Chessman era un delinquente abituale
riformatorio dopo la prima condanna quando aveva 15 anni
ma lui stesso dice di avere cominciato molto prima a compiere furti, era praticamente un
ragazzo di strada, per il quale le istituzioni avevano sempre fatto scelte punitive
ed è da questo che nasce il senso profondo del suo primo libro
nel 1954 non c'era un rifiuto totale della pena di morte nella opinione pubblica italiana e non
c'era nemmeno la convinzione diffusa che il carcere dovesse essere solo un percorso riabilitativo,
ms il libro di Chessman divenne un best seller di cui tutti discutevano
noi avevamo un amico figlio di una Medaglia d'Oro, ufficiale dell'areonautica morto in battaglia con
gli aerei della Raf
lui non era contrario alla pena di morte, ma fu lui a farmi rilevare che Chessman diceva di non meritare
la condanna a morte per un crimine che lui non aveva commesso, mentre non era stato condannato
per un altro crimine che lui aveva effettivamente commesso, ma per il quale non erano state trovate
prove sufficienti
in pratica Chessman non si batteva contro la pena di morte, ma contro la mentalità punitiva e la sete
di vendetta della società californiana
"se uccidete me per sete di vendetta non siete diversi dai criminali che condannate"
ecco era questo il senso del libro: Chessman metteva sotto accusa la società, non perchè applicava
la pena di morte, ma perchè l'applicava esclusivamente per sete di vendetta e quindi più un imputato
aveva attirato l'odio nella opinione pubblica e meno veniva dato peso alle prove a discarico, più
l'imputato era odioso e più era garantita la sentenza di condanna "oltre ogni ragionevole dubbio" da
parte della giuria popolare
non si condannava il crimine, si condannava la persona
e Chessman diceva : "io potrei anche accettare la condanna, pensando che comunque io sono un
colpevole, anche se non di ciò per cui sono stato condannato, ma sarebbe una mia accettazione
personale, che non scarica la società dalle sue colpe"
tutto questo ci ha fatto notare il nostro amico, anche lui poco più che ventenne, eppure lui non
era contrario per principio alla pena di morte
ma era anche convinto che la giustizia dovesse essere oggettiva e impaeziale, come se chi la
amministra non fosse un essere umano, ma un Illuminato Essere Superiore
come era bella l'ingenuità dei ventenni negli anni 50 !!