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General: Una riflessione sul nucleare
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De: fabricito (Mensaje original) |
Enviado: 27/04/2011 14:28 |
Per chi avesse del tempo da perdere, segnalo questo link:
L'autore dell'articolo è Giulietto Chiesa, giornalista veterocomunista, quindi non laureato in fisica nucleare, e senza dubbio una testa di cazzo della quale non ci si può fidare minimamente |
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De: tosto41 |
Enviado: 28/04/2011 09:58 |
l'eolico non è adatto all'europa ma siccome oggi parliamo a livello planetario........
ho fatto un sogno:
un giorno tutti i tetti delle abitazioni del mondo saranno con pannelli fotovoltaici......e l'energia avanzerà......
per le capanne ho sognato i pomodori.....almeno mangiano la fettunta anche in affrica :))
cmq resta un sogno.....prima si dovranno sfamare tutti quei signori burocrati......che vendono energia a cifre astronomiche |
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Il fotovoltaico sul tetto di un villino ci sta eccome, anche se ben te lo fanno pagare, tranquillo; sul tetto di un condominio sarebbe come accendere il fornello del gas invece del riscaldamento quando fuori fa -10: quasi inutile.
Tornando ai costi, proprio l'altro giorno parlavo con un signore di Milano che è andato in giro con la figlia per cercare un appartamento da acquistare: bene, quelli corredati di pannelli costano il doppio degli altri. Dico: ma quando e come se la ripaga, uno, questa spesa? |
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E le centrali a carbone?
Sono contraria al nucleare, ma solo perchè ora come ora, senza ricerche ( Rubbia dice lo stessa cosa..) presenta dei problemi.
Ma nessuno qui parla di fermare le centrali a carbone.
Spaventano molto meno, nessuno dice di chiuderle.
Però mah, boh.. il no a nucleare sarà più di moda.
LE PIOGGIE E I VENTI ACIDI: A provocare le piogge acide (compresi neve e nevischio) sono soprattutto gli ossidi di zolfo e di azoto scaricati nell’atmosfera. Tali ossidi sono emessi dalle centrali elettriche, dalle caldaie industriali e dagli altiforni. I gas usciti dalle ciminiere sono catturati dai venti, e mentre vengono trasportati in alto, si trasformano in soluzioni diluite di acido solforico e acido nitrico. Quando scendono sotto forma di piogge acide, hanno effetti terribili sugli ecosistemi. L’acqua acidificata priva il terreno di sostanze nutritive essenziali per le piante, e rende attivi i metalli pesanti come il cadmio e il mercurio, contaminando le riserve di acqua potabile, i mari, i laghi e la flora e fauna esistente sulla terra.
b) SURRISCALDAMENTO DEL PIANETA: Aumento delle acque per effetto dello scioglimento dei ghiacci, aumento delle temperatura terrestre con conseguente modificazione degli ecosistemi.
c) CAMPI ELETTROMAGNETICI: E' ormai scientificamente comprovata l'alta nocività dei CAMPI ELETTROMAGNETICI provocati dalle linee e cabine ad alta tensione. Alcuni stati, tra cui Stati Uniti, Svezia, Danimarca e Canada, hanno accertato attraverso degli studi commissionati ad hoc che i campi elettromagnetici provocano diverse tipologie tumorali, patologie come leucemia, malformazioni genetiche, depressione, ansie, isterie, ecc. e che in special modo colpiscono i bambini.
Anche se la relazione non stima in particolare i costi specifici connessi ai danni derivanti dal cambiamento climatico, la Commissione osserva che il danno fatto da ogni tonnellata di emissioni di anidride carbonica sarà peggiore nel 2030 rispetto ad oggi. Anche se le emissioni totali rimangono costanti ad oggi, afferma la relazione, questi danni causati da ogni tonnellata solo dalla CO2 aumenterebbe del 50 all’80%.
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La produzione di elettricità rappresenta più della metà dei danni quantificati. Le centrali a carbone rappresentano di questi danni il 95%. I danni non climatici, causati principalmente da biossido di zolfo, ossidi di azoto ed emissioni di particolato create dalla combustione del carbone, sono quantificati attorno ad una media di circa 3,2 centesimi di dollaro per KW ora di energia prodotta. “Il nucleare e la produzione di elettricità da fonti rinnovabili come l’energia eolica e l’energia solare produce naturalmente minori costi nascosti rispetto ai combustibili fossili”, continua Cohon. Ma le questioni relative allo stoccaggio dei rifiuti nucleari e delle miniere d’uranio risultano pesanti aggravanti aggiuntivi e dovrebbero essere analizzati in un ulteriore studio. L’energia termica, prodotta principalmente da gas naturale, ha causato circa $ 1 miliardo di dollari sul totale di 120 miliardi di costi stimati negli USA, continua il rapporto.
I veicoli a motore consumano 56 miliardi dollari in materia di salute e di altri danni climatici. La stima dei costi comprende i danni sia per i veicoli leggeri che pesanti oltre ad un’ampia varietà di combustibili, costi che coprono il loro ciclo di vita piena, dall’estrazione al trasporto del combustibile per la fabbricazione e il funzionamento del veicolo. La relazione ha rilevato differenze relativamente piccole in termini di danni relativi al tipo di combustibile e tecnologie differenti utilizzate dai motori. Fatto quest’ultimo che dovrebbe farci maggiormente riflettere. “Nel funzionamento del veicolo … ciò che esce dal tubo di scappamento rappresenta meno di un terzo dei danni dell’intero sistema trasporti,” afferma Cohon. “La fabbricazione di veicoli è infatti la porzione più significativa dei danni provocati dagli altri elementi.”
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Auto elettriche e plug-in ibridi se non viene utilizzata energia rinnovabile sia nel produrli che nel muoverli aumenterebbero i danni rispetto ad altre tecnologie, sia nel 2005 che nelle proiezioni del 2030. Durante il funzionamento delle auto elettriche si producono si poche emissioni ma l’attuale produzione di energia elettrica per muoverli attualmente si basa sui combustibili fossili. E l’energia utilizzata per creare le batterie al litio delle auto elettriche costa solo questa il 20% della quota di produzione dell’intero danno provocato dal ciclo di vita di un auto elettrica.
Si fa presto a parlare sull'onda emozionale, basandosi su fatti eclatanti.
Ma il fatto che siano eclatanti non vuol dire che causino più danni di altri.
E mi domando com'è possibile avere certezze, a stabilire che questo è meglio di quello, quando non si hanno basi scientifiche proprie, su cui basarsi.
Non so chi l'ha scritto, ma di certo è vero:
Consultando abbastanza esperti si trovano conferme a tutte le teorie.
L'unica cosa di cui io sono certa è questa:
Ormai da tempo si pensa che il modo migliore per produrre energia, più economico e più facile è quello di una utilizzazione intelligente della stessa. La proposta del W.W.F. può essere espressa con il "Modello delle quattro R": Riduci, Ripara, Riusa, Ricicla. Questo stile di vita, che dovrebbe coinvolgere, cittadini-consumatori, amministratori-industrie, si basa sull’abbandono dei beni usa e getta che hanno caratterizzato il recente periodo consumistico. Infatti, utilizzando meglio individualmente i beni a nostra disposizione non soltanto è possibile un globale risparmio energetico, ma è altresì conseguenziale una più razionale gestione delle materie prime è una riduzione dei milioni di tonnellate dei rifiuti che ogni anno direttamente o indirettamente produciamo.
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RICICLAGGIO: I vantaggi del riciclaggio sono ormai noti da tempo. Limitandoci a risparmio energetico che da esso deriva basterà, a titolo esemplificativo, citare alcuni dati:
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Per fabbricare una tonnellata di carta riciclata è sufficiente il 60% dell’energia necessaria per produrne una di carta vergine ;
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Riciclando il vetro si risparmia circa il 32% dell’energia necessaria per la produzione, poiché la temperatura di fusione si abbassa rispetto a quella richiesta per la produzione del vetro nuovo;
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Per ogni lattina da bibite riciclata, si risparmia l’equivalente energetico di metà lattina di benzina.
In tutti questi casi, sarebbe più corretto parlare di DECICLAGGIO, poiché per riciclaggio dovrebbe intendersi il riutilizzo dello stesso prodotto. Questo è quanto accadeva in passato, quando per le bottiglie di vetro si faceva ricorso al vuoto a rendere. Naturalmente il riciclaggio inteso in questo senso permette un risparmio di energia e di risorse ancora più elevato.
Un interessante passo in avanti è stato compiuto recentemente dal Decreto Legislativo 5.02.1997, n° 22, attuativo di diverse Direttive Comunitarie, che disciplina rifiuti e imballaggi. Questo ha previsto il graduale raggiungimento, per i Comuni, della percentuale minima del 35% di rifiuti da avviare alla raccolta differenziata entro il 2000.
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RISPARMIO ENERGETICO: Da quanto brevemente esposto appare evidente, che il risparmio energetico attraverso meccanismi tecnologici e metodiche umane, è l’unica soluzione per creare progresso limitando i danni che esso come abbiamo inconfutabilmente dimostrato comporta. Sta a noi scegliere sul destino del nostro pianeta e sul future delle generazioni avvenire. Ciò che faremo alla terra faremo a noi stessi, e per questo motivo mi piace concludere ricordando la frase del Capo indiano Seattle :
" Noi sappiamo che la terra non appartiene
all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra.
Questo sappiamo. Tutte le cose sono collegate
come il sangue che unisce una famiglia.
Tutto è connesso.
Quello che accade alla terra accade ai figli della terra.
L’uomo non ha tessuto la trama della vita,
in essa egli non è che un filo,
qualsiasi cosa egli faccia alla trama
la fa a se stesso."
Tutto il resto, per ora, è fuffa.
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La filosofia del comitato nazionale del paesaggio è ben sintetizzata da questo telegramma inviato ai ministri Marzano e Matteoli in occasione di un convegno tenuto il 12 dicembre 2002:
- le rinnovabili intermittenti adibite alla produzione di energia elettrica rivestono carattere complementare e non potendo al momento superare il 3.3% della produzione di elettricità non incideranno oltre l'1.1% di risparmio dei combustibili fossili utilizzati complessivamente in italia;
- le centrali eoliche per le gigantesche strutture che comportano e per la necessità di essere sistemate sulle cime dei monti e sui crinali più esposti sono intrinsecamente non mitigabili, non inseribili e irrimediabilmente distruttive, in italia, dei paesaggi più preziosi e più conservati;
- le rinnovabili vanno comunque e in ogni caso incentivate e realizzate ma secondo lavocazione territoriale di ciascun paese, scartando quindi l'eolico che in italia vede vento dimezzato rispetto al nordeuropa, privilegiando biomasse e fotovoltaico per una industria italiana delle rinnovabili nel paese del sole in vista dell'idrogeno;
- inconcepibile invece disseminare l'italia di migliaia (8000?) Di torri per un risparmio complessivo di combustibili fossili risibile se paragonato ai danni inflitti al territorio.
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Problemi e limiti del fotovoltaico
L’energia solare rappresenta in assoluto la più promettente tra le fonti rinnovabili, ma l’attuale meccanismo che remunera gli investimenti nel settore costa troppo e questa tecnologia attualmente sopravvive solo grazie ai sussidi pagati dai vari stati ai consumatori o alle aziende. Questa, secondo l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, è l’attuale situazione del settore fotovoltaico, grandi potenzialità quindi, ma un modello di sviluppo che non lo soddisfa per nulla e che a lungo termine potrebbe rischiare di mettere in crisi il settore.
Scaroni l’ha detto chiaramente nel suo recente intervento agli Eni Award, ai quali aveva invitato tutti i presenti a investire in nuovi strumenti per lo sfruttamento dell’energia solare. Il problema principale infatti, ha dichiarato, è che le attuali tecnologie sviluppate per l’utilizzo di energia solare sono datate e poco efficienti: attualmente infatti, si riesce a convertire in elettricità appena un decimo dell’energia potenziale che arriva dal sole su un pannello al silicio.
La questione non è nuova, ma Scaroni è tornato sull’argomento affermando che se volessimo utilizzare le tecnologie di oggi in modo massiccio per far fronte al nostro fabbisogno energetico usando prevalentemente la fonte solare, saremmo costretti a coprire di pannelli aree estremamente ampie con i relativi problemi di impatto sul paesaggio e non solo. Si aggiunge l’annosa, e già citata questione dei costi, molto più elevati degli impianti per l’utilizzo dell’elettricità tradizionale.
Il solare insomma è un settore che sta in piedi grazie a sussidi pagati dagli stati o dai consumatori, ma capendo la straordinaria potenzialità di questa fonte di energia pulita ed inesauribile, Eni s’è da tempo concentrata sulla ricerca, anche in collaborazione con il Mit di Boston, per lo sviluppo di nuovi prototipi come “la finestra fotovoltaica” capaci di produrre energia in modo innovativo.
Tra i progetti più promettenti del Solar frontier center di Boston invece non possiamo non citare delle celle fotovoltaiche, attualmente allo studio, che saranno sottili come fogli di carta e promettono già di estendere moltissimo l’utilizzo del fotovoltaico in tutto il pianeta.
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De: tosto41 |
Enviado: 28/04/2011 11:13 |
monica......un sentito abbraccio :)) |
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E brava la Draga Monica.*
*Draga, in diverse lingue slave, sta per 'cara', ma già lo dissi trullallero. |
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Rubbia: "Né petrolio né carbone soltanto il sole può darci energia" di GIOVANNI VALENTINI
Rubbia: "Né petrolio né carbone soltanto il sole può darci energia"
Carlo Rubbia in un disegno di Riccardo Mannelli GINEVRA - Petrolio alle stelle? Voglia di nucleare? Ritorno al carbone? Fonti rinnovabili? Andiamo a lezione di Energia da un docente d'eccezione come Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica: a Ginevra, dove ha sede il Cern, l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare. Qui, a cavallo della frontiera franco-svizzera, nel più grande laboratorio del mondo, il professore s'è ritirato a studiare e lavorare, dopo l'indegna estromissione dalla presidenza dell'Enea, il nostro ente nazionale per l'energia avviluppato dalle pastoie della burocrazia e della politica romana.
Da qualche mese, Rubbia è stato nominato presidente di una task-force per la promozione e la diffusione delle nuove fonti rinnovabili, "con particolare riferimento - come si legge nel decreto del ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio - al solare termodinamico a concentrazione". Un progetto affascinante, a cui il premio Nobel si è dedicato intensamente in questi ultimi anni, che si richiama agli specchi ustori di Archimede per catturare l'energia infinita del sole, come lo specchio concavo usato tuttora per accendere la fiaccola olimpica. E proprio mentre parliamo, arriva da Roma la notizia che il governo uscente, su iniziativa dello stesso ministro dell'Ambiente e d'intesa con quello dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, ha approvato in extremis un piano nazionale per avviare anche in Italia questa rivoluzione energetica.
Prima di rispondere alle domande dell'intervistatore, da buon maestro Rubbia inizia la sua lezione con un prologo introduttivo. E mette subito le carte in tavola, con tanto di dati, grafici e tabelle.
Il primo documento che il professore squaderna preoccupato sul tavolo è un rapporto dell'Energy Watch Group, istituito da un gruppo di parlamentari tedeschi con la partecipazione di scienziati ed economisti, come osservatori indipendenti. Contiene un confronto impietoso con le previsioni elaborate finora dagli esperti della IEA, l'Agenzia internazionale per l'energia. Un "outlook", come si dice in gergo, sull'andamento del prezzo del petrolio e sulla produzione di energia a livello mondiale. Balzano agli occhi i clamorosi scostamenti tra ciò che era stato previsto e la realtà.
Dalla fine degli anni Novanta a oggi, la forbice tra l'outlook della IEA e l'effettiva dinamica del prezzo del petrolio è andata sempre più allargandosi, nonostante tutte le correzioni apportate dall'Agenzia nel corso del tempo. In pratica, dal 2000 in poi, l'oro nero s'è impennato fino a sfondare la quota di cento dollari al barile, mentre sulla carta le previsioni al 2030 continuavano imperterrite a salire progressivamente di circa dieci dollari di anno in anno. "Il messaggio dell'Agenzia - si legge a pagina 71 del rapporto tedesco - lancia un falso segnale agli uomini politici, all'industria e ai consumatori, senza dimenticare i mass media".
Analogo discorso per la produzione mondiale di petrolio. Mentre la IEA prevede che questa possa continuare a crescere da qui al 2025, lo scenario dell'Energy Watch Group annuncia invece un calo in tutte le aree del pianeta: in totale, 40 milioni di barili contro i 120 pronosticati dall'Agenzia. E anche qui, "i risultati per lo scenario peggiore - scrivono i tedeschi - sono molto vicini ai risultati dell'EWG: al momento, guardando allo sviluppo attuale, sembra che questi siano i più realistici". C'è stata, insomma, una ingannevole sottovalutazione dell'andamento del prezzo e c'è una sopravvalutazione altrettanto insidiosa della capacità produttiva.
Passiamo all'uranio, il combustibile per l'energia nucleare. In un altro studio specifico elaborato dall'Energy Watch Group, si documenta che fino all'epoca della "guerra fredda" la domanda e la produzione sono salite in parallelo, per effetto delle riserve accumulate a scopi militari. Dal '90 in poi, invece, la domanda ha continuato a crescere mentre ora la produzione tende a calare per mancanza di materia prima. Anche in questo caso, come dimostra un grafico riassuntivo, le previsioni della IEA sulla produzione di energia nucleare si sono fortemente discostate dalla realtà.
Che cosa significa tutto questo, professor Rubbia? Qual è, dunque, la sua visione sul futuro dell'energia? "Significa che non solo il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l'uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni, come del resto anche l'oro, il platino o il rame. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra".
Eppure, dagli Stati Uniti all'Europa e ancora più nei Paesi emergenti, c'è una gran voglia di nucleare. Anzi, una corsa al nucleare. Secondo lei, sbagliano tutti? "Sa quando è stato costruito l'ultimo reattore in America? Nel 1979, trent'anni fa! E sa quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dal governo, dallo Stato, per mantenere l'arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l'uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie".
Ma non si parla ormai di "nucleare sicuro"? Quale è la sua opinione in proposito? "Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo".
In che cosa consiste? "Nella possibilità di usare il torio, un elemento largamente disponibile in natura, per alimentare un amplificatore nucleare. Si tratta di un acceleratore, un reattore non critico, che non provoca cioè reazioni a catena. Non produce plutonio. E dal torio, le assicuro, non si tira fuori una bomba. In questo modo, si taglia definitivamente il cordone fra il nucleare militare e quello civile".
Lei sarebbe in grado di progettare un impianto di questo tipo? "E' già stato fatto e la tecnologia sperimentata con successo su piccola scala. Un prototipo da 500 milioni di euro servirebbe per bruciare le scorie nucleari ad alta attività del nostro Paese, producendo allo stesso tempo una discreta quantità di energia".
Ora c'è anche il cosiddetto "carbone pulito". La Gran Bretagna di Gordon Brown ha riaperto le sue miniere e negli Usa anche Hillary Clinton s'è detta favorevole... "Questo mi ricorda la storia della botte piena e della moglie ubriaca. Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell'umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l'anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso".
E allora, professor Rubbia, escluso il petrolio, escluso l'uranio ed escluso il carbone, quale può essere a suo avviso l'alternativa? "Guardi questa foto: è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell'elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità".
Ma noi, in Italia e in Europa, non abbiamo i deserti... "E che vuol dire? Noi possiamo sviluppare la tecnologia e costruire impianti di questo genere nelle nostre regioni meridionali o magari in Africa, per trasportare poi l'energia nel nostro Paese. Anche gli antichi romani dicevano che l'uva arrivava da Cartagine. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l'energia necessaria all'intero pianeta. E un'area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell'Italia, un'area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma".
Il sole, però, non c'è sempre e invece l'energia occorre di giorno e di notte, d'estate e d'inverno. "D'accordo. E infatti, i nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l'energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l'acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente".
Se è così semplice, perché allora non si fa? "Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com'è accaduto del resto per il computer vent'anni fa".
(30 marzo 2008)
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venerdì, 15 febbraio, 2008 17:53
Nel corso di una recente trasmissione televisiva, il premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia ha spiegato la sua visione sul delicato tema dell’energia nucleare. A chi propone la tecnologia delle centrali nucleari come unica risposta al problema di approvvigionamento energetico per l’Italia, Rubbia ha risposto con queste parole.
Carlo Rubbia«Dobbiamo tener conto che il nucleare è un’attività che si può fare soltanto in termini di tempo molto lunghi. Noi sappiamo che per costruire una centrale nucleare sono necessari da cinque o sei anni, in Italia anche dieci. Il banchiere che mette 4 – 5 miliardi di Euro per crearla riesce, se tutto va bene, a ripagare il proprio investimento in circa 40 – 50 anni.
«C’è un secondo problema: un errore che spesso la gente compie. Si pensa che il nucleare possa ridurre il costo dell’energia. Questo non è vero: un recente studio ha dimostrato, per esempio, che i costi per il nucleare in Svizzera continueranno ad aumentare. I costi per il nucleare variano notevolmente da paese a paese: in Germania ha un prezzo di circa due volte e mezzo in più rispetto a quello francese. Ciò è dovuto al fatto che il nucleare in Francia è stato finanziato per anni dallo Stato, quindi dai cittadini. Ancora oggi, le 30.000 persone che lavorano per il nucleare francese sono pagate grazie agli investimenti massivi dello Stato. L’aumento del numero di centrali atomiche nel mondo in questi ultimi anni ha causato, inoltre, un considerevole aumento del costo dell’Uranio, che difficilmente tornerà a scendere. Il nucleare è dunque molto costoso, anche nel lungo periodo.
Centrale nucleare«Io penso che se davvero noi volessimo adottare il nucleare in Italia lo potremmo fare, ma dovremmo organizzare procedure di contorno per supportare questa iniziativa. La quantità di energia richiesta dall’Italia è paragonabile a quella francese. Se dunque volessimo produrre il 30% dell’energia elettrica con il nucleare, come succede anche in Spagna, Germania e Inghilterra, ci servirebbero 15 – 20 centrali nucleari. In pratica una per regione. Ciascuna di queste centrali produrrà una certa quantità di scorie, un problema estremamente serio. In America la questione è di stretta attualità. Sia Obama che Clinton hanno affermato chiaramente che Yukka Mountain – il più grande deposito di scorie in USA – andrebbe eliminato per trovare un sito più adatto per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. La soluzione di isolarli e sotterrarli non è infatti efficace come si vorrebbe.
«Mi chiedo dunque: se non si riesce a risolvere il problema della costruzione di un inceneritore per riuscire a bruciare l’immondizia, come riusciremo a sistemare queste grandissime quantità di scorie nucleari che nessuno al mondo sa ancora smaltire? In realtà, la risposta tecnicamente c’era per recuperare le scorie e renderle innocue. Io avevo un bellissimo programma per implementare questa tecnologia, per bruciare le scorie con gli acceleratori di materia. Il programma è stata bocciato e non finanziato dall’Italia, tanto da spingermi ad emigrare in Spagna».
La fuga dei cervelli e dei Nobel…
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“IL NOBEL CARLO RUBBIA: «I NUOVI REATTORI SICURI? SOLO COSMESI»”, di Danilo Taino
28 marzo 2011 di giovannitaurasi
Danilo Taino dal Corriere della Sera del 28 marzo 2011
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO — La crisi di Fukushima non chiuderà l’era nucleare, secondo il Premio Nobel Carlo Rubbia. Apre però una fase nella quale le idee nuove per produrre energia avranno un impatto molto maggiore. Nel nucleare ma anche in campi alternativi: non tanto i soliti solare, vento, biomasse ma tecnologie nuove, mai pensate prima. Rubbia è dal giugno scorso il direttore scientifico dell’Institute for advanced sustainability studies di Potsdam, vicino a Berlino. Si tratta di un centro sostenuto dal governo tedesco e dalle maggiori istituzioni di ricerca della Germania nel quale lavorano fisici, chimici, economisti, scienziati sociali di tutto il mondo. Obiettivo, produrre idee. «Una fabbrica di idee da mettere a disposizione di tutti, del governo tedesco ma anche al resto del mondo» , spiega Rubbia. All’istituto di Potsdam, voluto da Angela Merkel, il professore dedica la metà del suo tempo. In questa intervista, racconta come vede il mondo dell’energia dopo Fukushima e rivela tre idee piuttosto straordinarie elaborate dal super think-tank che dirige. Per quel che riguarda il nucleare, Rubbia dice che la reazione «dell’intelligentsia sarà di fare piccole modifiche, di mettere le pompe più in alto per proteggerle dallo tsunami. Ma il problema è diverso: le centrali di oggi si fondano su modelli probabilistici. I quali dicono che ci vorrebbero centomila reattori per avere un incidente grave all’anno. Invece non è così, perché la concatenazione degli eventi l’incidente lo fa succedere. Occorre passare a un modello deterministico, dove l’incidente non può accadere. Anche quando si parla di reattori di terza generazione, si parla di cambiamenti cosmetici, serve altro» . L’altro a cui si riferisce Rubbia sono le centrali a torio. Le propone da tempo ma la novità sta nel fatto che l’iniziativa di svilupparle è stata presa da cinesi e indiani. Pechino l’ha lanciata ufficialmente a fine gennaio, Delhi ha in corso studi avanzati. In altre parole, i due maggiori Paesi emergenti, affamati di energia, hanno deciso di prendere la leadership nel futuro del nucleare, prima di Stati Uniti ed Europa. Una centrale a torio — spiega Rubbia— ha i vantaggi di non produrre plutonio per usi militari, di lasciare scorie che si esauriscono in un tempo limitato— quattro-cinque secoli — rispetto all’uranio e quindi possono essere controllate e soprattutto di potere essere spenta quando si vuole. «In più— dice Rubbia— per produrre un giga watt servono tre milioni e mezzo di tonnellate di carbone l’anno, oppure 200 tonnellate di uranio 235. Ma di torio ne basta una tonnellata l’anno e il torio è abbondantissimo in natura, ce n’è molto anche nell’Italia centrale» . È questa, secondo il Premio Nobel, la strada nucleare da seguire dopo Fukushima: al momento, l’iniziativa è in mano a cinesi e indiani, i quali calcolano che il torio potrebbe garantire le loro esigenze energetiche per i prossimi 20-30 mila anni. «Piuttosto che investire 30 miliardi nel nucleare vecchio, l’Italia farebbe bene a investirne tre in questa tecnologia» , dice il professore. Le unthinkable ideas di Rubbia &C, le idee impensabili frutto dei primi mesi di lavoro a Potsdam, aprono invece territori nuovi. Eccone tre. Prima: stabilito che catturare l’anidride carbonica e metterla nel terreno non funziona — «È difficile, costoso, gli ambientalisti sono contrari» — l’idea è quella di bruciare fossili senza produrre anidride carbonica. Invece di usare direttamente il gas metano, lo si scompone in un tubo a mille gradi in idrogeno e carbonio: l’idrogeno diventa il combustibile pulito e il black carbon diventa la base di altri prodotti, dalle fibre a elementi sintetici. Seconda idea: dal momento che il petrolio non serve solo a produrre energia elettrica ma si usa anche nelle automobili, negli aerei, nei fertilizzanti, nelle materie plastiche, con cosa sostituirlo quando scarseggerà? “Con un liquido, come fanno i brasiliani con l’etanolo prodotto dalla piante— dice Rubbia—. Ma la nostra idea è di catturare l’anidride carbonica che già viene prodotta ed è già anche pagata e mischiarla con idrogeno per produrre metanolo, poi trasformabile in tanti modi, dall’etanolo all’urea, alle resine. Così l’anidride carbonica da passività si trasforma in asset» . Terza strada, i clatrati, in particolare il cosiddetto burning ice, ghiaccio che brucia. «Si tratta di una sostanza chimica nella quale molecole di acqua formano un lattice solido che racchiude al proprio interno metano— spiega il professore —. Di recente si è scoperto che di questa sostanza ce n’è un’enorme quantità nel mondo, in sedimenti profondi e nei fondali degli oceani: le stime attuali, conservative, indicano una potenzialità di diecimila giga tonnellate, un’enormità confrontata con le poche centinaia di giga tonnellate di metano e petrolio convenzionali» . Questo per dire che, dopo Fukushima, la questione energetica potrebbe non essere poi così disperata. A guardarla da Potsdam.
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De: tosto41 |
Enviado: 28/04/2011 17:17 |
se bastassero i pipponi....non ci sarebbero problemi tutti li sappiamo cercare e copiare......cmq andando avanti a naso e anche a mano il fotovoltaico va benissimo e alla base costerebbe una segha......ma la burocrazia italiana lo fa costare un esagerazione......perchè per interesse non lo vogliono.... spesso ormai sulle autostrade negli svincoli dei caselli grandi... si vedono i pannelli.....li mettono a sti prezzi segno che conviene certo non è cosa che si fa così alla leggera ci vuole anche una costruzione adatta......uno che conosco fa due lavori uno è quello di muratore tagliatore di cementi armati......è una professione specifica.....l'altro cerca spazi per pannelli fotovoltaici.....lui gira nelle città in condomini grandi dove cerca di farsi dare i tetti per i pannelli in cambio da dei soldi parte di energia ecc ecc......e alla fine tutti ci guadagnano naturalmente i condomini non spendono nulla nè per pannelli e nemmeno per la posa in opera.....vabbè ogniuno si arrangia come pò .... mi domando se in germania costano il giusto e ne usufruiscono per il 30% dell'energia necessaria.....ora che anche loro vogliono lasciare il nucleare.......sti benedetti pannelli costeranno ancora meno e tutti alla fine in germania avranno energia a costi irrisori........
certo che in una nazione come l'italia che chiede il "canone" che vuoi sperà...... |
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De: ORANGE1 |
Enviado: 29/04/2011 05:07 |
Tosto, in Germania non vogliono lasciar eil nucleare: la Merkel (più che altro per motivi elettorali legati a quanto creato nell'opinione pubblica dai fatti in Giappone) ha solamente detto che avrebbe abbandonato il progetto di non chiudere le centrali più vecchie.
Pare che ora però non se ne faccia più nulla!
Tornando al fotovoltaico: premetto che la mia casa ha un tetto esposto al sole di 13x12, e ho un amico che installa fotovoltaico e che era un paro d'anni che mi rompeva i maroni adducendo al fatto che, a suo dire, sarei arricchito con tale fonte di energia.
Al che ho preso le mie informazioni, dati che ho riportato nella mia discussione precedente, e non l'ho mandato affainculo solo per amicizia.
Ma lui ha insistito, ed allora ho proposto: 'ti cedo gratuitamente l'uso del mio tetto, ti installi , a tue spese, il fotovoltaico, fai manutenzione, semrpe a tue spese, e tieni il ricavato della corrente che vendi'.
Da allora detto mio amico non mi ha più rotto l'anima e, ovviamente, il mio tetto è rimasto senza fotovoltaico.
Questa è la realtà, il resto, come già accennato, è fuffa! |
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De: tosto41 |
Enviado: 29/04/2011 11:23 |
De: ORANGE1 Enviado: 29/04/2011 05:07 Tosto, in Germania non vogliono lasciar eil nucleare: la Merkel (più che altro per motivi elettorali legati a quanto creato nell'opinione pubblica dai fatti in Giappone) ha solamente detto che avrebbe abbandonato il progetto di non chiudere le centrali più vecchie. Pare che ora però non se ne faccia più nulla! Tornando al fotovoltaico: premetto che la mia casa ha un tetto esposto al sole di 13x12, e ho un amico che installa fotovoltaico e che era un paro d'anni che mi rompeva i maroni adducendo al fatto che, a suo dire, sarei arricchito con tale fonte di energia. Al che ho preso le mie informazioni, dati che ho riportato nella mia discussione precedente, e non l'ho mandato affainculo solo per amicizia. Ma lui ha insistito, ed allora ho proposto: 'ti cedo gratuitamente l'uso del mio tetto, ti installi , a tue spese, il fotovoltaico, fai manutenzione, semrpe a tue spese, e tieni il ricavato della corrente che vendi'. Da allora detto mio amico non mi ha più rotto l'anima e, ovviamente, il mio tetto è rimasto senza fotovoltaico. Questa è la realtà, il resto, come già accennato, è fuffa!
lo so orange è una realtà tutta italiana.....per ora va bene un ente statale tanto non pagano mica loro......
per la germania è vero ....sono in stenby riflettono ma non ci sarebbe da meravigliarsi se punteranno su energie rinnovabili visto che ne fanno già un grande uso...... |
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De: ORANGE1 |
Enviado: 29/04/2011 13:48 |
Pare che il migliore pannello solare che esista su questo tribolato, nonchè affamato di tutto, pianeta, sia la foglia.
Sì, quelle cosucce quasi sempre di colore verde che nella stragrande maggioranza dei casi spuntano in primavera sugli alberi per poi cadere in autunno, con grande fastidio per chi le deve raccogliere.
Sembra che detti ammennicoli arborei, tramite la luce del sole, siano capaci di trasformare materia inorganica in organica, liberando come scarto ossigeno.
E si asserisce che la materia organica sia alla base di tutta la vita, e sia in grado anche di liberare energia ritrasfromandosi in materia inorganica.
Tutto starebbe nel venire a conoscenza dei meccanismi che fanno funzionare il tutto, ed intuire la quantità di energia che, rapportata alla sua superficie, la foglia riesce generere dalla luce della nostra stella.
Facile, no?
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De: ORANGE1 |
Enviado: 29/04/2011 13:54 |
Dimenticavo (dove avrò la testa?): il tutto senza produrre scorie radioattive e/o inquinanti! |
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E pensare che il Brasile sta velocemente distruggendo la sua più grande ricchezza, la foresta pluviale amazzonica! |
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