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BOTTICELLI - MARTE E VENERE
Piccola storia
e breve analisi dell'allegoria del dipinto
Tony Kospan
Il dipinto, è del 1483 circa, e si trova nella National Gallery di Londra…
Forse fu commissionato dai Vespucci (si notano piccole vespe nel dipinto) per ornare la spalliera della camera nuziale...
Botticelli - Autoritratto
E' uno di quei dipinti del Botticelli in cui si è esercitato nelle chiavi simboliche:
La scena mostra Venere, la dea dell'Amore, salda e forte che osserva Marte dio della guerra, stanco addormentato... mentre piccoli satiri giocano con le armi... che ora non servono di certo... ed i cui rumori non ridestano il dio dal suo stato di abbandono.
Come per molte opere rinascimentali il significato non è unanimamente riconosciuto... ma le interpretazioni non mancano di certo...
![](http://www.partecipiamo.it/San/immagini/botticelli_venere_marte.jpg)
Se ci va... se ce la sentiamo... perché no... proviamo anche noi a dire la nostra...
Eccoci dunque alle interpretazioni più diffuse...
Una prima interpretazione parte dall'abbandono... dal sonno... di Marte dovuto al dolce effetto di Venere... con ciò volendo dire che davanti all'amore la guerra... il conflitto si ferma...Pertanto si tratterebbe di un'opera pacifista... classicamente e filosoficamente pacifista.
Una seconda interpretazione fa risalire l'opera ad un'ispirazione nata dal "DE RERUM NATURA" nel senso che l'opera simboleggerebbe la superiorità dei beni e sentimenti semplici e durevoli su quelli dimanici e poco durevoli.
Il titolo dell'opera “De rerum natura“ del poeta latino Tito Lucrezio Caro vuol dire "Sulla natura delle cose".In esso sono rappresentate concezioni per lo più epicuree con le quali si tende a preservare gli uomini dalle insidie delle passioni.
Il brano del libro, dedicato a Venere, a cui l'opera del Botticelli farebbe riferimento sarebbe proprio questo:
"Poiché tu solamente governi la natura delle cose,
e nulla senza di te può sorgere alle divine regioni della luce,
nulla senza te prodursi di lieto e di amabile,
desidero di averti compagna nello scrivere i versi
che intendo comporre sulla natura di tutte le cose,
per la prole di Memmio diletta, che sempre tu, o dea,
volesti eccellesse di tutti i pregi adornata.
Tanto più concedi, o dea, eterna grazia ai miei detti.
E fa che intanto le feroci opere della guerra
Per tutti i mari e le terre riposino sopite.
Infatti tu sola puoi gratificare i mortali con una tranquilla pace,
poiché le crudeli azioni guerresche governa Marte
possente in armi, che spesso rovescia il capo nel tuo grembo,
vinto dall’eterna ferita d’amore,
e così mirandoti con il tornito collo reclino, in te, o dea,
sazia anelante d’amore gli avidi occhi,
e alla tu bocca è sospeso il respiro del dio supino.
Quando egli, o divina, riposa sul tuo corpo santo,
riversandoti su di lui effondi dalle labbra soavi parole
e chiedi, o gloriosa, una placida pace per i Romani "
Una terza interpretazione vede nell'opera il siginificato allegorico del matrimonio. Matrimonio concepito come istituzione in cui la forza maschile (Marte) si abbandona alla bellezza ed alla dolcezza femminile (Venere).
Marte (partic by T.K.)
Certo l'epoca in cui fu dipinto è proprio quella della passione per le allegorie da parte degli artisti... soprattutto fiorentini.
Venere in questo periodo è vista dalla cultura e dalle arti in modo più neoplatonico che carnale...
A tal proposito basti pensare alla ancor più famosa opera del Botticelli... L'ALLEGORIA DELLA PRIMAVERA...
Ciao da Tony Kospan