IL GIALLO DELL'ORECCHIO TAGLIATO DI VAN GOGH
Che cosa furono le nove settimane in cui Van Gogh (1853-1890) e Gauguin (1848-1903) vissero fianco a fianco ad Arles?
Un disastro! Eppure un trionfo, la follia a braccetto del genio, la gioia di creare e la nevrosi di fallire...
Si conclusero con il primo che rincorreva il secondo con un rasoio, con il secondo che saggiamente se ne andava a dormire in albergo, con l’orecchio di Van Gogh tagliata dalla sua stessa mano e offerto come dono a una prostituta locale... Di lì il ricovero in clinica, un mesto saluto, un non più rivedersi. Vincent morirà due anni dopo, nel 1890, dopo essersi sparato un colpodi pistola al petto, in quella Provenza che lo aveva così tanto segnato, Paul gli sopravviverà per un decennio epoco più, in un’isola delle Marchesi dove la sua fuga dalla civiltà lo aveva portato, trentasette anni l’uno, cinquantacinque l’altro.
La Casa gialla - Van Gogh
Questo sodalizio ci viene raccontato nella "La Casa Gialla" da Martin Gaylord uan biografia parallela tra i 2 grandi artisti...
La loro vera e forte amicizia ha fatto nascere questa stupenda canzone di Vecchioni, VINCENT, che consiglio di ascoltare leggendone le bellissime parole... ed ammirando diversi dipinti...
Questo però è solo l'antefatto storico artistico... che ci porta ad una nuova ipotesi sulla mutilazione all'orecchio di Van Gogh...
NUOVA IPOTESI SULL'ORECCHIO TAGLIATO DI VAN GOGH
Vincent Van Gogh, «Autoritratto con l’orecchio tagliato» (1889)
Un accordo segreto, ma anche la prova tangibile di un’amicizia al tempo stesso profonda e complicata tra due giganti dell’arte, Vincent Van Gogh e Paul Gauguin. Il saggio di Hans Kaufmann e Rita Wildegans appena uscito in Germania ( L’orecchio di Van Gogh, Paul Gauguin e il patto del silenzio) certo propone un’interpretazione inedita di un fatto notissimo: non sarebbe stato Van Gogh a tagliarsi l’orecchio nella notte tra il 23 e il 24 dicembre 1888, ad Arles, ma sarebbe invece stato Gauguin a ferire l’amico al termine di un litigio, forse non per motivi artistici, ma piuttosto per colpa di «una certa Rachele». Il saggio conferma anche il legame tra Vincent e Paul e quella tensione, mista a gelosia, che accomunava i due. Una tensione che il critico Flavio Caroli definisce «ben avvertibile già a partire dall’inverno del 1886, che sembrava nascere dalla gelosia di Van Gogh per l’amico più 'forte' e che vedeva come terzo incomodo il giovane Émile Bernard». Secondo Caroli l’interpretazione di Kaufmann e Wildegans «è possibile», anche perché di quell’evento non ci sono documenti certi: «Se non quelli ufficiali del sindaco di Arles, la petizione dei cittadini che non volevano quel pittore così scomodo e il resoconto della polizia di un Van Gogh che si presenta in un bordello con il suo orecchio avvolto nella carta di giornale». I due ricercatori tedeschi sostengono che «l’automutilazione di Van Gogh non è mai stata provata» e che, di fatto, «l’unica testimonianza accertata è quella di Gauguin ».
Che ne parla ampiamente nel libro Avant et après del 1903 e che, forse non per caso, dopo l’incidente sarebbe precipitosamente ritornato a Parigi per poi fuggire a Tahiti.
Gauguin avrebbe mozzato il lobo dell’orecchio di Van Gogh con una sciabola, che poi avrebbe gettato nel Rodano, al termine di un litigio «su una prostituta », Rachele appunto (e non su problemi d’arte) mentre l’amico avrebbe taciuto per proteggerlo (più tardi i due si sarebbero anche scritti).
La mattina del 24 la polizia avrebbe poi trovato un uomo con il volto insanguinato e l’avrebbe fatto ricoverare in ospedale. Scrivono Kaufmann e Wildegans: «La versione tradizionale, quella finora accreditata, è basata solo su affermazioni senza prove e sul racconto di Gauguin, che non sarebbe nemmeno stato presente al fatto, un racconto pieno di contraddizioni e di punti oscuri. Non esiste un’inchiesta ufficiale e nemmeno un testimone indipendente. Van Gogh, per parte sua, non ha mai confermato niente».
Questa tesi dunque smentirebbe un’automutilazione che avrebbe anticipato il suicidio di Van Gogh, sette mesi più tardi.
La sedia - Gauguin
ALCUNE CONSIDERAZIONI
Dunque, nessuna nuova prova. Eppure questa lettura può essere convincente. Dice Marco Goldin «Sono stupito, ma può essere una lettura come un’altra. Certo, il fatto che quel litigio non fosse legato all’arte, ma a una donna, era abbastanza noto» (un fatto che contraddice la tesi a suo tempo proposta da Bataille e Artaud che videro nell’automutilazione di Van Gogh «il simbolo della follia come base dell’arte moderna»). Vittorio Sgarbi, curatore della mostra Arte, genio, follia in corso a Siena a Santa Maria della Scala (fino al 25 maggio), che vede Van Gogh tra i suoi protagonisti, conferma: «Quella dell’automutilazione è una leggenda, per cui anche quest’altra ipotesi può essere valida». Certo è che, al di là dell’orecchio tagliato di Van Gogh, sorprende come gli impressionisti continuino ad attirare l’attenzione.
Camera da letto dell’artista - Van Gogh
In quella Casa gialla, che fungeva da casa e da studio per i 2 amici, comunque furono creati i dipinti che ammiriamo e che troviamo nei musei di tutto il mondo... e che cambiarono la... Storia dell'Arte... grazie alle loro intuizioni e sperimentazioni.
Da vari siti web - Impaginazione e rielaborazione by Tony Kospan