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General: Ultimi sorsi di caffè.
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Non sarebbe da deturpare questo spazio di pace che hai creato e mi rendo conto che ogni cosa bella la associo a ricordi belli e poi ad una fitta di dolore. E che cazzo. Mi rifiuto, non deturpo il tuo spazio di pace, è troppo un peccato, lasciamolo lì, senza macchia.
Ultima sigaretta.
Ridevo sempre, da bambina. Rido sempre anche ora, ma è un'altra cosa. Ho anche cambiato il modo di ridere, perché se lo faccio come da piccina mi si innesca la tachicardia, tanto era senza freni, anche tanto dolore dopo. Il mio cuore ha posto freni fisici alla gioia come al dolore. So quando è successo, come so quando ho cambiato l'intonazione del canto della mia risata per tenermela, perché senza di lei ero una che non mi piaceva per un cazzo. L'altro giorno una signora molto triste che incontro spesso nel rifugium peccatorum per fumatori e con la quale, come con tutti gli altri, sparo cazzate a raffica per cancellare le sbarre intorno al balcone ideato da un idiota criminale forse laureato in architettura a botta di calci in culo, lei ride alle mie cazzate, ma l'altro giorno era troppo triste ed era lampante, quindi le rivolgo un sorriso e le dico, senza pensarci, un "come va?" che le ha tritato i nervi, tanto da cominciare ad insultarmi, perché non c'è un cazzo da ridere, secondo lei, perché non basta far finta di essere felici e tutto passa in cavalleria. Odio gli insulti e mi sono incazzata. Ma mi passa. Appena ricordo perché mi sono ripresa una risata, non più bella come quella di quando ero uno gnomo buffo, ma per me mille volte più importante e da preservare come una rosa in serra. Mi ricordo bene quando mi sono ricostruita una risata e perché, lo ricordo tutte le volte che mi passa la rabbia che mi assale come una esalazione venefica di ferite putrescenti sotto un velo pietoso. Quella donna, la "signora", so che sa ridere, perché altre volte l'ho fatta ridere. Mi sa che è nato lì l'insulto. E' stata assalita dai suoi veleni. Insultarmi le ha fatto bene. Probabilmente avrebbe sempre voluto insultarmi, ma non era ancora stata abbastanza triste da trovare un buon motivo per farlo senza sentirsi una merda per insultare una che ride sempre. Adesso lei era quella quella con tanto cervello da capire che era proprio sacrosanto essere furiosamente triste ed io ero palesemente la cretina ridens. Che cazzo ho da ridere. Non basta fingere di essere felici per cancellare la triste realtà. Ha ragione. Ma io ho solo agito di istinto, non mi ero ancora accorta che era pronta, che era nel giusto ed io nel torto, che lei era intelligente ed io cretina. Non mi ero girata con intenzione verso di lei, è capitato, ma quando vedo una faccia di merda mi viene da sorridere, anche quando la vedo allo specchio. Non ci salutiamo più. Non le sorrido più. Credo che pensi di essersi liberata finalmente di un ticchettio sui nervi. Non sa che farò di tutto per riderle intorno. Confesso, rido anche di lei, meschina lei, meschina io. Non sono migliore. L'essere stronza non l'ho dovuto imparare, quello è un dono dell'età. Spero, nel tempo, si accorga che non era necessario ristabilire la mia pessima verità, che era, tutto sommato, più lieve la mia pietosa bugia. Lei ha sempre avuto una gran faccia di merda. |
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De: Miti |
Enviado: 19/03/2012 10:57 |
Mi è piaciuto molto leggerti e vi ho ritrovato qualcosa di me stessa.......... |
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Non sarebbe da deturpare questo spazio di pace che hai creato e mi rendo conto che ogni cosa bella la associo a ricordi belli e poi ad una fitta di dolore. E che cazzo. Mi rifiuto, non deturpo il tuo spazio di pace, è troppo un peccato, lasciamolo lì, senza macchia.
Ultima sigaretta.
Non puoi nemmeno lontamente immaginare come sento mie queste parole in questi giorni. |
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Sempre ben riletta, o Luth... |
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De: botia |
Enviado: 19/03/2012 16:00 |
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Tutta la notte al freddo, sotto la pioggia (non facciamoci mancare niente), ad aspettare quel taxi. Passano i giorni, i mesi e se li conti anche i minuti: è triste ritrovarsi soli e sentirsi anche fottuti. Hai perso la cognizione del tempo, è così tanto che sei su quel marciapiede che diresti di non avere vissuto mai prima se non in quel tempo autunnale, in quella desolata provincia del Regno di Oscurità. Poi, insperata, vedi sbucare dalla curva quella automobile bianca (Toro 48 ?) che si avvicina rapidamente per poi rallentare ed accostare. Proprio lì accanto a te. Le gocce cadono, ma che fa: ti rassereni subito, pensando che tra poco ti porteranno a destinazione. Finalmente.
Finalmente un cazzo: l'uomo del taxi allarga le braccia, non è per te che è venuto fin lì.
Vaffanculo. |
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De: Miti |
Enviado: 21/03/2012 13:39 |
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