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General: FRIVOLEZZE
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De: ORANGE1 (Mensaje original) |
Enviado: 25/05/2012 15:08 |
(Era il posto sicuramente più pulito della cascina: nessuno c’entrava mai. Ognuno aveva la sua siepe, il suo fosso, il suo ponte.)
D’estate, con i campi di mais rigogliosi, c’era solo l’imbarazzo della scelta, e d’inverno negli stessi campi, i gambi del granoturco, legati in grossi fasci, larghi alla base e che si sostenevano in punta a mo’ di cono, offrivano all’interno tutta la privacy necessaria.
Magari c’era, per noi, il problema dell’abbigliamento e soprattutto dei calzoni, fedeli indumenti di varie generazioni che badavano più alla sostanza che all’estetica. E capitava in certi casi di starci un paio di volte; si rimediava con bretelle anch’esse di buona stagionatura ed adattate.
Esisteva la seccatura dei bottoni ai quali il succitato orpello veniva agganciato per sostenere le ‘braghe’, bottoni scelti da un sacchetto che ne conteneva di tutti i tipi, spesso non della misura dell’asola.
Troppo piccoli, cadevano i pantaloni, e troppo grandi non si riusciva a sganciarli.
E l’eterogeneità dell’alimentazione, nonché la scarsa attenzione in fatto di igiene, causava spesso vibrate proteste intestinali, con rifiuto per decenza di tale apparato corporeo di adempiere fino in fondo al compito al quale la natura l’aveva preposto.
Le conseguenze erano veloci corse al più vicino posto di ristoro, sperando di non incappare nel bottone maledetto. E se la cosa succedeva, non si sarebbe interrotta l’operazione fisiologica, e sarebbe pure rimasto pulito pure il sito.
Il sollievo dei visceri era contrastato dal fastidioso senso di caldoumido che dalla cosce proseguiva fino all’estremità degli arti inferiori, e il camminare impacciato lasciava talvolta vistose chiazze sul sentiero verso casa.
Dove qualcuno avrebbe provveduto, non senza moccoli e smorfie di disgusto. |
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Chiamale frivolezze... io propenderei per 'frivolezzi'. |
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"i cittadini sono sporcaccioni perchè si tengono il cesso in casa"
frase detta nel 1965, da una sorella al fidanzato dell'altra
a mandare avanti la cascina erano rimaste solo quattro donne : la nonna
e la nuora con le due figlie in età da marito
di terra ce ne era parecchia, c'erano i vigneti che producevano il Tokay,
c'era la coltivazione delle pesche e dei meloni, e c'erano anche patate
e mais
vasto orto, pollaio e conigliera, tre o quattro maiali, tre mucche, un cavallo,
e un mulo
ma i fidanzati delle due ragazze facevano un sacco di storie
"io non sono un contadino, ho un buon posto in una azienda nella quale
posso fare carriera e mi piace vivere in città, non in mezzo ai campi"
e così si beccava quella risposta risentita da parte della futura cognata
ma anche lei aveva problemi col moroso
era figlio del mezzadro di una grande tenuta, era competente e gran
lavoratore, aveva iniziativa e progetti
ma......
"io non voglio avere quattro donne a comandarmi"
se almeno l'altro si fosse deciso a dargli manforte... e invece niente,
quello voleva il cesso in casa e i negozi sottocasa
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1975, la nonna non c'è più, la mamma vive ancora nella cascina, ma nel
campo delle patate è venuta su una bella casa di mattoni completa di
tutte le comodità moderne
compresi ben quattro cessi
però ci sono anche due bambini che scorazzano nei campi, e che si
guardano bene dal tornare a casa solo perchè...gli scappa !!
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'El casòto', tra la stalla per piccoli animali e 'el punaro', il pollaio. Con le sue assi, delle quali due intagliate a mezzaluna in modo da formare, accoppiate, un cerchio. Il chiodo con i fogli di giornale. La porta, anch'essa di tavolacci e con un gancio per chiuderla; munita di finestrella rettangolare con rete del tipo di quella da galline.
Non è che mancasse il denaro per costruire un bagno come zio comanda, la questione era politica: là dentro abitava uno dei fratelli con moglie e i due figli maschi cui, alla fine degli anni '60, si aggiunse una femminuccia; e proprio allora morì la nonna, garanzia vivente di equità nella spartizione finché fosse stata in vita. Paradossale, in quanto la divisione sarebbe avvenuta soltanto dopo la sua scomparsa. E nessuno voleva che si toccasse un solo mattone: il fratello inquilino, perché temeva che poi le spese non gli sarebbero state riconosciute; gli altri fratelli, forse per una questione di principio: dopo la divisione dell'eredità ognuno col suo farà come gli pare. Per la qual cosa rimaneva intatta, così come s'era formata nel 1976, una grossa crepa di natura sismica che percorreva diagonalmente tutta la casa, dall'alto in basso. Una delle due sorelle, però, già nei primi anni '60 a fianco alla casa aveva costruito un paio di pianerottoli, più scale che camere, dove vivevano lei e l'anziana nonna, affidata alle sue cure. Là il bagno c'era, e con tutti i crismi. E allora cosa accadeva? Una volta morta la nonnina, e spesso assente la 'ragazza' per motivi di lavoro o di fidanzamento, gli altri ben andavano a servirsene.
Dopo 'soli' undici anni dalla dipartita della nonnina i cinque fratelli riuscirono a mettersi d'accordo; il fratello inquilino divenne fratello proprietario e i suoi figli costruirono una specie di villa hollywoodiana; anche la sorella ex badante fece dei lavori di miglioria e andò a passare gli ultimi anni della sua vita in quello spicchio di casa insieme al marito che aveva raccattato strada facendo.
'El casòto' finì quindi in completo abbandono, come del resto era già da anni, e fu sepolto dai lavori di ristrutturazione; chissà se inquinò qualche falda acquifera, ma tanto nessuno ci avrebbe fatto caso in quanto l'acqua potabile, da quelle parti, faceva e fa tuttora schifo... |
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Bellissimi questi racconti, io, pur essendo nata negli anni '60, non ho mai vissuto nessuna di queste situazioni. Ricordo il bagno in casa, il riscaldamento, ovviamente stufe a kerosene, la televisione, cioè una vita come quella di adesso. |
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Nota folkloristica e un po' nostalgica: nella casetta costruita a ridosso della casa nonnesca c'era sì il bagno (fermi restando, ovviamente, i 'bocài' per le urgenze notturne, ma questo è un altro discorso), però lo scaldacqua era un pezzo di tecnologia davvero all'avanguardia: era da pavimento, e sul pavimento infatti poggiava con vezzosi piedini; aveva all'esterno, in alto, attacchi elettrici perché evidentemente c'era al suo interno una resistenza, ma nella parte bassa aveva anche un braciere.
Cosicché, come rito propiziatorio del bagno del sabato (e dell'acqua calda allo scopo necessaria), si andava in 'çima a la tèxa' ('sulla legnaia') che si trovava sopra la stalletta per coniglietti, si raccattava legname vario, lo si portava al primo piano, dove avevano sede bagno e scaldabagno, si accendeva il fuoco e si attendeva pazientemente che il termometro salisse, dopodiché tutto era pronto per incrostare la vasca del lerciume accumulato durante tutta una settimana passata a sudare correndo e a infangarsi pescando. |
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De: botia |
Enviado: 27/05/2012 07:30 |
anche se ho vissuto sempre a Milano sino ai 6anni il mio cesso è statosul ballatoio
condiviso da altre due famiglie
in poche parole sul ballatoio c'erano 3cessi per 9famiglie
i cessi erano "divisi " dal ballatoio da un muro con una entrata senza porta
in questo corridoio c'erano le tre turche con le rispettive porte
in fondo al corridoio addossato al muro c'era il lavatoio ci si lavava le mani ed anca i panni
non avevamo TV
.........devo ammettere che li " via Marghera 6/B" ero ancora povero
poi però ci trasferimmo al 22 li il cesso era in casa e c'era pure la TV mi resi conto di star salendo gradini sociali ora nel cesso c'è pure il bidè...........mi sono arricchito da far schifo
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De: Miti |
Enviado: 27/05/2012 12:58 |
Forte Botia!
Io lo ricordo bene: era uno stanzino in fondo alle scale,nel buio più profondo.......... (la luce andava risparmiata) 'El casòto', tra la stalla per piccoli animali e 'el punaro', il pollaio. Con le sue assi, delle quali due intagliate a mezzaluna in modo da formare, accoppiate, un cerchio. Il chiodo con i fogli di giornale. La porta, anch'essa di tavolacci e con un gancio per chiuderla; munita di finestrella rettangolare con rete del tipo di quella da galline.
La cosa tragica era che, dalla finestrella rettangolare, spesso faceva capolino uno dei miei tanti cugini, per il gusto di sentirmi urlare, a volte, invece, guardando nel buco, beccavo nonno che, sotto, raccoglieva il concime..........e, quando mi decidevo ad uscire, nel buoi, trovavo sempre appostato uno dei soliti cugini che mi chiudevano la bocca, ma anche il naso, per non farmi urlare dallo spavento (altrimenti, con la nonna carabiniere che avevamo erano cavoli!)
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la via Marghera ...
o botia, le case di ringhiera in città erano l'equivalente delle
case di corte in provincia, solo che erano alte almeno 5 piani
in tutta la vecchia Milano c'erano case di ringhiera, c'erano
sui Navigli di Porta Ticinese, c'erano a Porta Romana, a Porta
Garibaldi, a Porta Nuova, a Porta Venezia, a Porta Ludovica,
Porta Vigentina e insomme in tutti i quartieri intorno alla cerchia
dei bastioni spagnoli
sono state edificate nell'800, ai tempi della prima industrializzazione,
ma quasi tutte ospitavano nei cortili i laboratori degli artigiani
prima delle case di ringhiera c'erano i borghi, abitati proprio dagli
artigiani milanesi del ferro, della lana, del cuoio, del legno, del
marmo, della carta e del tessile
ma nei borghi c'erano anche le cascine, le abbazie, i conventi, le
chiese e perfino le ville nobiliari, circondate dai terreni e dai boschi
dove esercitavano la caccia e davano feste durante l'estate
e anche su quei terreni sono state edificate le case di ringhiera a fine
800, epoca umbertina
in epoca fascista qualche appartamento nelle case di ringhiera aveva un
gabinetto interno, se chi l'abitava era il proprietario
sui Navigli erano molti i proprietari, c'erano le portinerie e i telefoni, i
lavandai facevano servizio a domicilio e c'era anche qualche servetta
ma i cessi in fondo alla ringhiera descritti da botia c'erano ancora
hanno smesso di esserci quando le case sono state ricostruite dopo i
bombardamenti con le bombe incendiarie che ne avevano svuotato tutto
l'interno, salvandone solo le pareti esterne e i muri maestri
oggi le case di ringhiera della vecchia Milano, ricostruite e ristrutturate,
con i laboratori nei cortili che sono divenuti dei loft da fare invidia a
quelli di NuovaYork, hanno prezzi pazzeschi, e se le disputano tutti gli
snob del mondo
soprattutto quelle sui Navigli e quelle della zona Garibaldi/Brera
ma anche via Marghera non scherza
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