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General: verdi verità emergono
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De: skikko (Mensaje original) |
Enviado: 06/01/2013 10:15 |
Una nuova bufera si abbatte sul Carroccio. Nel mirino della magistratura ci sono le spese del gruppo a Palazzo Madama, come scrive La Repubblica. Le rivelazioni arrivano da Manuela Maria Privitera, la segretaria del tesoriere Piergiorgio Stiffoni, interrogata dai pm,“il gruppo pagava l’affitto del senatore Bricolo e una sua carta di credito. Al senatore Calderoli venivano dati 2mila euro al mese. Dal dicembre 2011 li ritirava in contanti”. Ma ci sarebbe anche il pagamento dell’affitto al capogruppo (1.250 euro) e la copertura della sua carta di credito; assegni girati a collaboratori per finalità non chiare. In totale 15milioni di euro sarebbero stati distribuiti come “stipendi extra”
Il quotidiano annuncia che la Procura della Repubblica di Roma ha aperto un’inchiesta, curata dal sostituto Roberto Felici. Inchiesta che è ancora alle battute iniziali: gli inquirenti sono in fase di riscontro, ma sembra stia procedendo piuttosto spedita. Nata nel ’67 a Londra, tra i pochissimi ad avere gestione piena e diretta dei milioni di euro di fondi pubblici nelle disponibilità del gruppo a Palazzo Madama. Emerge un quadro senza precedenti dalla sua deposizione resa il 27 novembre scorso in Procura e dal memoriale che la stessa segretaria consegna ai pm, con tanto di allegati e ricevute. Il quotidiano pubblica anche la foto del verbale della deposizione di Privitera.
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De: skikko |
Enviado: 06/01/2013 10:19 |
Chili d’oro e i diamanti da lunedì si trovano nella cassaforte della Lega, in via Bellerio a Milano. Hanno fatto un viaggio Genova-Milano nel bagagliaio di una Audi A6, fino a poco tempo fa a disposizione del figlio del Capo, Renzo Bossi, Il Trota. Il bottino stimato in 300-400 mila euro è arrivato nel capoluogo lombardo per volere di Francesco Belsito, l’ex tesoriere, espulso dal Carroccio e plurindagato con l’accusa di aver sottratto soldi pubblici destinati al partito. L’ex tesoriere ha restituito 10 lingotti d’oro e 11 diamanti. Nulla si sa, invece, delle altre pietre preziose che, secondo gli inquirenti milanesi, risultano nella disponibilità di Rosi Mauro, vicepresidente di Palazzo Madama, espulsa dalla Lega, e dal senatore Piergiorgio Stiffoni.
Il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e i pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, hanno i riscontri bancari a firma di Mauro e Stiffoni sui documenti per l’avvenuta consegna dei preziosi, sequestrata dal nucleo tributario della Guardia di finanza di Milano nelle banche Aletti e Popolare di Novara, a Genova. Mauro avrebbe firmato l’avvenuta consegna di diamanti per 100 mila euro in diamanti e Stiffoni per 200 mila. “Belsito ha restituito i preziosi ai titolari”, ha spiegato a Il Fatto, Alessandro Vaccaro, uno degli avvocati dell’ex tesoriere. “Non era un investimento per sé ma per il partito, un investimento che ha ben fruttato”.
Prima di arrivare nella cassaforte di via Bellerio, il tesoretto era alla banca Aletti di Genova. Belsito ha prelevato oro e diamanti dalla cassetta di sicurezza in suo possesso lunedì mattina. Poi lo ha portato nello studio dell’altro avvocato che lo difende, Paolo Scovazzi. Qui, l’ex tesoriere ha fotografato lingotti e pietre. è toccato a Paolo Cesati, “un collaboratore della Lega” (così viene definito nella ricevuta che firma al momento della restituzione dei beni) portare, a bordo della Audi A6, da Genova al fortino milanese del Carroccio il carico di preziosi e consegnarlo a Stefano Stefani (Guarda il verbale). Auto compresa. I magistrati sono stati avvertiti ieri pomeriggio dal legale della Lega, Domenico Aiello.
Al momento su questo episodio specifico, a Belsito, Mauro e Stiffoni, non è contestato alcun reato. Gli inquirenti devono verificare due elementi fondamentali. Il primo: se Francesco Belsito abbia acquistato oro e diamanti per sé con i soldi del partito, in tal caso ci sarebbe per lui una nuova contestazione di appropriazione indebita, e dunque se si tratti di un’appropriazione indebita, come i circa sei milioni di euro investiti a Cipro e in Tanzania, e la restituzione rappresenterebbe solo un’attenuante. Il secondo: se la legge sui rimborsi elettorali consente di destinare i soldi solo a uso di partito o anche per investimenti di questo genere. Lo stesso ragionamento vale per Mauro e Stiffoni, non indagati.
Ieri, inoltre, si è tenuta una riunione tra pubblici ministeri e militari della Gdf per fare il punto sul materiale sequestrato finora. Anche sulle poche carte fornite dal Sinpa, il Sindacato padano fondato da Rosi Mauro. Le Fiamme Gialle hanno potuto acquisire solo una contabilità minima: la registrazione di spese per l’affitto di qualche sede minore, un numero decisamente scarso di ricevute e nessuna traccia documentale di quei 200-300 mila euro all’anno che, secondo le intercettazioni telefoniche tra Belsito e la segretaria amministrativa di Bossi, Nadia Dagrada, ogni anno finivano dalla Lega al sindacato padano. Gli inquirenti hanno cominciato a verificare anche la contabilità delle società legate al Carroccio, come la Pontida Fin srl, che gestisce il patrimonio immobiliare del partito, e quella a cui fanno riferimento le testate giornalistiche La Padania e Radio Padania.
Il lavoro degli inquirenti prosegue dunque su più fronti e i riscontri finora confermano quanto emerso inizialmente: la gestione allegra dei fondi del partito da parte di Belsito ha coinvolto i vertici del Carroccio, a cominciare da Umberto Bossi e fino al triumviro Roberto Calderoli. Sul fronte politico, prosegue l’operazione pulizia lanciata da Roberto Maroni. Il “Barbaro sognante” ieri ha incassato le dimissioni di Davide Boni dalla presidenza del consiglio della Regione Lombardia e la cacciata dal gruppo a Palazzo Madama di Rosi Mauro.
L’ex titolare del Viminale anche ieri ha ribadito che è solo l’inizio. “Noi abbiamo cominciato: Bossi si è dimesso, Renzo Bossi si è dimesso da consigliere regionale, Belsito è stato espulso, Rosi Mauro è stata espulsa, Monica Rizzi si è dimessa da assessore, verrà sostituita. E continueremo sino a che non sarà finita”, ha detto Maroni. “Nessuno può dire io non faccio errori”. La linea dura adottata dal triumviro, finora, pare aver dato dei frutti. O, almeno, ha consentito il ritorno nelle casse del Carroccio di cinque chili di oro e di 11 diamanti.
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De: skikko |
Enviado: 06/01/2013 10:20 |
Il senatore Piergiorgio Stiffoni, autosospesosi nei giorni scorsi dal gruppo parlamentare della Lega Nord, avrebbe utilizzato un conto che serve di norma per rimborsare le spese dei senatori, per effettuare operazioni “sospette” come l’emissione di assegni circolari e una serie di prelievi in contanti. Il senatore leghista, che era ascoltato dagli inquirenti milanesi che indagano per appropriazione indebita aggravata e per truffa, era citato anche nelle intercettazioni tra l’ex tesoriere Francesco Belsito e la segretaria Nadia Dagrada: in una conversazione emergeva che Stiffoni avrebbe intascata 50 mila euro.
I magistrati milanesi avevano sentito come teste Stiffoni per la vicenda dell’acquisto di diamanti per un valore di circa 200mila euro, affare privato secondo il senatore come del resto avrebbe fatto anche la vice presidente del Senato Rosi Mauro, poi espulsa. I pm, Roberto Pellicano Paolo Filippini e l’aggiunto Alfredo Robledo, nei giorni scorsi ascoltato anche il capo dei senatori a Palazzo Madama Federico Bricolo proprio sui conti del Carroccio su c’è anche la firma del senatore. Bricolo avrebbe in sostanza spiegato che lui non sapeva cosa facesse Stiffoni con i soldi del conto per i senatori del Carroccio, perché il senatore aveva la delega ad operare e la fiducia del partito. Le operazioni considerate sospette emergono proprio dagli accertamenti degli ultimi giorni sui fondi del Carroccio. Gli inquirenti a questo punto valutano la posizione di Stiffoni e non è esclusa una eventuale contestazione del reato di peculato, perché si tratta di soldi pubblici. Infatti l’audizione del senatore era stata sospesa quando il politico leghista era caduto in contraddizioni, sostanzialmente quindi avvicinandosi alla posizione di possibile indagato. Le movimentazioni sui conti sono state segnalate anche da Bankitalia.
Al senatore Stiffoni, secondo quanto risulta dalle indagini dei pm di Milano, la Lega Nord aveva dato la delega ad operare sul conto, acceso presso la Bnl, su cui confluiscono soldi pubblici di pertinenza del Senato e che devono andare a coprire le spese dei senatori e in questo caso di quelli del gruppo del Carroccio. Stiffoni avrebbe così gestito, tra il 2010 e il 2011, in modo sospetto secondo le prime analisi degli investigatori, tra i 3 e i 4 milioni di euro di fondi pubblici. Per gli inquirenti Stiffoni avrebbe effettuato una serie di operazioni considerate anomale su quel conto, movimentando assegni e facendo prelievi.
Intanto è prevista per oggi una riunione del consiglio federale della Lega Nord, nella sede di via Bellerio a Milano. Il massimo organo esecutivo del Carroccio è chiamato a deliberare sui regolamenti per i congressi nazionali, in programma a inizio giugno (l’1 e il 2 quello lombardo; il 2 e il 3 quello veneto) e federale (30 giugno-primo luglio). Come ha spiegato, in mattinata, Roberto Maroni, il federale “approverà le proposte contro l’introduzione dell’Imu sulla prima casa”, che saranno poi illustrate domani, a Zanica (Bergamo), nel corso del “Lega unita day”. All’ordine del giorno però, ci sarebbe, inoltre, l’ipotesi di possibili espulsioni dal movimento (il federale è’ l’organo competente, ndr) di altri componenti del partito, coinvolti nello scandalo sulla gestione dei soldi del Carroccio. Tra i nomi più a rischio potrebbe esserci proprio quello di Piergiorgio Stiffoni, ex componente del comitato amministrativo.
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De: botia |
Enviado: 06/01/2013 10:24 |
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