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General: A KOMMUNISTI...
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De: Peterpan® (Mensaje original) |
Enviado: 10/04/2013 12:29 |
...Lo facciamo 'sto governo, anche balneare?
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De: emme |
Enviado: 13/04/2013 06:32 |
non credo che tornerà Bersani come leader della sx.
ed è una buona notizia il fatto che il pd abbia ricambi all'altezza.
cosa che non ha il pdl. anche perché sostituire B. è certo difficilissimo essendo il suo un partito unipersonale.
io rimando ogni previsioni sul futuro a quando saprò con quale legge elettorale si voterà.
sarà lei a decidere i destini del pd e del centro di casini-monti
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Figljuoli diletti, ma stiamo sempre lì: l'ho ben scritto und contemplato, lo so, che un partito per andare avanti deve cuccare i voti dell'elettore moderato, il quale rappresenta la stragrande maggioranza degli Italiani e non solo.
La matematica, anche quella elettorale, non è un'opinione.
Ma io parlavo da vecchio barricadiero e questo discorso poco mi quadra, come anche poco mi quadrò la scelta finiana di Fiuggi nel 1995, anche se questa catapultò lui e una discreta massa di suoi leccaculo ai vertici delle cariche nazionali.
Traducendo, un partito che si adatta ai gusti dell'elettorato, perché in sintesi di questo si tratta, mi dà l'idea di un partito che voglia sopravvivere in maniera fine a sé stessa: il potere per il potere, a costo di sostenere tutto e il contrario di tutto. A quel punto non rimane che il vecchio vizio degli Italiani, stavolta innalzato a potenza: il tifo, per una parte o per l'altra. Tanto più se, come giustamente dice il mio amico Emme, le differenze tra schieramenti vanno sempre più smussandosi. Cosa resta, appunto? La simpatia o l'antipatia: a me sta sul 'coso' Berlusconi, a me invece Bersani, Vendola è frocio e Gasparri è sospetto. Tifo che risulta tanto più giustificato, legittimato, quanto più, per l'appunto, destra e sinistra tendono via via a somigliarsi.
Lo so, non è un ragionamento politico...
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De: emme |
Enviado: 13/04/2013 07:49 |
un partito che si adatti ai gusti dell'elettorato non piace nemmeno a me (oddio... un po' di tattica, se vuoi giocare, la devi pur fare oppure stai sul divano di casa a leggere un bel libro e non ti iscrivere nemmeno al campionato) ma un partito che cambia insieme al suo elettorato sì. che non muti quei "convincimenti" quelle "visioni" costituenti magari ma che le declini al mutare della società e delle persone che non sono immutevoli al mutamento.
comunque riflettevo stamattina mentre correvo che esiste una cesura nella placca tettonica della politica mondiale e che questa nascente dorsale in italia sta proprio sotto la sedia del segretario del PD. mi riferisco alla distinzione tra il mtigare gli effetti distorsivi dell'attuale sistema economico e sociale e l'affrontarne le cause mutando i paradigmi di quel,sistema |
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De: CL 1 |
Enviado: 13/04/2013 07:58 |
i vecchi barricaderi resteranno tali e, coerentemente spariranno. credo
d'altra parte non mi pare davvero una scoperta di oggi quest'ansia di accogliere le istanze del centro
a meno che l'eurocomunismo, il migliorismo, il compromesso storico e le parallele convergenze non siano state delle allucinazioni collettive. |
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Questa cesura, o Emme, in teoria sta soto il sedere di tutti i partiti che non siano ultrastraconservatori, parlando di economia. A sapere poi, oggi, cosa significa anche essere conservatori, ché per certi aspetti possiamo dire che lo siano proprio gli (ex) kommunisti...
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Mah, o CL, al tempo c'era anche la questione, non irrilevante, della sudditanza o meno del PCI rispetto all'URSS...
E lo so che i barricadieri sono una specie in estinzione - però, beh, un po' mi dispiace,e non solo per i miei anni che se ne vanno, non credere. |
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E lo so che i barricadieri sono una specie in estinzione
Lo dicevano già nei primi dell' 800. |
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De: emme |
Enviado: 13/04/2013 14:40 |
per la verità a me sembra che, in italia come in europa o oltre, le posizioni di destra e centro, centrosinistra, siano piuttostomappiattite sul liberismo e globalismo e che è soprattutto nei partiti di sinistra che si senta lo strappo tra chi ritiene di potersimlimitare a correggere le distorsioni del liberismo e globalismo e chi vorrebbe iniziare a configurare nuove direttrici di sviluppo, crescita e progresso che evitino tali distorsioni senza però saltare sull'altra sponda della lotta alla globalizzazione che invece è consolidata nellemalimpiù estreme di dx e di sx.
pdl o scelta civica non discutonomné liberismo né globalizzazione e sono semmai concentrati sul mitigare gli effetti collaterali. casa pound o rivoluzione civile - ma anche M5S - sonominvece già su posizioni di consolidato non globalismo e non liberismo, seppure in forme diverse.
è il pd che racchiude in sé ancora irrisolta la contrapposizione che poi è data dalla propria stessa natura di partito sintesi di due distinte anime. ma non è detto che ciò sia una debolezza perché non credo in realtà ci possa essere soluzione tra le due contrapposte posizioni - liberismo o no, global o no global - se non in una sintesi. certo rimane tutta la difficoltà e la fatica che richiede la gestione di quella contarpposizione e la produzione di quella sintesi |
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il liberismo (a partire dalla deregulation di Reaganiane e Thatcheriana memoria) e la globalizzazione (a partire dall'ingesso della Cina nella WTO) hanno avuto effetti disastrosi in Europa, e ne avranno ancora di peggiori in futuro
la finanza ha le sue gravissime colpe, ma alla base della stagnazione e della crisi c'è sostanzialmente il fatto che noi europei da 20 anni a questa parte abbiamo delocalizzato imprese su imprese e di fatto deindustrializzato un continente intero... in omaggio alla legge del profitto, l'unica regola riconosciuta dal liberista di razza
il risultato è sotto gli occhi di tutti: si produce di meno, siamo sempre in meno a lavorare (ed a condizioni inimmaginabili fino a pochi anni fa), si consuma sempre di meno
andrà a finire che - se non reintroduciamo un bel po' di protezionismo e di interventismo di Stato nell'economia, in conto investimenti, finanziato dal deficit di bilancio come fa Obama - tra una decina d'anni quei pochi che lavoreranno ancora in Europa saranno tutti sotto ai musi gialli, imprenditori dal foltissimo pelo sullo stomaco, a condizioni economiche e normative degne della prima rivoluzione industriale...
quando penso che l'altro ieri Bertinotti fece cadere Prodi per la questione delle 35 ore, e che ieri la Camusso minacciava sfracelli arroccata in difesa dell'art.18...
...mi domando dove vive questa "sinistra", mi domando se il suo deficit culturale sia colmabile, mi domando se 'sti fenomeni hanno gli occhi aperti o se sognano ancora paradisi in terra... |
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De: emme |
Enviado: 13/04/2013 15:54 |
sei partito anche bene per poi essere però risucchiato nella avversione alla sinistra contro bertinotti e camusso.
come se il problema fossero le 35ore o l art 18.
sai bene che non è quello.
sei partito attaccando il liberismo per poi schierarti proprio su posizioni liberiste.
ma non è facile. l'ho detto prima infatti e anche io oscillo spesso a volte senza nemmeno accorgermi e spesso nel dubbio se le mie convinzioni siano figlie di un paradigma dato come necessario e che necessario non è affatto. ma è anche vero che non la vinci come Italia questa partita. e forse nemmeno come europa. è un cambiamento da giocare su un piano globale perché é glibale la dimensione. come se il pescara che gioca in serie A pensasse di vincere il campionato d'abruzzo continuando a giocare in serie A |
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non è che sono liberista
il fatto è che odio i post - pipponi lunghissimi e ho sviluppato (poco chiaramente) due discorsi in uno
a) critico una certa sinistra che si arrocca in difesa dei diritti dei lavoratori "garantiti", non accorgendosi che il problema primario da tempo è la mancanza di lavoro e di prospettive di lavoro per una moltitudine di persone, giovani e anziani (e questo spiega parte del successo elettorale del M5S);
b) critico gli europeisti "a prescindere", quelli che si accontentano anche di una Unione Europea che è Unione solo per banca e finanza, ma che è divisa politicamente su tutto il resto, non avendo regole comuni su un'infinità di materie, dal fisco all'ordine pubblico, e soprattutto non avendo organi costituzionali dotati di potere decisionale paragonabili a quelli degli USA o della Cina, o dell'India e del Brasile.
L'Europa così come è adesso non può competere: deve chiudersi in difesa, fare catenaccio, spezzare le gambe (magari non volendo...) a qualche attaccante avversario. Prima che sia troppo tardi per salvarsi, come per il povero Pescara che quest'anno andrà in serie B. |
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De: emme |
Enviado: 13/04/2013 17:01 |
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E lo so che i barricadieri sono una specie in estinzione
Che ti dicevo?
DI MARCIN KROL wprost.pl
Quando la classe media e i giovani sono sistematicamente esclusi dai vertici economici e sociali l’unica via di sbocco è la sovversione del sistema. I leader europei non dovrebbero dare per scontata la stabilità.
Al contrario di quello che si pensa, in occidente non sono i poveri e i più sfortunati a fare le rivoluzioni, ma le classi medie. È quello che è successo in tutte le rivoluzioni a cominciare dalla rivoluzione francese e con la sola eccezione della rivoluzione d'ottobre, che fu un colpo di stato compiuto in una situazione di estremo disordine politico.
Ma quand’è che la classe media decide di lanciarsi in una rivoluzione?
In primo luogo non si tratta della classe media nel suo insieme né di un gruppo organizzato né tanto meno di una comunità, ma dei leader della classe media, quegli stessi che oggi vincono le elezioni in Europa e che sono definiti irresponsabili (perché non appartengono alla geriatrica classe politica tradizionale), e che all'improvviso si rivelano non solo molto popolari, ma anche incredibilmente efficaci.
Nel classico caso della rivoluzione francese il ruolo di avanguardia rivoluzionaria è stato svolto da avvocati, imprenditori, funzionari della pubblica amministrazione dell'epoca e da una parte degli ufficiali dell'esercito. Il fattore economico era importante, ma non essenziale. Gli elementi scatenanti del movimento rivoluzionario sono stati prima di tutto l'assenza di apertura nella vita pubblica e l'impossibilità di promozione sociale. Di fatto l'aristocrazia, nel cercare di limitare a ogni costo l'influenza degli avvocati e degli uomini d'affari, ha favorito la rivoluzione. In tutta Europa – a eccezione della saggia Inghilterra – la nuova classe media non era in grado di decidere il suo destino.
Qual è oggi la discriminazione? E’ simile e diversa al tempo stesso. Senza dubbio l'aristocrazia non monopolizza più il processo decisionale, ma i banchieri, gli speculatori di borsa e i manager che guadagnano centinaia di milioni di euro estromettono da questo processo la classe media, che ne subisce le drammatiche conseguenze. Cipro ne è l'ultimo e più significativo esempio.
Ma di esempi ce ne sono molti altri. Prendiamo i professori universitari, che non solo in Polonia ma in tutta Europa tremano per il loro posto di lavoro, soprattutto se hanno la sfortuna di insegnare materie dichiarate poco utili dall'Unione europea, dagli stati membri e dalle multinazionali che definiscono il mercato del lavoro.
In Slovacchia, per esempio, le scienze umane sono state quasi cancellate, mettendo in grave difficoltà gli esperti di materie come la storia, la grammatica, l'etnografia o la logica. Fra non molto altre categorie professionali seguiranno la stessa sorte, come i funzionari della pubblica amministrazione, il cui numero è letteralmente esploso in passato. È colpa loro? No di certo. E che cosa può fare un funzionario licenziato con 15 anni di anzianità alle spalle e che ha sempre conosciuto la sicurezza del posto di lavoro? Probabilmente non molto. E lo stesso discorso vale per tutti quei giovani laureati che il mercato del lavoro ha lasciato sul bordo della strada, e per gli artisti, i giornalisti e gli altri lavoratori diventati precari a causa dell'avvento dell'era digitale.
Dominio dei vecchi
Le rivoluzioni emergono attraverso l’esclusione professionale e decisionale e il deficit democratico. Si battono anche contro la barriera generazionale o semplicemente contro il dominio dei vecchi. Non è un caso se i capi della rivoluzione francese avevano circa 30 anni, mentre l'età media dei partecipanti al congresso di Vienna (1815) che ristabilì l'ordine conservatore in Europa era di oltre 60. Gli attuali dirigenti europei hanno per lo più fra i 50 e i 60 anni, ma tenuto conto dei progressi della medicina, è molto probabile che tra 20 anni Merkel, Cameron, Tusk e Hollande saranno ancora al loro posto. A meno che non vengano spazzati via da una rivoluzione.
Tutte le vie di ascesa dell'attuale classe media, per lo più giovane, sono bloccate da miliardari, da vecchi o da gente che sembra tale a un ragazzo di 25 anni. Questa situazione è esplosiva. È sbagliato credere che dei giovani arrabbiati contro il sistema, ma privi del linguaggio abituale dei partiti politici e dei movimenti politici organizzati, non siano capaci di portare a termine una rivolta organizzata. La rivoluzione non si è mai fatta in nome di una misura particolare, per esempio un maggiore controllo bancario, ma perché non è più possibile vivere in queste condizioni. Una rivoluzione, in opposizione totale con i metodi dei partiti politici, non utilizza un linguaggio politico. La rivoluzione grida, urla, il suono di una rivoluzione è caotico ma perfettamente udibile.
Ma vogliamo veramente una rivoluzione? Non penso, perché la rivoluzione vuol dire la distruzione totale prima della costruzione di un ordine nuovo. Tuttavia i nostri leader politici continuano a non rendersi conto di essere seduti su un barile di polvere da sparo. Non lo capiscono, troppo preoccupati dalla sola idea che li ossessiona: tornare alla stabilità entro 10-30 anni. Non sanno che nella storia non si torna indietro e che le loro intenzioni ricordano la frase di Karl Marx secondo cui la storia si ripete, ma come una farsa.
Marcin Król (1944) è un filosofo, scrittore e giornalista polacco. Nel 2012 ha pubblicato Europa w obliczu konca ("L'Europa di fronte alla fine").
Versione originale:
Fonte: http://www.wprost.pl/
Fonte: www.presseurop.eu Link: http://www.presseurop.eu/it/content/article/3656171-la-rivoluzione-e-possibile 10.04.2013
Traduzione a cura di ANDREA DE RITIS |
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Allora correggo il tiro: intendevo dire che so bene che i partiti estremi sono destinati ormai a non superare la soglia di eleggibilità, i risultati elettorali parlano da sé, ma non escludevo affatto la presenza di sacche di ribellione, che come anche vediamo adesso come adesso, qui in Italia, potrebbero essere viste come rappresentate da Grillo. E mettiamoci pure i No-global, i Centri sociali, i Poundaroli, mettiamoci chi vuoi tu.
L'articolo di Krol è condivisibile: è semplicemente storia, assai facile da verificare.
Il punto è un altro: Krol sta parlando di portafoglio, di soldi in tasca sia all'individuo che ai vari Stati europei, e in simil guisa parla la stessa Europa, che come si è detto è un'Europa delle banche e null'altro.
Eh no, phratellini: il partito ideologicamente polarizzato non porta solamente promesse di aumenti salariali o di mantenimento di posti di lavoro: il partito ideologizzato porta, intende portare almeno, una diversa concezione della vita e dei rapporti sociali, via, diciamo un po' come sembra immaginare il mio amico Emme a proposito dell'anima n. 2 del PD. Perché quando tutto si riduce a una riduzione delle ore di lavoro o a due centesimi in più sulla busta paga di radicale non s'è fatto nulla, e siccome penso anch'io (lo scrivo, in tutta modestia, da secoli) che in alternativa al liberismo e al suo figlioletto il consumismo andrebbe immaginato un diverso modello di sviluppo, siccome penso che il ricatto 'consuma o le fabbriche chiudono' abbia stancato (e dissanguato) chi ne è oggetto, allora ecco che una volta di più inneggio a un partito che rappresenti qualcosa da questo punto di vista, fregandomene se non raccoglie i consensi dei moderati e se rischia di rimanere sotto la soglia. E un politico come lo intendo io questo dovrebbe perseguire: si chiama correttezza, si chiama coerenza, sia a destra che a sinistra.
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