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General: CASE EDITRICI – LETTERA APERTA
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De: Peterpan® (Mensaje original) |
Enviado: 02/09/2011 19:02 |
No, non sono uno scrittore di successo. Né un classico. Posso dire di avere una mia valenza come traduttore e di avere sdoganato un importante scrittore sloveno ancora nel 1999, e di avere avuto il piacere di veder recensire l’ultima mia traduzione da Claudio Magris.
Scrivo anche di mio; nel 2002 ho pubblicato un romanzo breve e ho al mio attivo altre pubblicazioni su riviste varie.
Ho in archivio due manoscritti: il primo è un ‘diario’ che parla, tra il vero e il romanzato, dei tre anni che finora ho trascorso sulle sponde del lago di Garda; il secondo riguarda ‘certi’ anni della storia italiana vista da dentro, dall’ottica di un attivista che ingenuamente ‘ci credeva’. Ho inviato il primo ad una Casa editrice, così, tanto per sondare. Bene: la loro replica è stata una proposta di contratto, puntualmente inviatami in cartaceo, dove io dovrei impegnarmi a devolvere alla suddetta la somma di 2.080 euro per ottocento copie, con impegno, ovviamente, da parte di questa, a distribuire l’opera dapprima nei paraggi, poi, non è certo ma si suppone, nell’intera Galassia.
Questa Casa chiamasi ‘Statale 11’, con riferimento alla Padana superiore, per l’appunto la (ex?) SS11.
Il fatto è che costoro non hanno neanche letto l’opera, a quanto ho potuto appurare da alcune domande che ho rivolto ad una responsabile che mi ha tenuto al telefono per circa mezz’ora; l’altro fatto è che i vari racconti che compongono il ‘diario’ sono stati ben letti e, fortunatamente, ben commentati, da persone qualificate cui mi sono preventivamente e cautelativamente rivolto – dico ‘cautelativamente’ perché non invio un manoscritto se non dopo averlo fatto passare al setaccio. Devo anche dire che i vari brani che compongono il manoscritto, a suo tempo pubblicati in Web o inviati a privati, hanno riscosso, pur con qualche (benvenuto) appunto più che critica, un generale gradimento.
Concludo: per fortuna ho in mano ben altre proposte; Case editrici come quella che ho citato sono evidentemente ditte commerciali che sfruttano la voglia di molti di sentirsi scrittori, e questi molti sono ben disposti a pagare pur di vedersi pubblicati. Il tutto a totale discapito della Letteratura e del sapere un minimo scrivere, visto che basta pagare.
Porgo il fianco ad eventuali contestazioni su quanto espongo da parte della Casa editrice Statale 11 e dei suoi eponimi, che non sembrano mancare. Contestualmente suggerisco vergogna e invio un fervido invito ad andare a lavorare. |
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Una piccola correzione, o Merenduzzle: le mie non sono propriamente 'lamentele', più o meno so a chi affidare i manoscritti, e potrei averlo già fatto.
C'è che mi volevo guardare attorno, e comunque non ho trovato che conferma ad una situazione che peraltro già conoscevo.
Forse questa intervista un pò annoierà, ma è molto esauriente rispetto all'argomento trattato.
22 Febbraio 2007 - 15:05
- Sezione aspiranti autori - Come difendersi dalle truffe editoriali -------------------------- Noi Poeti d'Azione da sempre ci battiamo per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul grave problema dell'editoria a pagamento, vera piaga nel nostro Paese; e le difficoltà incontrate da un ineditante nel tentativo di pubblicare la sua opera prima. Di seguito riportiamo un'intervista rilasciata da Alessandro D'Agostini nel '95, contributo sintetico, ma certamente sufficiente a comprendere come stanno - purtroppo - le cose e come fare per tentare di cambiarle. Intervista di Pietro Salvadori al poeta romano Alessandro D'Agostini fondatore del Movimento "Giovani Poeti d'Azione" Da un pò di tempo a questa parte si sente parlare a Roma di un gruppo di giovanissimi ed agguerriti poeti ed artisti che sembrano avercela a morte con l' "establishment" culturale vigente. Si raccolgono addirittura - il nome è tutto un programma - in un "Movimento d'Azione Poetica". Possiedono un loro "manifesto" ed un fondatore, il poeta romano Alessandro D'Agostini già conosciuto per le sue recenti apparizioni televisive nelle quali non è stato affatto tenero nei suoi giudizi sferrando violente invettive contro l 'inconsistenza della produzione letteraria ultima ed il suo valore esclusivamente di merce. De Crescenzo e Busi sono stati da lui presi ad esempio negativo ed incolpati di fare del male alla cultura. Alessandro D'Agostini ha inoltre condotto e curato durante l'estate alcune kermesse poetiche che hanno riscosso notevole successo in seno alla manifestazione "Invito alla Lettura". Lo siamo andati a trovare nella sua abitazione romana poco distante da S. Pietro per saperne di più… - Pietro Salvadori Quale è lo spazio riservato ai giovani poeti in Italia ammesso che questo esista? - Alessandro D'Agostini Ha fatto bene ad "ammettere"... Non esiste purtroppo nessunissimo spazio per coloro che si dedicano alla poesia anche seriamente, indipendentemente dal valore della loro produzione. Questo é estremamente drammatico, ma purtroppo è anche la "verità". - P.S. Di questo, se ho ben capito, lei incolpa anche il mondo culturale... - A.D. Esattamente! Il mondo culturale e un mondo degenerato e corrotto sino a limiti impensabili. Molti purtroppo non ne sanno nulla ed è soprattutto perché la verità giunga loro che io mi sto battendo, altri sanno come stanno le cose, ma vivono nell'omertà più totale. Inoltre il fatto che in Italia la corruzione sia dilagante in tutti i settori non giustifica assolutamente che questa sia presente nella poesia, anzi, trattandosi la poesia di un prodotto dello spirito la cosa trovo che sia assai pi grave... Alla. base di un mondo corrotto c'è una mentalità corrotta che, a mio avviso, può essere corretta ed estirpata soltanto attraverso la cultura, ma se la cultura é la prima ad essere marcia allora come lo si può pretendere di fare? - P.S. Potrebbe spiegare in che cosa consiste questa corruzione? - A.D. Certamente. A grandi linee: c'é prima di tutto il mondo accademico generalmente legato al passato che tende ad occuparsi esclusivamente di esso e a curare interessi carrieristici personali, che non dimostra alcun interesse per nuovi eventuali poeti di talento. Poi ci sono gli editori che sostengono sempre quando si parla loro di poesia come questa non possa essere venduta perché non ha un mercato, cosa non vera perché 1' "Antologia dei Giovani Poeti d'Azione" da me curata, che si presentava con una veste editoriale accattivante ed un prezzo di vendita di sole tremilalire ha venduto solo a Roma, senza ricorrere al circuito tradizionale, servendosi esclusivamente dl volontari, in sole due settimane quattrocento copie che era anche il numero di copie che avevamo stampato! Certo ha un peso anche la qualità. Gli editori tendono non a pubblicare buona poesia, ma a pubblicare poeti semplicemente perché detentori di un certo prestigio dovuto alla loro rinomanza spesso immeritata, in modo che la casa editrice abbia un "ritorno di immagine"... Ad esempio vengono pubblicati da Mondadori poeti televisivi come Zeichen o recensiti da... Si guarda molto 1' "etichetta", la cerchia a cui un autore appartiene, e poco il valore puro e semplice. Anche il pubblico abituale della poesia ha finito poi in mancanza di meglio per abituarsi a quello che io chiamo "il mondo poetico alto" e ad accettare in qualche modo per valida la mediocrità imperante in ragione appunto dell'alone di "onorabilità" che questo mondo alto è riuscito a simulare facendo addirittura passare lo "scadente" per "buono"! Sembra assurdo, ma e così. Poi ci sono in questo cinico meccanismo gli autori noti che non essendo spesso nemmeno validi, a maggior ragione non hanno alcun interesse al che qualcuno venga conosciuto e pubblicato... Nel mondo letteraria tutto funziona attraverso la militanza, i favoritismi e meccaniche di questo tipo. Se oggi - e questo badi bene non è una provocazione, né un paradosso, ma una realtà - nascesse un nuovo Dante Alighieri impazzirebbe o finirebbe per suicidarsi! Mi sono trovato come vede a decantare i demeriti di un vero circolo vizioso. Spero serva almeno ad accrescere una delle cose fondamentali al fine di ipotizzare qualsiasi cambiamento: il grado di coscienza dei lettori. Già sarebbe un passo avanti... - P. S. E che cosa ci dice di un'altra sua battaglia, quella sferrata contro gli edItori a pagamento? - A. D. La ringrazio per avermelo chiesto. C'é anche chi lucra sopra l'ingenuità di coloro che hanno velleità letterarie ed artistiche, purtroppo. Esistono degli editori, e tono la maggior parte, che non sono affatto degli editori, ma più che altro delle tipografie a costo più alto. È sufficiente inviare loro un qualsiasi manoscritto per vedersi recapitare a casa dopo un pò di tempo un contratto di edizione già compilato che prevede da parte dell'autore l'esborso di una cifra che oscilla fra i tre milioni e mezzo ed i dieci milioni o anche oltre. La gravità maggiore della cosa é che nonostante il pagamento di tali somme non viene garantito nulla all'autore da parte dell'editore sull'effettivo lancio e diffusione dell'opera. I libri pubblicati da questi pseudo-editori generalmente in mille copie non vengono né distribuiti in libreria, né fatti recensire o pubblicizzati tramite i media. Dopo la pubblicazione di tali libelli vengono così ripartiti: duecento copie all'autore a suo esclusivo uso (generalmente da regalare ad amici e parenti), le restanti ottocento copie ammesso che siano state stampate - perché succede anche il contrario in certi casi - divengono delle giacenze d magzzino. L'autore non può che abbandonarle al loro triste destino che è secondo la normativa vigente il divenire dopo due anni "carta da macero". Scattato il termine dei due anni gli editori a volte si prendono la briga di comunicare all'autore la cosa pregandolo di venire a ritirare gratis o dietro compenso del prezzo di costo o a peso di carta da macero le copie immagazzinate. Del proprio libro non é stato nulla; è come se non lo si avesse pubblicato affatto e in effetti questo modo di dare alle stampe la propria opera non può tecnicamente definirsi "pubblicazione", ma semplicemente "stampa". Non è giusto che chi non abbia almeno tre milioni non possa pubblicare, anche se bravo, qualcosa, e non è giusto che si speculi in un modo così palesemente truffaldino sulle speranze mal riposte degli sprovveduti. Non ho un buon rapporto con la politica, ma ho avuto modo di parlare con Taradash esponendogli il problema e proponendo come primo intervento contro i falsi editori una cosa semplicissima, che appaia a chiare lettere nel libro o nel retro di copertina una dicitura nella quale l'editore dichiari che il libro è stato "pubblicato attraverso la contribuzione dell'autore". Questo discriminerebbe subito gli editori veri da quelli che non lo sono, e qualcuno di loro finirebbe, come mi auguro già da adesso per fallire. - - P.S. E Taradash che cosa ha risposto? - A.D. È vero, stavo dimenticando proprio questo... Mi ha risposto che in "democrazia" - questa parola più passa il tempo più non riesco a capire cosa significhi in Italia - è giusto che le cose stiano così. E. se è giusto per lui diamogli il nostro voto! Tratto dal periodico "Questelettere" - Maggio '95 Questa intervista sotto forma di volantino circolò in migliaia di copie in molteplici contesti culturali (presentazioni di libri, manifestazioni culturali ufficiali, inaugurazioni di librerie ecc.), come nella sede dell'editore Mondadori di Roma nell'occasione della presentazione di uno dei pessimi libri dell'ex direttore della Rai Enzo Siciliano. Molti dei convitati strapparono con disprezzo il nostro volantino che rinvenimmo in pezzettini nei portaceneri o spiegazzato sotto le poltrone e sui tavolini. Nessuno fu disposto ad un confronto democratico sulle rispettive posizioni. Per contro nessuno si provò a a smentire o confutare le nostre "verità". Avevamo comunque colpito nel segno perchè la volta dopo i custodi dello stabile della casa editrice che avevano ricevuto evidentemente ordine di non farci passare, ci sbarrarono risolutamente la strada adducendo come motivo fittizio che non avevamo l'invito e solo con quello era possibile entrare. E dire che l'iniziativa era pubblicizzata sui maggiori giornali come ad "ingresso libero", inoltre molte altre persone entravano senza nessun controllo dell'ipotetico invito. Come mai? (?!) Questa domanda è davvero retorica come lo potrebbe essere la risposta che non ci sentiamo neppure di dare in quanto risulta evidente come è evidente che noi siamo "I Giovani Poeti d'Azione" coscienza vigile, "pura" e attiva della...
Immagino, Peter, che tu abbia già alcune soluzioni editoriali. Torno a ripetere che ci sono pochi purosangue...
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Mi sa che né io né Merendina ci siamo ben spiegati.
Queste non sono Case editrici nel senso proprio del termine: sono bottegai che sfruttano la voglia e l'illusione di molti di essere scrittori. Come ho scritto sopra, il testo neanche lo leggono: ti scrivono che è ok, che poi un editor professionale lo aggiusterà, che alla promozione penseranno loro in concerto con l'autore e via dicendo. A pensarci bene, poi, l'editor probabilmente lavora a sprazzi, visto che un mio conoscente di queste parti, ora che mi ricordo, aveva pubblicato un libro con loro e che questo libro era pieno di errori da prima elementare.
Ma il discorso di fondo è questo: paga e ti pubblichiamo. Devo dire peraltro che alcune Case, più correttamente, a fronte dell'invio di mie cose m'hanno risposto, per esempio, che non trattano quel genere - risposta più che accettabile.
Nel caso della Statale 11 e di altri imbroglioni del genere credo sarebbe il caso di informare/sensibilizzare il popolo bue; fermo restando che però ci sarà sempre chi darebbe il culo pur di vedersi pubblicare, indipendentemente dal valore di ciò che ha prodotto.
Io, ripeto, pur avendo sentito discorsi ben più interessanti da parte di altri Editori, avevo voluto darmi un'occhiata intorno perché non si sa mai. E infatti ho mandato il manoscritto un po' a tutti coloro che mi sono capitati sottomano. Questo mi sembra uno dei 'peggio', ed è per questo che l'ho segnalato, anche su FB. Mi quereli, se vuole... | |
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Ottimo, o Merenduzzle.
PS: Ho ripubblicato il mio post precedente in quanto avevo notato un erroraccio. |
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De: Tebro |
Enviado: 03/09/2011 11:42 |
fermo restando che però ci sarà sempre chi darebbe il culo pur di vedersi pubblicare, indipendentemente dal valore di ciò che ha prodotto.
ecco, è quello che in altre parole ho detto anch'io. e se non ci fossero queste "case" loro, sarebbero perduti! E invece proseguono! alimentano la loro passione! invece de fumasseli, li danno a queste "case" e come tanti scrittori che in prima battuta prendono zero, poi qualcuno... chissà, sfonda.
Ma poi, anche che scrivono come cani, a chi fanno danno? Il tutto a totale discapito della Letteratura
No, nessun discapito! solo un vantaggio per chi scrive, pur non dovendo... scrivere.
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Tebruccio, abbiamo capito che tu devi aver fatto addirittura mutui per pubblicare le tue kakate - ma stiamo parlando di cose un attimino più serie, su, dai, lascia perdere - ché tra l'altro spiegare a te è solo perdita di tempo. |
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sì, ho conosciuto gente che aveva scritto poesie o romanzi e si è
fatta fregare da queste pseudo case editrici
ma ho conosciuto anche gente che ha scritto roba tipo saggistica
o politica e l'ha distribuita con la scritta : stampato in proprio
hanno risparmiato, e hanno fatto una miglior figura quando lasciavano
i libri nelle librerie "in conto vendita"
senza contare che potevano scatenare dei giovani volonterosi con la
promessa di una perrcentuale sulle copie vendute
non ho mai capito la necessità di avere un editore purchessia, un conto
volere entrare nel circuito "che conta", altro è farsi appiccicare il marchio
degli sfigati da una organizzazione truffaldina
è un argomento che mi fa particolarmente inca...volare
non sopporto l'idea che gli editori veri facciano ponti d'oro solo a chi, nel
bene o nel male, ha acquisito notorietà ed è quindi divenuto vendibile urbi et
orbis, cani e porci compresi
e non sopporto nemmeno gli editori che fanno cultura con i finanziamenti
èubblici, ottenuti attraverso le lobbies salottiere e di casta
sono entrambi più tipografi che editori, ma oggi l'editoria è tutta mercantilismo,
inutile illudersi, questi sono i tempi attuali
però, signori autori, i casi sono due, o vi fate mercanti di voi stessi, oppure
fate a meno di regalare i vostri soldi ai gatti e alle volpi che vi tendono tranelli
perchè questo davvero potrebbe fare impazzire anche Dante Alighieri !!
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O nonna Cla (senti chi parla, risponderai), ti ritengo quotabile: meglio un 'samizdat' che un libro pubblicato da una casa che notoriamente sfrutta le ansie scriptorie dei magari analfabeti. Uahahahah, tanto più che, come avrai letto, i primi analfabeti sono proprio 'sti presunti editori: ma io dico, neanche un foglio di presentazione riesci (hai voglia di) stampare senza errori?
Quanto ai fondi pubblici, vabbe', è il solito mangia-mangia: gran parte dei libri che mi imponevano all'Università veniva stampata con il contributo del CNR, guarda un po'...
Ma teniamo conto anche di quanto scrive Merendòvich: probabilmente occorrerebbe anche un pubblico più maturo e, aggiungo io, una certa dose di affetto per i libri - odioso vederli negli Autogrill. Io neanche li apro del tutto per non rischiare di scollare le pagine, li considero delicate creature, forse esagero, mah... |
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Io neanche li apro del tutto per non rischiare di scollare le pagine, li considero delicate creature, forse esagero, mah...
Mancano lettori maturi, il popolo bue non dovrebbe comprare un libro perchè è di moda, nessuno dovrebbe "consigliare" le letture... si legge tutto e poi si fa una cernita tra i vari autori, quella sì. Autori impegnativi, autori di una lettura più scorrevole e comprensiva, in base al periodo della vita e il momento che una persona sta vivendo (persona= lettore).
Divergiamo, mio buon Peter su "come si leggono" materialmente i libri. Io li vivo, li segno, ci scrivo impressioni ... insomma li vivo, tu le tratti come creature delicate!!! Questo non inficia nulla ...
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Sì, l'ho detto che phorse esaGGero. Phensa che mi dà phastidio phersino sottolinearli a matita. Ma quanto sopra è una mia phaccenda phersonale, apphatto normativa, ci mancherebbe trullallù (ù-ù). |
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De: Miti |
Enviado: 03/09/2011 19:16 |
Sottolienavo a matita soltanto a scuola,per mettere in evidenza i fatti salienti che dovevo tenere a mente
Oggi i libri anche io li tratto come creature, li apro, li assaporo, rileggo una frase che mi ha colpito...........riesco a viverli anche così |
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non ho il culto dei libri come oggetti, non sono una bibliofila,
sono una lettrice
ma so apprezzare le edizioni curate, la rilegatura, la carta,
l'impaginazione, i caratteri e anche l'odore discreto che
emanano
ma ho il pudore di procurarmi copie in edizioni economiche,
perchè so di essere incapace di avere cura dei libri, quando
mi prende il gusto di leggerli e rileggerli e po a distanza di
tempo rileggerli ancora
sicchè ho delle edizioni pregiate solo perchè le ho ricevute
in regalo, chi mi conosce sa di farmi sempre cosa gradita
regalandomi dei libri
e del resto io stessa regalo libri, e quando ne faccio dono
non scelgo edizioni economiche
e poi...
e poi da mio padre ho ereditato il vizietto di cercare i libri
"vwcchi", sulle bancarelle o nei negozi specializzati
è un vizietto costoso, al contrario di quanto si potrebbe
pensare, chi tiene quel tipo di merce non è uno sprovveduto,
anche se vuole darlo ad intendere, sa benissimo cosa è di
valore e cosa no, ed è molto difficile che si sbagli, i libri che
valgono non li lascia a portata di mano di chiunque, di solito
li offre ai suoi clienti fissi, di cui conosce i gusti
bon, lasciamo perdere, che ormai anche quel vizietto è solo
un ricordo per me
ma dicevamo delle case editrici
da giovane avrei voluto lavorare come lettrice di manoscritti
per la Sellerio,o per la Salani, ma mi sarebbe andata bene
anche la Mursia
non era una aspirazione impossibile in assoluto, ma, come
dice una delle mie cognate, è la vita che sceglie per noi, e per
me hascelto una strada che mi ha tenuta lontana dalle case
editrici, come per lei ne ha scelta una che l'ha tenuta lontana
dalle gallerie d'arte
ma ci è andata bene così, io leggo i libri che voglio leggere e
lei ha una libreria che vende libri d'arte e di storia dell'arte
ma purtroppo ho una sorella che si è fatta infinocchiare da una
casa editrice a pagamento che "pubblica" poesie
certamente non è una editrice scalzacane come quella di cui
parla peter, perlomeno organizza concorsi e premi, ha cura nella
impaginazione e nella veste grafica, d'altra parte per le poesie è
indispensabile avere almeno queste cure, però costa cara e si
comporta come descritto benissimo nella intervista copincollata
da merendina
mi dispiace per mia sorella, perchè le sue risorse economiche sono
limitate, e oltretutto non ha detto niente a nessuno fino al momento
in cui ci ha regalato una copia del suo libro, del resto non ci ha detto
nemmeno allora di averlo fatto pubblicare a sue spese
però...ripensandoci, per una volta tebro ha ragione, la mia sorellina
si è regalata qualcosa a cui teneva molto è non è da compiangere,
infatti mi sono congratulata con lei in tutta sincerità
solo che...non posso fare a meno di disprezzare il cinismo dell'editore
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No, non sono d'accordo con questo regalare (regalare, poi...!) un parrucchino a un calvo.
Certo, costoro fanno leva sulla voglia di parecchi di vedere immortalato il proprio nome su un parallelepipedo di carta, ma questo lo abbiamo detto. Una prima obiezione è il fatto che questi arruffoni non contribuiscono in alcun modo alla 'crescita' dell'autore, in quanto pubblicano quanto questi propone loro senza battere ciglio; l'editor professionista che millantano, secondo me, è infatti qualche 'pischella' al primo anno di Lettere, se tutto va bene e se non è la donna delle pulizie. Infatti ripeto che ho visto passare errori che già alle elementari mi sarebbero costati anche uno schiaffone da parte della nanerottola suor Silvana di Bulògn, o quantomeno una strigliata.
Cosa accade però? Che l'imbrattacarte con denari da spendere si sente addirittura incentivato - grazie anche al preliminare contributo del foglio encomiastico che accompagna l'invio del contratto in duplice copia ecc. ecc.
Ecco, visto che hai citato il Tebruccio: costui è un semianalfabeta, mi sembra dimostrato, e del sonetto conosce null'altro che le regole meccaniche (chissà cosa ci vuole, vai su Wikipedia e te le leggi). Ma tre o quattro cucuzze peggio di lui, cui basta evidentemente senti' pparla' romanesco, gli dicono che è bravo, qualcuno lo chiama addirittura 'maestro' (vedasi il famoso video su Youtube) e tiriamo a campare, vale a dire che lui si ritiene autorizzato a definirsi Poeta e a continuare con la sua miserevole produzione.
Mi si dirà: ma cosa te ne frega? Al limite nulla, non sono io che spendo soldi; ma, volendone parlare, il meccanismo è piuttosto squallido, e, che si voglia o no, contribuisce ad abbassare il livello della Letteratura in un Paese che già di per sé non è che produca mostri da Nobel da un pezzo. Disonesto nei confronti di questi poveri cristi, cui invece farebbe assai meglio una sonora lezione, non solo sulle loro capacità letterarie ma anche e persino sulle loro cognizioni grammaticali. |
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Oggi mi hanno telefonato; non mi sono neanche preso la briga di rispondere. | |
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Bravo ... ero io al telefono ahahahahah |
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Averlo saputo: avevo giusto una scorreggia in canna. |
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Come difendersi dalle truffe editoriali
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Noi Poeti d'Azione da sempre ci battiamo per sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul grave problema dell'editoria a pagamento, vera piaga nel nostro Paese; e le difficoltà incontrate da un ineditante nel tentativo di pubblicare la sua opera prima. Di seguito riportiamo un'intervista rilasciata da Alessandro D'Agostini nel '95, contributo sintetico, ma certamente sufficiente a comprendere come stanno - purtroppo - le cose e come fare per tentare di cambiarle.
Intervista di Pietro Salvadori al poeta romano
Alessandro D'Agostini
fondatore del Movimento "Giovani Poeti d'Azione"
Da un pò di tempo a questa parte si sente parlare a Roma di un gruppo di giovanissimi ed agguerriti poeti ed artisti che sembrano avercela a morte con l' "establishment" culturale vigente. Si raccolgono addirittura - il nome è tutto un programma - in un "Movimento d'Azione Poetica". Possiedono un loro "manifesto" ed un fondatore, il poeta romano Alessandro D'Agostini già conosciuto per le sue recenti apparizioni televisive nelle quali non è stato affatto tenero nei suoi giudizi sferrando violente invettive contro l 'inconsistenza della produzione letteraria ultima ed il suo valore esclusivamente di merce. De Crescenzo e Busi sono stati da lui presi ad esempio negativo ed incolpati di fare del male alla cultura. Alessandro D'Agostini ha inoltre condotto e curato durante l'estate alcune kermesse poetiche che hanno riscosso notevole successo in seno alla manifestazione "Invito alla Lettura". Lo siamo andati a trovare nella sua abitazione romana poco distante da S. Pietro per saperne di più…
- Pietro Salvadori Quale è lo spazio riservato ai giovani poeti in Italia ammesso che questo esista?
- Alessandro D'Agostini Ha fatto bene ad "ammettere"... Non esiste purtroppo nessunissimo spazio per coloro che si dedicano alla poesia anche seriamente, indipendentemente dal valore della loro produzione. Questo é estremamente drammatico, ma purtroppo è anche la "verità".
- P.S. Di questo, se ho ben capito, lei incolpa anche il mondo culturale...
- A.D. Esattamente! Il mondo culturale e un mondo degenerato e corrotto sino a limiti impensabili. Molti purtroppo non ne sanno nulla ed è soprattutto perché la verità giunga loro che io mi sto battendo, altri sanno come stanno le cose, ma vivono nell'omertà più totale. Inoltre il fatto che in Italia la corruzione sia dilagante in tutti i settori non giustifica assolutamente che questa sia presente nella poesia, anzi, trattandosi la poesia di un prodotto dello spirito la cosa trovo che sia assai pi grave... Alla. base di un mondo corrotto c'è una mentalità corrotta che, a mio avviso, può essere corretta ed estirpata soltanto attraverso la cultura, ma se la cultura é la prima ad essere marcia allora come lo si può pretendere di fare?
- P.S. Potrebbe spiegare in che cosa consiste questa corruzione?
- A.D. Certamente. A grandi linee: c'é prima di tutto il mondo accademico generalmente legato al passato che tende ad occuparsi esclusivamente di esso e a curare interessi carrieristici personali, che non dimostra alcun interesse per nuovi eventuali poeti di talento. Poi ci sono gli editori che sostengono sempre quando si parla loro di poesia come questa non possa essere venduta perché non ha un mercato, cosa non vera perché 1' "Antologia dei Giovani Poeti d'Azione" da me curata, che si presentava con una veste editoriale accattivante ed un prezzo di vendita di sole tremilalire ha venduto solo a Roma, senza ricorrere al circuito tradizionale, servendosi esclusivamente dl volontari, in sole due settimane quattrocento copie che era anche il numero di copie che avevamo stampato! Certo ha un peso anche la qualità. Gli editori tendono non a pubblicare buona poesia, ma a pubblicare poeti semplicemente perché detentori di un certo prestigio dovuto alla loro rinomanza spesso immeritata, in modo che la casa editrice abbia un "ritorno di immagine"... Ad esempio vengono pubblicati da Mondadori poeti televisivi come Zeichen o recensiti da... Si guarda molto 1' "etichetta", la cerchia a cui un autore appartiene, e poco il valore puro e semplice. Anche il pubblico abituale della poesia ha finito poi in mancanza di meglio per abituarsi a quello che io chiamo "il mondo poetico alto" e ad accettare in qualche modo per valida la mediocrità imperante in ragione appunto dell'alone di "onorabilità" che questo mondo alto è riuscito a simulare facendo addirittura passare lo "scadente" per "buono"! Sembra assurdo, ma e così. Poi ci sono in questo cinico meccanismo gli autori noti che non essendo spesso nemmeno validi, a maggior ragione non hanno alcun interesse al che qualcuno venga conosciuto e pubblicato... Nel mondo letteraria tutto funziona attraverso la militanza, i favoritismi e meccaniche di questo tipo. Se oggi - e questo badi bene non è una provocazione, né un paradosso, ma una realtà - nascesse un nuovo Dante Alighieri impazzirebbe o finirebbe per suicidarsi! Mi sono trovato come vede a decantare i demeriti di un vero circolo vizioso. Spero serva almeno ad accrescere una delle cose fondamentali al fine di ipotizzare qualsiasi cambiamento: il grado di coscienza dei lettori. Già sarebbe un passo avanti...
- P. S. E che cosa ci dice di un'altra sua battaglia, quella sferrata contro gli edItori a pagamento?
- A. D. La ringrazio per avermelo chiesto. C'é anche chi lucra sopra l'ingenuità di coloro che hanno velleità letterarie ed artistiche, purtroppo. Esistono degli editori, e tono la maggior parte, che non sono affatto degli editori, ma più che altro delle tipografie a costo più alto. È sufficiente inviare loro un qualsiasi manoscritto per vedersi recapitare a casa dopo un pò di tempo un contratto di edizione già compilato che prevede da parte dell'autore l'esborso di una cifra che oscilla fra i tre milioni e mezzo ed i dieci milioni o anche oltre. La gravità maggiore della cosa é che nonostante il pagamento di tali somme non viene garantito nulla all'autore da parte dell'editore sull'effettivo lancio e diffusione dell'opera. I libri pubblicati da questi pseudo-editori generalmente in mille copie non vengono né distribuiti in libreria, né fatti recensire o pubblicizzati tramite i media. Dopo la pubblicazione di tali libelli vengono così ripartiti: duecento copie all'autore a suo esclusivo uso (generalmente da regalare ad amici e parenti), le restanti ottocento copie ammesso che siano state stampate - perché succede anche il contrario in certi casi - divengono delle giacenze d magzzino. L'autore non può che abbandonarle al loro triste destino che è secondo la normativa vigente il divenire dopo due anni "carta da macero". Scattato il termine dei due anni gli editori a volte si prendono la briga di comunicare all'autore la cosa pregandolo di venire a ritirare gratis o dietro compenso del prezzo di costo o a peso di carta da macero le copie immagazzinate. Del proprio libro non é stato nulla; è come se non lo si avesse pubblicato affatto e in effetti questo modo di dare alle stampe la propria opera non può tecnicamente definirsi "pubblicazione", ma semplicemente "stampa". Non è giusto che chi non abbia almeno tre milioni non possa pubblicare, anche se bravo, qualcosa, e non è giusto che si speculi in un modo così palesemente truffaldino sulle speranze mal riposte degli sprovveduti. Non ho un buon rapporto con la politica, ma ho avuto modo di parlare con Taradash esponendogli il problema e proponendo come primo intervento contro i falsi editori una cosa semplicissima, che appaia a chiare lettere nel libro o nel retro di copertina una dicitura nella quale l'editore dichiari che il libro è stato "pubblicato attraverso la contribuzione dell'autore". Questo discriminerebbe subito gli editori veri da quelli che non lo sono, e qualcuno di loro finirebbe, come mi auguro già da adesso per fallire. -
- P.S. E Taradash che cosa ha risposto?
- A.D. È vero, stavo dimenticando proprio questo... Mi ha risposto che in "democrazia" - questa parola più passa il tempo più non riesco a capire cosa significhi in Italia - è giusto che le cose stiano così. E. se è giusto per lui diamogli il nostro voto!
Tratto dal periodico "Questelettere" - Maggio '95
Questa intervista sotto forma di volantino circolò in migliaia di copie in molteplici contesti culturali (presentazioni di libri, manifestazioni culturali ufficiali, inaugurazioni di librerie ecc.), come nella sede dell'editore Mondadori di Roma nell'occasione della presentazione di uno dei pessimi libri dell'ex direttore della Rai Enzo Siciliano. Molti dei convitati strapparono con disprezzo il nostro volantino che rinvenimmo in pezzettini nei portaceneri o spiegazzato sotto le poltrone e sui tavolini. Nessuno fu disposto ad un confronto democratico sulle rispettive posizioni. Per contro nessuno si provò a a smentire o confutare le nostre "verità". Avevamo comunque colpito nel segno perchè la volta dopo i custodi dello stabile della casa editrice che avevano ricevuto evidentemente ordine di non farci passare, ci sbarrarono risolutamente la strada adducendo come motivo fittizio che non avevamo l'invito e solo con quello era possibile entrare. E dire che l'iniziativa era pubblicizzata sui maggiori giornali come ad "ingresso libero", inoltre molte altre persone entravano senza nessun controllo dell'ipotetico invito. Come mai? (?!) Questa domanda è davvero retorica come lo potrebbe essere la risposta che non ci sentiamo neppure di dare in quanto risulta evidente come è evidente che noi siamo "I Giovani Poeti d'Azione" coscienza vigile, "pura" e attiva della...