Diplomatosi all'Istituto delle Arti Applicate, Peynet fece anche lo scenografo e il costumista teatrale,
il cartellonista pubblicitario, il pittore,
e nel '79 realizzò il cartone animato "Il giro del mondo degli innamorati di Peynet",
che gli costò tre anni di lavoro e gli procurò l'ammirazione di Federico Fellini.
Collaborò per alcuni anni come elzevirista a "Il Secolo XIX". Nel 1993, in occasione della festa di San Valentino, scrisse sul quotidiano genovese un pezzo che si concludeva così: "Mi continuo a stupire che il 14 febbraio io sia sempre oggetto di richieste di articoli e di disegni. lo credo che l'Amore e gli innamorati di tutto il mondo, ormai, possono anche fare a meno di me. Dico sempre a Denise, mia moglie, che quando si è felici come noi, il tempo corre via con la velocità della luce. Auguro a tutti la medesima fortuna».
Raymond Peynet (1908-1999) ha concluso la sua lunga vita a Mougins, un paesino sulla Costa Azzurra poco distante dal museo che la città di Antibes ha dedicato ai suoi due famosi "fidanzatini". (Un museo simile è a Tokyo, mentre Hiroshima ha innalzato a questi due simboli della fedeltà e dell'amore un monumento.) Dal giorno della scomparsa della moglie, l'adorata Denise, avvenuta tre anni prima, Peynet aveva perso la voglia di vivere. Alleviavano la sua pena la costante, trepida assistenza della figlia Annie, e le visite dei due nipoti. Sulla nascita dei suoi famosi personaggi - ribattezzati in Italia 'Valentino e Valentina' le versioni sono diverse.
La verità ce la racconta la stessa Annie. Trovandosi nel 1942 alla stazione di Va1ence in attesa di una coincidenza ferroviaria, Peynet fece due passi imbattendosi in una piazza con nel mezzo un grazioso chiosco della musica. L'artista parigino, che aveva iniziato a pubblicare disegni umoristici su vari giornali, trasse di tasca un taccuino e fece alcuni schizzi del chiosco.
Schizzi che utilizzò successivamente in una vignetta in cui si vedevano i musicisti che, riposti i loro strumenti nelle custodie, si allontanavano dal chiosco dopo aver eseguito L'incompiuta'. Solo un giovane violinista continuava a suonare (come se volesse completare le sinfonie di Schubert), mentre una ragazza lo guardava rapita.
Peynet mandò la tavola a Max Faravelli, direttore di uno dei periodici ai quali collaborava. Farave11i la intitolò 'Les amoureux de Peynet' (Gli innamorati di Peynet) , dando all'autore l'idea di farne una serie. Col tempo, la romantica coppia raggiunse un successo internazionale, e dalle pagine dei giornali si trasferì sui foulard, sulle bomboniere, sulle magliette, sulle confezioni da regalo, sui biglietti di auguri.
In cinquant' anni, les amoureux non sono mai cambiati: lui con i capelli lunghi, la bombetta, la redingote; lei con la coda di cavallo, il nasino all'insù, i seni piccoli e rotondi (solo la gonna si è accorciata, secondo i dettami della moda), quasi che Peynet avesse voluto perpetuare in loro la propria giovinezza. A Peynet non mancarono le accuse di coltivare un genere troppo zuccheroso, di esagerare in sentimentalismo. "I miei amoureux sono lontani da tutto ciò che è penoso e volgare - rispondeva lui. - La realtà può anche essere dolorosa, lo so, ma noi abbiamo bisogno di sognare ... Altri si danno alla politica, io ho scelto di rappresentare la gentilezza e la tenerezza».
Fu sempre coerente con i propri sentimenti. Durante la seconda guerra venne richiamato alle armi. Quando tornò dal fronte, confessò: "Non ho mai sparato un colpo di fucile. Avevo il terrore di uccidere qualcuno".
Buona giornata
Grazia
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