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General: ieri e oggi, il nazionalismo
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Respuesta  Mensaje 1 de 2 en el tema 
De: Claretta  (Mensaje original) Enviado: 19/02/2011 02:59
Mussolini era socialista, quindi internazionalista, e pacifista

come fu che divenne nazionalista e interventista ?

Hitler era nazionalista da sempre, come ha potuto spacciarsi
anche per socialista?

insomma se un Mitterand era credibile come socialista lo doveva
proprio al fatto che si contrapponeva alla Grandeu de la France
propugnata da De Gaulle

adesso vedo un Fini, che sceglie come portavoce il radicale Della
Vedova, cioè uno che è l'antitesi del nazionalismo, ma che impernia
tutti i suoi discorsi sul riscatto della Nazione

e che continua a non disdegnare affatto l'interventiso

direi che c'è nel Fli una buona dose di schizofrenia, ma ammetto
che per ora si tratta di brodo primordiale, ancora non c'è nulla
di definito, c'è solo l'odio di Fini per Berlusconi, come a suo tempo
ci fu l'odio di Mussolini per Turati

(certo che...paragonare fra loro Margherita Sarfatti ed Elisabetta
Tulliani non è che sia cosa molto facile, perciò non ci provo nemmeno
)

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ecco, però anche quelli che oggi sono gli eredi di Peppone e don Camillo sono, dopo oltre 15 anni, ancora allo stadio di brodo
primordiale, e anche lì la schizofrenia regna sovrana

quelli che ogni 25 Aprile prendevano a botte chiunque avesse un
distintivo tricolore, quelli che, seguendo l'esempio di Togliatti,
avevano come massima ambizione quella di ottenere la cittadinanza
russa "cento volte migliore di quella italiana, tutta chiesa e mandolini" oggi invadono le piazze con tricolori chilometrici e,
dimenticando sia la bandiera rossa che l'Internazionale, proclamano
che la vittoria è schiava di Roma

quegli altri, che portavano in processione la Madonna Pellegrina
per implorare il trionfo della bandiera con lo scudo crociato contro
il Satana rosso, adesso condividono con gli assatanati il simbolo
tricolorito, salvo rimanere su posizioni opposte quando si tratta
di fare alleanze o scegliere il leader

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in pratica oggi il tricolore è l'unico retaggio del passato che resiste
ancora, simbolo di un nazionalismo sopravissuto a sè stesso

e pensare che quella bandiera è stata imposta da Napoleone alla
Repubblica Transalpina, per sottolinearne la sudditanza alla
primazia della grandeur francese e agli ideali della Rivoluzione che
lo stesso Napoleone rinnegò quando si fece incoronare Imperatore dei francesi e Re d'Italia a Milano con la corona ferrea della longobarda Regina Teodolinda

in effetti il primo Regno d'Italia fu quello longobardo, che comprendeva tutta la penisola, a parte Roma e la punta calabrese
dello stivale oltre al tacco pugliese, ne facevano parte anche la
Corsica, l'isola d'Elba, l'Istria e la Dalmazia

fu dai Longobardi che ebbe inizio la dinastia carolingia, Pipino
il Breve venne adottato dal re longobardo e suo figlio Carlo Magno
sposò una principessa longobarda

in pratica Carlo Magno divenne Re d'Italia e di Francia e Napoleone
divenendo Imperatore dei Francesi e Re d'Italia contava di rinverdire
il mito della dinastia carolingia

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i Savoia ebbero la Sicilia e la Campania in dono da Garibaldi e poi
divenneri Re d'Italia per gentile concessione di Napoleon truà, ma
in pratica rimasero succubi dei francesi fino all'avvento di Musolini

e fu per questo che mantennero il tricolore napoleonico, limitandosi
a piazzare nella striscia centrale lo stemma del loro casato

il nazionalismo mussoliniano ignorava i Savoia e si rifaceva
all'Impero Romano

in fin dei conti veniva da una terra romanico-bizantina  che dei Franchi non aveva mai subito l'influenza

(ma era anche la terra che aveva accolto Bakunin, e che aveva
vissuto l'alba del socialismo)

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ad ogni modo  se invece dei savoiardi avessimo avuto direttamente
la Repubblica Italiana nel 1861 ci saremmo risparmiati sia il
dissanguamento che le tragedie

ma la storia non si fa con i se e con i forse

ciò che è stato non si può cambiare


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Respuesta  Mensaje 2 de 2 en el tema 
De: Peterpan® Enviado: 19/02/2011 07:54
Il nazionalismo, almeno quello italiano, a me sembra un concetto superato da due lati.
Da un lato, superato da un concetto di Europa, per quel che vale e per quel che ciascuno lo sente dentro di sé. E comunque mi rimane qualche dubbio: cosa può fregare a un Olandese di sentirsi mio concittadino? O a un Tedesco? O a un Inglese, meglio ancora? Però mi sembra contraddittorio sventolare la bandiera dei ventisette e intanto fare della propaganda italiota.
Dall'altro lato, superato dai campanilismi padanismi meridionalismi.
Insomma, un concetto un po' vago e soggetto alle mode del momento. Fermo restando che G. B. Shaw diede una definizione del nazionalismo che ho fatta mia: è il sostenere che il nostro paese è il migliore semplicemente perché vi siamo nati noi. E, aggiungo, per mostrarci noi migliori di quel che siamo, avendo poco o niente di nostro, vantiamo all'eccesso il nostro paese come fa quel deficiente che conosciamo. Non è la prima volta che cito il commediografo (e il deficiente): quanto dice secondo me è troppo reale.
 
O Claretta, dalla tua interessante disquisizione si comprende anzi conferma quanto tutto sommato si sa: nella storia, caduta Roma, l'Italia e relativi regni non 'si sono fatti', ma 'sono stati fatti' da altri. A conferma della seconda strofa dell'Inno di Mameli...
 
Fini non sta nel brodo primordiale: galleggia nel brodo stantio e proclama la canzone di Modugno 'Siamo rimasti in tre' inno di FLI. Poi, vabbe', un posto da deputato per lui e accoliti non mancherà mai, l'importante è candidarsi in collegi sicuri. Andare ad Arcore facendo finta che sia Canossa? Improponibile, sia per lui che per Berluzzo; o almeno credo, chissà, la politica è l'arte del possibile.
Quello che mi lascia come sempre senza parole è lo slogan con il quale FLI si differenzierebbe (il condizionale è d'obbligo) dal PDL: noi siamo buoni, bravi e onesti. Solita musica per più orchestre, lo dicono tutti. Ma si può fare propaganda in questi termini? O l'elettorato è talmente imbecille da dar retta a questi autoproclami di verginità, e allora fa bene chi lo fa a dire di essere onesto e bello e buono? Qui come al solito si finirà col votare a simpatia, ecco, uno voterà Fini perché è onesto, un altro magari Bersani perché è più onesto ancora... ma i programmi? Le leggi? Ossia, ciò che servirebbe in un sistema perché chi onesto non fosse, chi non dovesse lavorare per il bene del paese, se ne tornasse donde era venuto?
Che senso ha votare un gruppo perché questo si definisce 'onesto'? Primo: come controllare la veridicità di questa affermazione? Secondo, se una volta al potere questo gruppo si mette a pappare, ovvero se il nuovo capobastone è un ladrone, cosa rimane dello slogan, della fama di quel gruppo, sia pure essa un tempo meritata?
Oltre alla semplice considerazione per la quale un qualsiasi forza politica dovrebbe essere 'onesta' prima di tutto, insomma, che questa caratteristica dovrebbe essere implicita, che non andrebbe nemmeno citata essendo automatica, propedeutica, necessaria eccetera, è questa 'onestà' un programma elettorale? Cosa dovrebbe garantire all'alettorato sul piano della funzionalità, del dinamismo, della risoluzione dei problemi sia quotidiani che di maggior respiro?
...Però, ripeto, se all'elettorato basta sentirsi dire questo, chino la fronte.


 
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