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De: Acquario (Mensaje original) |
Enviado: 01/05/2015 00:28 |
1° MAGGIO FESTA DEL LAVORO |
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In Europa la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia due anni dopo.
La rivista La Rivendicazione, pubblicata a Forlì, cominciava così l'articolo del primo Maggio, uscito il 26 aprile 1890: "Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti si interessano al proprio miglioramento".
Il 1º maggio 1955 papa Pio XII istituì la festa di San Giuseppe lavoratore, perché tale data potesse essere condivisa a pieno titolo anche dai lavoratori cattolici. Concerto del Primo Maggio a Roma nel 2007. I presenti erano circa 700.000.
Tra le prime documentazioni filmate della festa in Italia, il produttore cinematografico Cataldo Balducci presenta il documentario.
Grandiosa manifestazione per il primo maggio 1913 ad Andria (indetta dalle classi operaie) che riprende la festa in sette quadri, e si può - così - vedere il corteo che percorre le strade affollate della Città: gli uomini, tutti con il cappello, seguono la banda che suona, con alcune bandiere.
Durante il ventennio fascista, a partire dal 1924, la festività fu anticipata al 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma, per poi essere riportata al primo maggio dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945.
Nel 1947 la ricorrenza venne funestata a Portella della Ginestra (PA), quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone una cinquantina.
Dal 1990 i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL, in collaborazione con il comune di Roma, organizzano un grande concerto per celebrare il primo maggio, rivolto soprattutto ai giovani: si tiene in piazza San Giovanni, dal pomeriggio a notte, con la partecipazione di molti gruppi musicali e cantanti, ed è seguito da centinaia di migliaia di persone, oltre a essere trasmesso in diretta televisiva dalla Rai. |
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Quale momento migliore della festa del 1° maggio per iniziare a lavorare tutti per creare in Italia un mondo del lavoro capace di ottimizzare produttività e benessere dei lavoratori e delle aziende. Qualcosa di più inclusivo e capace di massimizzare il valore della diversità (sesso, età ecc.) e di offrire a tutti la possibilità di realizzarsi come lavoratori e individui e all’economia e alla società di crescere e creare valore non solo economico. Un’utopia? Abbiamo più di un esempio di sogni che sono diventati realtà e allora perché non provarci, ne va del futuro di tutti noi! Come? Cominciamo a vedere prima di tutto come raggiugere produttività e benessere, perché non si possono mai farei conti senza l’oste! Alcune recenti indagini di Manageritalia lo hanno chiesto agli italiani e ai manager. Entrambi – intervistati via web per Manageritalia da Duepuntozero Doxa (672 italiani) e AstraRicerche (840 dirigenti) – dicono che per lavorare meglio ed essere più produttivi serve: valutare le persone su merito e risultati (manager 96% e italiani 88%), gestire le persone per obiettivi (93% e 81%), più formazione (93% e 91%), più gestione manageriale nelle aziende (92% e 72%), meno gerarchia e più collaborazione (87%), maggiore conciliazione tra lavoro e vita personale (85%), introduzione di programmi di welfare aziendale (77% e 81%).Insomma, dobbiamo ripartire dal merito e cambiare l’organizzazione del lavoro e il coinvolgimento delle persone. I manager indicano anche quale sia il ruolo che i vari attori devono giocare. Assumendosi onori e oneri, affermano che solo una vera e intelligente gestione manageriale può creare le condizioni per un miglioramento del lavoro a vantaggio di tutti (90%). E vorrebbero promuovere, anche fattivamente nelle loro aziende, un positivo e proficuo cambiamento del mondo del lavoro in Italia (88,8%). Fanno anche mea culpa, e non negano che spesso sono proprio loro, o comunque quelli che guidano le aziende e le persone, a bloccare ogni cambiamento (59,3%). Ma tra i colpevoli dello stato del lavoro oggi in Italia al primo posto vedono i sindacati confederali che spesso bloccano miglioramenti tangibili e concreti e sono troppo ancorati ai vecchi schemi e incapaci di innovarsi e innovare (84,8%). Però, dicono, dei sindacati c’è bisogno, tant’è che sta a loro far evolvere le relazioni sindacali/industriali in modo utile a determinare un rapporto di collaborazione sempre più reale, invece che di contrapposizione tra imprese e lavoratori (74,3%). Non mancano peraltro chiusure anche da parte degli imprenditori, ritenuti dai manager, spesso, incapaci di una svolta culturale più collaborativa e partecipativa che incida sul modo di lavorare in azienda (75%). Per questo pensano che solo un miglioramento del rapporto tra imprenditori/azionisti e manager può far evolvere in positivo il lavoro nelle aziende (82,6%). Insomma, oltre alla riforma del lavoro (vedi l’indagine completa su cosa vorrebbero i manager pubblicata sul numero di gennaio-febbraio della rivista Dirigente) che da mesi sta tenendo banco, c’è bisogno di un grosso cambio culturale che dobbiamo fare tutti. Una svolta che deve basarsi sul merito e che dobbiamo fortemente volere e pretendere tutti per meritarci un mondo del lavoro migliore e più produttivo. |
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