umiliato (gli viene proibito di effettuare sacrifici al tempio, visto che non ha dato figli a Israele) e si ritira tra i pastori nel deserto in preghiera, Anna, dopo aver implorato Dio a sua volta, riceve la visita di un angelo, che le annuncia il concepimento imminente di un figlio; lo stesso angelo contemporaneamente appare anche a Gioacchino in sogno.
Marito e moglie, ricongiuntisi, si incontrano vicino alla Porta Aurea di Gerusalemme, dove – secondo la tradizione medievale – un casto bacio dà vita al concepimento immacolato di Maria. Dopo la nascita di Maria, la famiglia vive vicino all’attuale Porta dei Leoni, a Gerusalemme, là dove si trovano i resti della piscina di Betzaeta nella parte a nord-est della città vecchia.
La piccola Maria viene cresciuta con amore dai genitori, pii e devoti a Dio che ha concesso loro quel dono: la bambina viene condotta a tre anni al Tempio di Gerusalemme, dove viene consacrata al suo servizio rispettando la promessa fatta da Anna e Gioacchino nel momento in cui avevano chiesto la grazia di un figlio. Rimasta vedova, Anna si sposa altre due volte, e ha due figli: la progenie che ne deriva viene considerata la Santa Parentela di Gesù, specialmente nei Paesi tedeschi. Sant’Anna muore intorno agli ottant’anni.
Il suo culto si diffonde in Oriente e, dopo le reliquie portate dalle Crociate, in Occidente. La prima manifestazione di culto risale al 550, quando Giustiniano fa costruire una chiesa in suo onore a Costantinopoli. Se è vero che nel Vangelo Gesù sottolinea che la pianta si riconosce dai frutti, dalla santità di Maria, cioè il frutto, si può dedurre la santità di Anna, sua madre.
Il nome di Anna, che in ebraico significa “grazia”, non è presente nei Vangeli canonici: a fare riferimento a lei, invece, sono i vangeli apocrifi che parlano della Natività e dell’Infanzia, tra cui il Protovangelo di San Giacomo è il più antico, essendo stato composto intorno alla metà del II secolo. Tali scritti non sono stati formalmente riconosciuti dalla Chiesa, e tuttavia hanno influenzato in maniera considerevole la liturgia e la devozione corrente. Molte delle notizie in essi contenute, come l’Assunzione al cielo o la Presentazione al tempio di Maria, vengono infatti considerate in linea con la tradizione e pertanto autentiche.