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General: la road map del federalismo fiscale
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Respuesta  Mensaje 1 de 4 en el tema 
De: Claretta  (Mensaje original) Enviado: 19/08/2011 17:25
 
L'intervista. Il professor Luca Antonini

«Nonostante la Calabria fra due mesi avremo la spesa storica regionale»

L’esperto che deve far decollare il federalismo: «Così ho scoperto i trucchi del Sud. E Vendola rema contro»


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Il professor Luca Antonini, docente di Diritto Costituzionale all’Università di Padova e Presidente della Commissione tecnica paritaria sul Federalismo fiscale.

«Nonostante la Calabria fra due mesi avremo la spesa storica regionale» - Corriere del Veneto

PADOVA — «Il Federalismo demaniale diventerà decreto legislativo alla metà di maggio». Parola di Luca Antonini, Presidente della Commissione tecnica paritetica sul Federalismo, l’uomo che per conto del ministro leghista Roberto Calderoli sta delineando la riforma in senso federalista dello Stato. Da quel giorno, ne dovranno trascorrere altri 240 (in pratica otto mesi) per il passaggio dei beni demaniali agli enti locali.

E’ così professor Antonini?
«L’iter che abbiamo tracciato è questo. In Commissione bicamerale abbiamo iniziato l’esame delle osservazioni e finora posso dire che abbiamo ricevuto un sostanziale apprezzamento da entrambi gli schieramenti».

Parliamo delle spiagge, un argomento che al Veneto interessa molto. A chi andranno?
«Alle Regioni, ma rimarranno in regime demaniale, ovvero saranno soggette al vincolo di inalienabilità».

E chi incasserà i canoni demaniali?

«Al momento posso dire le Regioni. Ma stiamo valutando anche ipotesi diverse».

Del tipo?
«Nel decreto attuativo si è pensato anche a una compartecipazione tra Regione e Comuni. L’importante è specificare che il canone va escusso nel rispetto delle concessioni vigenti (nel Veneto sono congelate fino al 2015, ndr)».

C’è qualche «bene» che invece andrà direttamente ai Comuni?
«Le caserme».

Ma non sono del ministero della Difesa?
«Sì, ma c’è una volonta di dismetterle».

E quale sarà il guadagno per i Comuni?
«Per le caserme i Comuni potranno studiare varianti urbanistiche. Ciò significa che il valore dell’area su cui sorgono queste strutture lieviterà in maniera esponenziale».

Si era parlato anche del demanio idrico...
«Certo, è un altro argomento importante. La Provincia autonoma di Trento, ad esempio, è già proprietaria dell’Adige e del Garda sul territorio di sua competenza».

Che vantaggi si possono avere?
«La gestione dell’acqua e delle centrali che producono energia elettrica».

Professore veniamo ai trasferimenti statali. Sieti riusciti a rintracciarli tutti o questo rappresenta ancora il vero nodo da sciogliere?
«E’ uno dei nodi e ammetto che c’è stato bisogno, e ce n’è ancora, per quantificare questi dati. Posso dire che si sta facendo un’operazione di importanti dimensioni che mira a stabilire criteri certi, smettendola con i trasferimenti per virare sull’autonomia impositiva».

Traducendo....
«Si sa chi fa che cosa e si chiedono i soldi per quel motivo. Il meccanismo che portiamo avanti è quello di limitare i costi».

In pratica... bacchettate a chi sfora...
«No, nessuna bacchettata. Ma con questa impostazione, basata sulla pubblica acquisizione di responsabilità, chi sfora dovrà chiedere conto direttamente ai suoi elettori e non a tutti gli italiani, com’è successo finora».

Perché succedeva questo?
«Vuole che le dica una cosa?».

Prego professor Antonini...
«Uno dei difetti maggiori è stato provocato dalla riforma del 2001 del governo di centrosinistra. Si tratta di quello che io definisco "federalismo contabile", che ha spinto ognuno ad andare per conto proprio. I problemi li abbiamo riscontrati adesso, quando ci siamo accorti che non c’era uniformità tra Regione e Regione nella classificazione della spesa storica».

Faccia qualche esempio...
«La Calabria era inattendibile. L’advisor KPMG, non certo l’ultimo arrivato, non è riuscita a decifrare i conti della Regione calabrese sulla sanità. Alla fine ci siamo riusciti grazie alle dichiarazioni verbali dei dg delle Usl. E abbiamo anche saputo che c’erano 1.200 decreti ingiuntivi... in cantina».

Una situazione drammatica...
«Mancavano gli elementi fondamentali di un bilancio. Nella ricostruzione della spesa storica siamo volutamente andati a scoperchiare una pentola. Quello che c’è dentro è un disastro ».

Ma questa sua affermazione vale per tutta Italia o solo per alcune Regioni?
«Non si può generalizzare, ma soprattutto nel Meridione abbiamo riscontrato mancanza di trasparenza e inefficenza. Questi enti si devono riorganizzare, perché lo Stato, a riforma avvenuta, non ripianerà più».

Ma c’è qualcuno che, a livello politico, rema contro il Federalismo fiscale?
«Non si può fare un discorso discriminatorio nei confronti dell’Italia del Sud. Certo, ci sono politici come Vendola che cercano di mettere i bastoni tra le ruote. E c’è chi alimenta voci allarmistiche e false».

Cioè?
«Che il Federalismo fiscale aumenterà i costi. Non è vero. Anzi, li diminuirà. Perché al Sud non si potranno più fare parti cesarei a gogò in quanto fonti di maggior guadagno e se si vorrà pagare una garza dieci volte di più di quanto realmente costa... chi lo farà chiederà conto solo ai suoi elettori. Intendo dire che Bassolino non potrà più essere eletto con percentuali bulgare perché bravo a farsi dare i soldi dallo Stato. Lo Stato, in più, non darà un euro. E, soprattutto, le regioni del Nord non daranno più un euro».

Ma quando si arriverà alla determinazione della spesa standard?
«In tempi ragionevolmente brevi, direi a fine giugno, avremo quella per le Regioni».

E Comuni e Province?
«Novembre o dicembre, non oltre».

L’approvazione della riforma?
«Maggio 2011. Poi ci sarà un periodo transitorio di 5 anni durante il quale ogni ente locale dovra passare dalla spesa storica a quella standard al ritmo di un 20% l’anno».

Antonio Spadaccino



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De: Claretta Enviado: 19/08/2011 23:30
come era abbondantemente prevedibile i tempi non sono stati rispettati, del resto a molti eventi si è dovuto dare la precedenza
rispetto al percorso del federalismo

Respuesta  Mensaje 3 de 4 en el tema 
De: Claretta Enviado: 19/08/2011 23:30
Federalismo: decreto domani in Cdm, ecco cosa prevede testo

AGI News On - FEDERALISMO: DECRETO DOMANI IN CDM, ECCO COSA PREVEDE TESTO

(AGI) - Roma, 19 mag. - Via libera della 'bicameralina' al decreto legislativo che attua il federalismo demaniale, che gia' domani approda in Cdm. Contrari Udc e Api, astenuto il Pd, il provvedimento oggi ha 'incassato' l'ok non solo della maggioranza, ma anche dell'Italia dei Valori di Antonio Di Pietro e della Svp. Limato fino a pochissime ore prima del voto (la commissione si e' riunita per oltre tre ore anche ieri sera, alla presenza dei ministri Calderoli e Bossi e del ministro dell'Economia Tremonti), il testo varato oggi e' stato giudicato "una tappa importante" dal leader del Carroccio, presente anche oggi durante le dichiarazioni di voto in commissione.

I sette articoli che arrivano sul tavolo del consiglio dei ministri contengono diverse modifiche rispetto al provvedimento originario. Il testo che disciplina il trasferimento dei beni dello Stato alle Autonomie locali prevede:

- BENI TRASFERITI SENZA ONERI - I beni statali saranno attribuiti "a titolo non oneroso" a Comuni, Province, Citta' metropolitane e Regioni. Queste hanno l'obbligo di "garantirne la massima valorizzazione funzionale". I beni da trasferire verranno individuati con uno o piu' dpcm, previa intesa in sede di Conferenza Unificata, che seguiranno "criteri di sussidiarieta', adeguatezza e territorialita'", ma anche "semplificazione, capacita' finanziaria, correlazione con competenze e funzioni, valorizzazione ambientale"

- ALIENAZIONE BENI A COPERTURA DEBITO - Il ricavato della alienazione degli immobili del patrimonio trasferito alle autonomie locali e' destinato al risanamento del debito pubblico: il 75% per la riduzione del debito locale; il 25% restante va al fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato.

- FONDI IMMOBILIARI - I beni trasferiti potranno essere valorizzati attraverso fondi comuni di investimento. Ai fondi potra' partecipare anche la Cassa Depositi e Prestiti.

- VALORIZZAZIONE - Dopo il trasferimento, l'ente "dispone del bene nell'interesse della collettivita' rappresentata ed e' tenuto a favorirne la massima valorizzazione funzionale". Deve, inoltre, assicurare "l'informazione della collettivita' circa il processo di valorizzazione anche tramite divulgazione sul proprio sito internet istituzionale" o indicendo forme di consultazione popolare, "anche in forma telematica, in base alle norme dei rispettivi statuti".

- SANZIONI - Rischio commissariamento per gli enti che non utilizzano il bene 'ricevuto' nel modo 'giusto'. "Il Governo - si legge nel parere della Bicamerale - esercita il potere sostitutivo" laddove l'Ente non usi il bene assegnato nel rispetto di finalita' e tempi indicati al momento della richiesta.

- ALLE REGIONI I BENI DEL DEMANIO IDRICO E MARITTIMO - 180 giorni dopo l'entrata in vigore della legge vengono trasferiti alle Regioni i beni del demanio idrico e del demanio marittimo.

- CAMERA SENATO E QUIRINALE RESTANO ALLO STATO - I beni in uso al Senato, alla Camera dei Deputati, ma anche alla Corte Costituzionale e agli organi di rilevanza costituzionale non potranno essere trasferiti. Cosi' come i beni di pertinenza del Quirinale.

- ENTI LOCALI IN ROSSO - Agli enti locali in 'rosso' non possono essere trasferiti beni.

- ENERGIA - Giacimenti di gas e petrolio, siti di stoccaggio di gas naturale: la competenza resta allo Stato. Cosi' come per le reti energetiche di interesse statale.

- GRANDI LAGHI A REGIONI MA SE C'E' INTESA - I grandi laghi, come il Lago di Garda e il Lago Maggiore, le cui acque 'insistono su piu' regioni, possono possono essere trasferiti alle autonomie interessate solo in caso di previa intesa fra di esse.

- GRANDI FIUMI ALLO STATO - Il testo che approda domani in Cdm esclude sempre dal trasferimento i grandi fiumi. Il Po, ad esempio, ma anche il Tevere restano di proprieta' dello Stato.

- PARCHI NAZIONALI E RISERVE NATURALI ESCLUSI DA TRASFERIMENTO - I parchi nazionali e le riserve naturali statali restano esclusi dal trasferimento.

- RETI STRADALI E FERROVIE - Sono sempre esclusi dal trasferimento alle autonomie locali le reti stradali e le ferrovie di interesse statale.

- PORTI E AEROPORTI - Possono essere trasferite dall'Agenzia del Demanio al Comune aree gia' comprese nei porti e non piu' funzionali all'attivita' portuale e suscettibili di programmi pubblici di riqualificazione urbanistica che si trovino nelle citta'che ospitano porti di rilevanza nazionale. Statali rimangono invece gli aeroporti "di interesse nazionale".

Respuesta  Mensaje 4 de 4 en el tema 
De: Claretta Enviado: 19/08/2011 23:34
In arrivo a giugno numeri e service tax

In arrivo a giugno numeri e service tax - Il Sole 24 ORE

ROMA - Il mese di giugno si annuncia caldissimo. Almeno per il federalismo. Portato a casa in tempo il decreto sul trasferimento dei beni demaniali, il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli è già al lavoro sulle prossime tappe. Quelle cruciali.

Come annunciato dallo stesso esponente leghista in un'intervista alla Padania, «a giugno verrà varato il secondo decreto attuativo del federalismo, quello sull'autonomia». La sua intenzione è quella di arrivare a un testo light da arricchire in parlamento con i contributi dell'opposizione, come già avvenuto sul federalismo demaniale. Per i comuni il nocciolo sarà rappresentato, oltre che da un'ampia compartecipazione all'Iva, dalla «service tax» sugli immobili con cui, senza reintrodurre l'Ici, l'esecutivo punta a semplificare una galassia che oggi conta su 13 tra tributi e canoni locali e quattro addizionali comunali. Per le province, invece, la partita è ancora agli inizi. Anche se, con l'attribuzione dei proventi del demanio idrico, Calderoli ritiene di aver risolto una parte del problema.

Entro il 30 giugno toccherà all'appuntamento forse più atteso: la presentazione in parlamento della relazione con le simulazioni sull'impatto della riforma. Base di partenza saranno i dati raccolti dalla commissione tecnica guidata da Luca Antonini. Da cui è emerso che nel 2008 le regioni italiane hanno sborsato 133 miliardi di euro per finanziare le materie che il federalismo considera fondamentali (sanità, istruzione e assistenza) e, quindi, da perequare al 100 per cento. Un numero da interpretare non come un ipotetico costo della riforma ma come la spesa sostenuta (e interamente coperta con entrate tributarie e trasferimenti dello stato) in base all'ultimo dato utile (il 2008 appunto) e su cui andranno a incidere i tanto attesi costi standard che faranno parte di un altro decreto attuativo.

Una parte della relazione sarà dedicata al cosiddetto «fondo unico»: l'insieme dei trasferimenti statali alle regioni per le funzioni non fondamentali che il federalismo dovrà eliminerà e trasformerà in entrate fiscali. Ma sulle cifre non c'è accordo. Il governo parla di 4 miliardi ma per le regioni il computo complessivo sfiora i nove.

Venerdí 21 Maggio 2010


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