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poesieatema: LA SERA... POESIE E NON SOLO...
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De: liberidivolare (Mensaje original) |
Enviado: 12/11/2010 22:24 |
LA SERA... IL TRAMONTO... IN POESIA by Tony Kospan
Cari amici della poesia... dopo aver trattato il tema dell'alba... stavolta affronteremo il tema della sera e la prossima settimana, concludendo la trilogia, quello della notte. Vi domanderete. Ma perché saltiamo il giorno? Il motivo è semplice. Non ci sono molte grandi poesie sul pieno giorno... Il giorno infatti, con le sue concrete e pratiche occupazioni..., i suoi ritmi ed il suo tran tran... non ci porta a fermarci a pensare... a sognare... a poetare... Il tema è la sera dunque... che in questo periodo dell'anno... accorciandosi il giorno sempre di più... ci fa compagnia molto più a lungo...
La sera rappresenta anche il momento di riposo dopo le fatiche del giorno... e dell'incontro familiare... sul quale ormai però incombe la tv... il pc... Oggi in verità ci stiamo abituando a vivere intensamente anche di notte... ma il tramonto e la sera conservano intatto il loro fascino.
Le poesie sul tema sono tantissime per cui non potendole postare tutte ed avendone postate, negli anni scorsi, di Foscolo , Byron, Neruda, Cardarelli, Baudelaire... etc etc... ho selezionato queste altre che pure mi affascinano, ciascuna a suo modo. Come sempre mi piacerebbe leggere quelle, vostre o degli autori che amate, che piacciono a voi...
Le immagini sono tutte di Claude Théberge inconfondibile artista franco canadese (Quebec), che mi è sempre piaciuto molto, scomparso nel 2008. TERRAZZA Vittorio Sereni Improvvisa ci coglie la sera. Più non sai dove il lago finisca; un murmure soltanto sfiora la nostra vita sotto una pensile terrazza. Siamo tutti sospesi a un tacito evento questa sera entro quel raggio di torpediniera che ci scruta poi gira se ne va. IL TRAMONTO DEL SOLE G. Lorca Il sole è tramontato. Gli alberi meditano come statue. Ormai il grano è falciato. Che tristezza le norie ferme! Un cane campagnolo vuole mangiarsi Venere, e le latra. Splende sul suo campo di pre-bacio come una grande mela. Le zanzare - Pegasi della rugiada - volano nell'aria calma. La Penelope immensa della luce tesse una notte chiara. "Figlie mie, dormite, viene il lupo", le pecorelle belano." è arrivato l'autunno, compagne?" dice un fiore avvizzito. A momenti verranno i pastori coi loro nidi dalla sierra lontana! Giuocheranno le bambine sulla porta della vecchia casa, e ci saranno strofe d'amore SEI LA NUVOLA DELLA SERA... Tagore Tu sei la nuvola della sera che vaga nel cielo dei miei sogni. Io ti dipingo e ti modello con i miei desideri d'amore. Tu sei mia, solo mia, l'abitatrice dei miei sogni infiniti! I tuoi piedi sono rosso-rosati per la vampa del mio desiderio, spigolatrice dei miei canti al tramonto! Le tue labbra sono dolci-amare del sapore del mio vino di dolore. Tu sei mia, solo mia, abitatrice dei miei sogni solitari! Ho oscurato i tuoi occhi con l'ombra della mia passione, frequentatrice della profondità del mio sguardo! T'ho presa e ti stringo, amore mio, nella rete della mia musica. Tu sei mia, solo mia, abitatrice dei miei sogni immortali! A SERA Hermann Hesse A sera vanno le coppie di amanti lentamente attraverso il campo, donne sciolgono i loro capelli, commercianti contano i soldi, sul giornale della sera leggono ansiosi i borghesi le novità, fanciulli agitano piccoli pugni dormono sonni profondi e lunghi. Ognuno compie le proprie azioni adempie al sublime dovere, borghesi, poppanti, coppie di amanti - eccetto me? Certo! Neppure delle mie azioni serali delle quali sono schiavo lo spirito del mondo può privarsi, anch'esse hanno un senso. E così affondo e risalgo, danzo nell'intimo, canticchio sciocchi canti di strada, lodo Dio e me stesso, bevo vino fantasticando di essere un pascià, avverto noie ai reni, sorrido e bevo anche di più, dico sì al mio cuore (al mattino non è possibile) da dolori del passato giuocando intesso una poesia, vedo la luna e le stelle ruotare, ne percepisco il significato e via con loro mi sento andare non importa dove.
DOVE LA LUCE Giuseppe Ungaretti Come allodola ondosa Nel vento lieto sui giovani prati, Le braccia ti sanno leggera, vieni. Ci scorderemo di quaggiù, E del mare e del cielo, E del mio sangue rapido alla guerra, Di passi d’ombre memori Entro rossori di mattine nuove. Dove non muove foglia più la luce, Sogni e crucci passati ad altre rive, Dov’è posata sera, Vieni ti porterò Alle colline d’oro. L’ora costante, liberi d’età, Nel suo perduto nimbo Sarà nostro lenzuolo Ciao da Tony Kospan AMI LEGGER… SCRIVER… POESIE? DISCUTERNE… ANALIZZARLE… INSIEME ED IN AMICIZIA? VIENI ANCHE TU… NE… TONY KOSPAN | | | | | |
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De: maktea |
Enviado: 13/11/2010 19:57 |
Il tema poetico di questa domenica è
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Le immagini sono di Gustavo POBLETE Catalan, pittore cileno (1915 - 2005) Professore di Disegno alla Facoltà delle Belle Arti Università del Cile
Viene la sera. lo catturo un odore di corpo e d'erba. E il mio giorno è in amore.
Sandro Penna
Questa sera
Le faville che danzano nelle tue pupille mi trafiggono con piccole infinite grida di gioia Sono come uccelli migratori al crepuscolo infiammato del cielo contro il blù infinito dei tuoi occhi Anche quando non parli io sono parte del tuo universo piccolo ed infinito diviso e fuso con tutta la mia felicità
Felice Pagnani
UNA SERA DI SAN PIETRO
Ricordo. Fulvo il sole tra i rossi vapori e le nubi calde al mare scendeva, come un grande clipeo di rame che in barbariche pugne corrusca ondeggiando, poi cade. Castiglioncello in alto fra mucchi di querce ridea da le vetrate un folle vermiglio sogghigno di fata. Ma io languido e triste (da poco avea scosso la febbre maremmana, ed i nervi pesavanmi come di piombo) guardava a la finestra. Le rondini rapide i voli sghembi tessevano e ritessevano intorno le gronde, e le passere brune strepïano al vespro maligno. Brevi d'entro la macchia svariavano il piano ed i colli, rasi a metà da la falce, in parte ancor mobili e biondi. Via per i solchi grigi le stoppie fumavano accese: or sí or no veniva su per le aure umide il canto de' mietitori, lungo, lontano, piangevole, stanco: grave l'afa stringeva l'aër, la marina, le piante. Io levai gli occhi al sole - O lume superbo del mondo, tu su la vita guardi com'ebro ciclope da l'alto! - Gracchiarono i pavoni schernendomi tra i melograni, e un vipistrello sperso passommi radendo su 'l capo.
Giosuè Carducci
Sera nel giardino
La sera mi ha rapito i rissosi fanciulli. Le loro voci d'angeli in guerra. Adesso in seno a nuove luci stanno là sull'opposte case. Resta sul cielo chiaro d'un eroe s'un cavallo incisa macchia muta sotto la prima stella.
Sandro Penna
La stella della sera
L' estate era al suo meriggio, e la notte al suo colmo; e ogni stella, nella sua propria orbita, brillava pallida, pur nella luce della luna, che piu' lucente e piu' fredda, dominava tra gli schiavi pianeti, nei cieli signora assoluta - e, col suo raggio, sulle onde. Per un poco io fissai il suo freddo sorriso; oh, troppo freddo - troppo freddo per me! Passo', come un sudario, una nuvola lanugiosa, e io allora mi volsi a te orgogliosa stella della sera, alla tua remota fiamma, piu' caro avendo il tuo raggio; giacche' piu' mi allieta l' orgogliosa parte che in cielo svolgi a notte, e di piu' io ammiro il tuo fuoco distante che non quella fredda, consueta luce.
Edgar Allen Poe
CAMPANE A SERA
Campane a sera. E dai lontani monti sempre più stanca ne ritorna l'eco. Una fievole brezza a tratti svola gelida su dalla vallata in fiore. Entro i rivi d'argento, un sussurrìo quasi di bimbi che dican preghiere. Per la selva d'abeti oscura e folta vibra un chiaror di secoli defunti. Da uno squarcio di nuvola la sera spande un fluir di sangue e di coralli sovra i petrosi spalti. E i rossi grani ne rimbalzano via, senza dar suono.
Rainer Maria Rilke
Non posso non inserire questa famosa poesia, è una delle prime poesie che ho profondamente amato, tanti anni fa.
La mia sera
Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi c'è un breve gre gre di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggiera. Nel giorno, che lampi! che scoppi! Che pace, la sera! Si devono aprire le stelle nel cielo sì tenero e vivo. Là, presso le allegre ranelle, singhiozza monotono un rivo. Di tutto quel cupo tumulto, di tutta quell'aspra bufera, non resta che un dolce singulto nell'umida sera. E`, quella infinita tempesta, finita in un rivo canoro. Dei fulmini fragili restano cirri di porpora e d'oro. O stanco dolore, riposa! La nube nel giorno più nera fu quella che vedo più rosa nell'ultima sera. Che voli di rondini intorno! che gridi nell'aria serena! La fame del povero giorno prolunga la garrula cena. La parte, sì piccola, i nidi nel giorno non l'ebbero intera. Né io... e che voli, che gridi, mia limpida sera! Don... Don... E mi dicono, Dormi! mi cantano, Dormi! sussurrano, Dormi! bisbigliano, Dormi! là, voci di tenebra azzurra... Mi sembrano canti di culla, che fanno ch'io torni com'era... sentivo mia madre... poi nulla... sul far della sera.
Giovanni Pascoli
Vi auguro una felice domenica
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