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IL TEMA POETICO DELLA DOMENICA: POESIE E NON SOLO... PER NON DIMENTICARE MAI...
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Respuesta  Mensaje 1 de 3 en el tema 
De: Tony Kospan  (Mensaje original) Enviado: 27/01/2010 01:22
 

 
 
      

 

 
Penso di poter dar un piccolo contributo alla memoria
ed al profondo significato di questa giornata
 
 
 

 

 
mediante due bellissime poesie
 - di cui la prima è  notissima
e l'altra  davvero molto struggente ci parla di bambini,  -
una breve sequenza de "LA VITA E' BELLA"
un noto dipinto di Munch... che intende esprimere l'orrore...
ed è collegato ad una musica requiem
 
 
 
SE QUESTO E' UN UOMO
Primo Levi

«Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi, alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi».

 


 

 

C'E' UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE
Joyce Lussu

C'è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora
la marca di fabbrica

c'è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buchenwald
più in là c'è un mucchio di riccioli biondi
di ciocche nere e castane
a Buchenwald

servivano a far coperte per soldati
non si sprecava nulla
e i bimbi li spogliavano e li radevano
prima di spingerli nelle camere a gas
c'è un paio di scarpette rosse per la domenica
a Buchenwald

erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini
li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l'eternità
perchè i piedini dei bambini morti
non crescono

c'è un paio di scarpette rosse
a Buchenwald
quasi nuove
perchè i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.

 

 

 

 

 

   

 


    

 

 

   Musica requiem

Edvard Munch - L'urlo
 
 
 

MAI PIU'

 

 

 

 

Tony Kospan



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Respuesta  Mensaje 2 de 3 en el tema 
De: marinaeisuoiangeli Enviado: 27/01/2010 09:34

Respuesta  Mensaje 3 de 3 en el tema 
De: primula46 Enviado: 27/01/2010 10:22
“Nero latte dell’alba lo beviamo la sera
lo beviamo a mezzogiorno e al mattino lo beviamo la notte
beviamo beviamo”.


Paul Celan


Sono i versi scarni ma possenti di una delle poesie più note dedicata alla Shoah. Todesfuge di Paula Celan,
fu scritta qualche anno dopo la fine della II guerra mondiale da colui che è uno dei più grandi cantori dei campi di sterminio.
Ebreo rumeno, Celan espresse la sua esperienza nei campo di sterminio nella lingua della cultura di molti ebrei dell’Europa centrale,
quella lingua ricordata con nostalgia e disperazione dagli esuli ebrei, ossia quel tedesco divenuto poi
la lingua dei carnefici divenuto impossibile scrivere oggi poesie…”

Qui di seguito due delle poesie esposte nella mostra “La Shoah e la Memoria”,

composte nel lager durante la prigionia o successivamente da sopravvissuti e da parenti di internati,

tratte dal volume The Auschwitz Poems pubblicato dal Museo Statale di Auschwitz-Birkenau nel 1999.
I testi sono stati tradotti per la prima volta in italiano, su licenza del museo polacco, da Marilinda Rocca


NOTTE SU BIRKENAU

Un’altra notte. Torvo, il cielo si chiude ancora
sul silenzio mortale volteggiando come un avvoltoio.
Simile ad una bestia acquattata, la luna cala sul campo —
pallida come un cadavere.

E come uno scudo abbandonato nella battaglia,
il blu Orione — fra le stelle perduto.
I trasporti ringhiano nell’oscurità
e fiammeggiano gli occhi del crematorio.

è umido, soffocante. Il sonno è una tomba.
Il mio respiro è un rantolo in gola.
Questo piede di piombo che m’opprime il petto
è il silenzio di tre milioni di morti.

Notte, notte senza fine. Nessuna alba.
I miei occhi sono avvelenati dal sonno.
La nebbia cala su Birkenau,
come il giudizio divino sul cadavere della terra.


Tadeusz Borowski, KL Auschwitz


LETTERA ALLA MADRE
frammento

[…] Fili elettrici, alti e doppi,
non ti lasceranno mai più rivedere tua figlia, Mamma.
Non credere alle mie lettere censurate,
ben diversa è la verità; ma non piangere, Mamma.

E se vuoi seguire le tracce di tua figlia
non chiedere a nessuno, non bussare a nessuna porta:
cerca le ceneri nei campi di Auschwitz,
le troverai lì. Ma non piangere — qui c’è già troppa amarezza.

E se vuoi scoprire le tracce di tua figlia
cerca le ceneri nei campi di Birkenau:
saranno lì — Cerca, cerca le ceneri
nei campi di Auschwitz, nei boschi di Birkenau.

Cerca le ceneri, Mamma — io sarò lì!


Monika Dombke, Birkenau, 1943




 
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