IL MISTERO DEL PRINCIPE E DELLA CAPPELLA DI SANSEVERO LE INCREDIBILI MACCHINE ANATOMICHE Nella cripta della cappella si conservano, in un armadio, due corpi alquanto singolari: sono definiti 'macchine anatomiche'. Sono due scheletri, uno di sesso maschile e uno femminile, con la caratteristica di avere ancora la rete sanguigna che sarebbe stata 'solidificata' con un procedimento inventato dal Principe. Pare accertato che egli iniettò, nel 1739, una soluzione alchemica nei due corpi già cadaveri acquistati dal medico palermitano Giuseppe Salerno, suo 'complice'. I corpi sarebbero ricoperti da una cera (d'api?) colorata e montata su armature di ferro e spago. L'obiettivo doveva essere quello di conservare i corpi per l'eternità, mummificandoli, ma il sistema fallì e le carni si deteriorano e solo il sistema cardiocircolatorio rimase integro. Si tratta di due corpi umani, di un uomo ed una donna, totalmente scarnificati, nei quali è messo in evidenza l’intero sistema circolatorio costituito da arterie, vene e capillari. Sembrano la magica trasposizione di tavole anatomiche prelevate da un testo di medicina. Vediamole nel dettaglio. Lo scheletro della donna ha il braccio destro alzato ed i bulbi oculari interi, quasi ancora lucenti, in un’espressione di vero terrore. Le ossa sono interamente rivestite dal fittissimo sistema arterioso e venoso che, metallizzandosi, ha preservato anche gli organi più importanti. Il cuore è intero; nella bocca si possono riconoscere persino i vasi sanguigni della lingua. Era incinta: nel ventre si può notare la placenta aperta dalla quale fuoriesce l’intestino ombelicale che andava a congiungersi con il feto, che è stato recentemente rubato. Così come quello della madre, anche il cranio di questo feto poteva aprirsi per vedere all’interno la complessa rete dei vasi sanguigni. Il corpo dell’uomo ha più o meno le stesse caratteristiche. Le braccia, però, in questo caso scendono lungo il tronco. Resta da capire come il Principe sia riuscito a realizzare due “oggetti” come questi, che, va specificato, non sono sculture. Leggendo la Breve nota di quel che si vede in casa del Principe di San Severo, edita per la prima volta nel 1766, e quindi quasi certamente scritta dallo stesso Principe, si legge che nella Cappella “si veggono due Macchine Anatomiche, o, per meglio dire, due scheletri d’un Maschio, e d’una femmina, ne’ quali si osservano tutte le vene, e tutte le arterie de’ Corpi umani, fatte per iniezione, che, per essere tutt’intieri, e, per la diligenza, con cui sono stati lavorati, si possono dire singolari in Europa”. Alla luce delle attuali conoscenze mediche, si potrebbe pensare che il diabolico Raimondo, sempre con l’assistenza del medico Giuseppe Salerno, abbia iniettato nelle vene delle due malcapitate cavie, probabilmente due suoi servi, una sostanza che, entrando in circolo, abbia progressivamente bloccato la rete e la circolazione sanguigna fino alla morte dei soggetti. A questo punto, la misteriosa sostanza avrebbe “metallizzato” vene e arterie preservandole dalla successiva decomposizione. Il Principe, poi, deve aver aspettato che pelle e carne si decomponessero completamente prima di ottenere quelle che lui, con tanta pomposità, chiamava le “macchine anatomiche”. E’ una spiegazione logica e, in effetti, l’unica possibile: perché il liquido potesse raggiungere tutti i vasi sanguigni, infatti, dalla grande vena aorta al piccolo capillare del piede, sarebbe stato necessario che il flusso di sangue fosse ancora attivo, all’interno dei corpi. Se questa è la spiegazione, possiamo allora spiegarci la strana posizione dei due corpi. Osservandoli con attenzione, si potrebbe pensare che entrambi siano stati legati mani e piedi ad una specie di tavolo operatorio e che solo la donna, prima di morire, sia riuscita a liberare il braccio destro che ha agitato, cercando scampo, fino a quando la sua circolazione sanguigna non si è bloccata.
I dubbi, comunque, restano. Infatti, nel ‘700 la siringa ipodermica, necessaria per l’iniezione, non esisteva ancora, essendo stata inventata quasi un secolo dopo dal chirurgo Carlo Gabriele Pravaz (1791-1853) di Lione. Questo è proprio l’argomento usato dai “sostenitori” del Principe che, rifiutando il fatto che l’uomo e la donna possano essere stati sottoposti da vivi a quell’orribile esperimento dal loro “idolo”, sostengono, invece, che quegli scheletri siano soltanto povere ossa ricoperte da una rete artificiale di vasi sanguigni. Tuttavia, un esame compiuto negli anni Cinquanta del ‘900 ha rivelato “che l’intero sistema di vasi sanguigni, all’analisi, si è rivelato metallizzato, cioè impregnato e tenuto in sesto da metalli in esso depositati”. Testi da vari siti web coordinati dall'Orso... |