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Respuesta  Mensaje 1 de 9 en el tema 
De: Peterpan®  (Mensaje original) Enviado: 17/09/2011 17:09
preventivamente, le imposte.
L'aria è talmente immobile che sembra aver bloccato persino la foglia più libera dei tigli, quella da qualche parte a sinistra.
L'aria si sta caricando, il vapore si condensa, in alto, dove noi non arriviamo.
Le mosche impazziscono, ti si appiccicano addosso indifferenti alle tue sberle.
 
L'aria fredda può contenere meno vapore dell'aria calda; la bassa temperatura favorisce la condensazione; in un ambiente l'acqua evapora spontaneamente fino a raggiungere il livello detto di vapor saturo; a quel punto può condensare, a patto che nell'atmosfera siano presenti nuclei di condensazione.
Quante stronzate (seppure vere): un temporale che si prepara è un temporale vissuto da chi ancora lo sa vivere.


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Respuesta  Mensaje 2 de 9 en el tema 
De: Claretta Enviado: 17/09/2011 17:47
non serro le imposte, anche perchè io ho le tapparelle
 
ho solo fatto in modo che le finestre, lasciate aperte, non sbattano, per evitare che
si rompano i vetri
 
spero solo che la buriana si porti via un poco della schifosissima puzza di fumo di
cui, colpevolmente, impregno l'ambiente dove sto al compiuter

Respuesta  Mensaje 3 de 9 en el tema 
De: Peterpan® Enviado: 17/09/2011 18:04
Fuori strada, o stimatissima: così come una nevicata deve coprire tutte le nostre miserie un temporale deve spazzare via tutto, ma proprio tutto.

Respuesta  Mensaje 4 de 9 en el tema 
De: Peterpan® Enviado: 17/09/2011 18:07

TEMPORALE 15.5.2010

 

Come per incanto tutte le luci lungo la stradina si accesero. Anticipatamente rispetto al solito.

Non si trattò di un colpo di cannone, anche se il fragore gli somigliava perfettamente. Era un tuono, ma funzionò come uno sparo, come il colpo della pistola che decide la partenza in una gara. E infatti tutto partì, e tutto partì all’improvviso: l'aria, fino a quel momento placida, ovattata, in un silenzio irreale dove appena si riusciva a percepire, più che sentire, lo stormire delle foglie, quasi immobile come in un’attesa forse trepida perché sembrava volersi accoccolare, nascondersi da ciò che temeva, da ciò che anzi sapeva che sarebbe accaduto; l’aria, scossa da quel fragore dell’ineluttabile, cominciò a mulinare e vere cascate cominciarono a rovesciarsi dagli enormi cumulonembi che si erano visti sopraggiungere nell’avanzare del tramonto, che era poi l’esordio della sera.

I mulinelli presero presto, quasi immediatamente, forma di vento, di vento da una sola direzione, credo il nord, e la pioggia cominciò ad assumere una traiettoria quasi orizzontale che rendeva ancora più difficoltoso trovare un riparo.

Ciò che restava del chiarore serotino fu fatto a pezzi, distrutto, annullato, mentre numerose sirene emettevano i loro suoni acuti: erano antifurto di case, di automobili, forse di motoscooter. Un concerto in netta contraddizione con quanto in quel momento offriva la Natura con i suoi rimbombi a volte vicini, a volte lontani. E questi erano suoni, erano 'i suoni', anche se rumori; le sirene erano rumori anche se suoni.

Il gelo improvviso fu in realtà, o diciamo dapprima, un sollievo per la pelle scottata dal sole del pomeriggio, grazie anche alle grosse gocce che formavano sulla maglietta un motivo che sembrava disegnato a bella posta.

La stradina asfaltata divenne in un attimo un torrente in piena che portava foglie e piccoli rami; galleggiavano su un liquido latteo misto a bollicine: era la sporcizia, la polvere accumulatasi dopo mesi rimasti all’asciutto.

La porta del bungalow era chiusa a chiave.

Ad ogni nuovo lampo, appena si udiva il corrispondente tuono, sembrava che la pioggia aumentasse di intensità. Attorno era ormai impossibile distinguere qualcosa: soltanto lo scroscio continuo e il torrente della strada. E l’incerto alone color arancio di un lampione, ne vedevo soltanto due, che rendeva fili d’argento le fitte gocce che gli piovevano intorno.

Passò un'auto che incedeva a fatica, silenziosa per via degli altri rumori anzi suoni, i suoni della Natura, che prevalevano su tutto il resto. Non la udii giungere e mentre passava l'unico rumore era quello degli pneumatici sul torrente della stradina; scomparve in pochi attimi, annegata nella pioggia, seppellita; i fanalini posteriori furono in un attimo un vago ricordo, l'idea di un miraggio, di un'allucinazione.

Il vento aumentò di intensità, ma adesso giocava con i punti cardinali: proveniva ora da una, ora da un'altra direzione. E nacque angoscia quando tra l'invisibile si distinse, seppure a malapena, l'enorme ramo di un ippocastano che veniva giù con tale naturalezza da sembrare che fosse stato concepito, che fosse spuntato null'altro che per essere strappato dal suo tronco. Per un attimo dovetti aggrapparmi alla traballante palizzata del portico sotto il quale avevo trovato un aleatorio rifugio che mi consentiva almeno di respirare: con il mutare del vento ero ormai talmente zuppo da chiedermi se non fossi caduto dentro il lago, da chiedermi se adesso il lago non sarebbe salito a lambire per poi sommergere il bungalow che mi offriva riparo; se ormai ci fosse vera differenza tra quel muro d’acqua che scendeva e il venire tutto ciò che avevo intorno veramente, o diciamo ‘semplicemente’, sommerso. Appena a fianco del piccolo portico in pochi istanti un altro torrente si era scavato il letto nel terreno e portava via terra e arbusti riversandoli sulla stradina asfaltata; ma non riusciva neanche a sporcarla, tanta era la massa d'acqua che la percorreva.

Un'altra improvvisa folata di vento mi ricoprì di foglie, verdi, gialle, marrone. Le avevo dappertutto, una dovetti togliermela dal viso per poter vedere quel poco che c'era da vedere, per poter respirare quell'aria piena d'acqua.

Adesso avevo brividi e il naso congestionato. Provai a fare un passo e mi sembrò di camminare dentro una pozzanghera, tanto erano zuppe le mie scarpe. Dovetti subito aggrapparmi di nuovo alla palizzata per un’altra raffica di vento.

Il cielo era illuminato a festa: fuochi artificiali di elettricità statica dai mille colori, saette che lasciavano distinguere per un attimo le nubi che le avevano generate, bagliori lontani chissà quanto, si alternavano senza sosta, lasciando solo per brevi istanti spazio al buio.

Ma io non volevo che cessasse: il temporale era fuori ma dentro di me. E dentro di me dicevo Ancora, ancora!; volevo vedere la Natura scatenata come non mai, lasciare che facesse lei giustizia di tutto quanto, delle mie pene, delle mie rabbie, dei miei amori; delle mie speranze deluse, dei miei rimorsi, dei miei rimpianti. E tutti i lampi, tutti i tuoni, ero io a crearli, a liberarli, a mandarli da me stesso sul mondo mentre il mondo li mandava su di me. E ogni esplosione era sempre poco intensa per me che attendevo quella apocalittica, definitiva. La fine del mondo in una giostra che rotola con le foglie e il vento, con l’acqua che sembra giungere da ogni dove, con i bagliori vicini e lontani, vividi o smorzati, con l’acqua che tutto lava, che tutto disperde nell’oblio.

 

Finì tutto così com’era cominciato.

Da un momento all’altro.

Il cielo ricostruì la diga crollata, soltanto gli alberi più alti, che scrollavano via l’acqua dal loro fogliame, continuarono a piangere, e sotto di essi era ancora pioggia, non intensa ma pioggia. La stradina continuava a portare in basso acqua, a tratti mista a fango, a ghiaia. Presi a percorrerla e salii sulla strada principale.

Come in un dipinto barocco, sullo sfondo, all’orizzonte ondulato dalle colline, comparve inatteso un chiarore arancio, rosa, rosso. Ma non so. Un vento teso in quota stava già stracciando le nuvole che aprendosi mostravano un blu non ancora nero. Lontano, residui lampi ormai sconfitti. Dall’asfalto della strada si alzava una leggera nebbiolina. Aleggiava a mezzo metro d’altezza e appena più in alto era già di nuovo evaporata, salita, tornata invisibile vapore nel cielo esausto. Ero vivo di una vita rinnovata. Almeno per quella sera.

 


Respuesta  Mensaje 5 de 9 en el tema 
De: Claretta Enviado: 17/09/2011 22:36

Respuesta  Mensaje 6 de 9 en el tema 
De: Claretta Enviado: 17/09/2011 22:43

Traduzione di Brèva e Tivànn * Tradotta da

Breva e Tivann, Breva e Tivann,

la vela è sgonfia ed ho il timone fra le mani

Valtellina chiara e Valtellina scura,

è una partita a dama con il cielo che fa paura

Salgo sull'onda e poi mi lascio andare

Lo so che tra un po' comincierà la tempesta

Lo so che sulla riva sono tutti li a pregare

Mi prendono per un matto che vuol solo morire

E la barca dondola e sembra che affondi

che baraonda c'è in mezzo al lago

Il lago che è furbo, il lago che tradisce

Il fulmine luccica e il cielo tossisce

 

Brèva e Tivànn, Brèva e Tivànn,

tirano e mollano e ti portano lontano

Guarda di qua e guarda di là

la sponda chiama e la barca va

Salto sull'onda e poi la lascio andare

Lo so che tra un po' comincierà la tempesta

Lo so che sulla riva sono tutti li a pregare

Mi prendono per un matto che vuol solo morire

Ma ormai che sono qui in mezzo al temporale

Lasciatemi in pace tutti che a me piace così

Ma ormai che sono qui in mezzo al temporale

Lasciatemi in pace tutti che a me piace così

 

Brèva e Tivànn, Brèva e Tivànn,

Brèva e Tivànn, Brèva e Tivànn...

 

*Breva e Tivann sono due ventì che spirano sul lago di Como

 

Respuesta  Mensaje 7 de 9 en el tema 
De: Massimo Doriani Enviado: 17/09/2011 23:01
ancora fumi, claretta? Beh, mi consolo..non sono il solo

Respuesta  Mensaje 8 de 9 en el tema 
De: Massimo Doriani Enviado: 17/09/2011 23:02
qua in laguna, nada....afa forever

Respuesta  Mensaje 9 de 9 en el tema 
De: Diecimiladraghi Enviado: 18/09/2011 07:43
La pioggia ha lavato tutto.
Come quando rimugini su pensiero negativo e alla fine, la rabbia esplode violenta, così il cielo umorale di questo oggi si è rabbuiato lentamente ma inesorabilmente. Si è fatto sempre più buio, incupendo i colori della campagna, cominciando a brontolare, prima in lontananza, poi sempre più vicino a te, con voce reboante. L’abbreviarsi dell’intervallo tra lampo e tuono annuncia l’avvicinarsi del temporale, e ti ritrovi ad attenderlo quasi con nervosismo… come si attende la fine di una tensione negativa, per ricominciare con la mente pulita.
E finalmente il cielo ha sciolto la rabbia in pioggia, lavando via la polvere dalle foglie, dall’aria, rinfrescandola, rendendo più facile ed ampio il respiro. Ha cominciato a piovere con grosse gocce aumentando lentamente d’intensità. Raffiche di vento fresco hanno divelto tutto ciò che non era saldamente ancorato a terra, tutto quello che era vuoto, troppo leggero.
Immobile, in mezzo al prato, le braccia alzate verso quel cielo rabbioso, la testa ripiegata all’indietro, hai lasciato che la pioggia lavasse e rinfrescasse anche te, gli abiti inzuppati ed incollanti al corpo, bevi quella acqua che sa di pulito. Forse, chi ti guarda da lontano, pensa tu sia una povera, sciocca, donna bambina senza un minimo di “giudizio”. Ma tu sorridi…
Ecco. La pioggia è finita. Il vento si è placato. Ti spogli degli abiti bagnati lasciandoli sulla soglia di casa, lasciando una scia di gocce sul pavimento arrivi in bagno, e fai una lunga doccia tiepida e profumata. Poi ti avvolgi nel telo di spugna turchese, e vai a sederti sotto il portico, godendoti il profumo di pulito, tuo e dell’aria...
Il sole riesce ad infilare un raggio tra le nubi e i colori, colpiti da quel raggio, sembrano illuminarsi, come se qualcuno avesse acceso un riflettore puntandolo sulla scena. Le nubi si sono allontanate, le gocce rimaste scintillano sotto la luce, prima di evaporare per tornare da dove sono venute, eterne rappresentanti di rabbia disciolta, pulito, freschezza e rinascita.


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