Eccomi qua.
Eccomi qua. Esco da un lungo torpore, con i sensi all'erta, finalmente. Emergo dalle spoglie di una immagine che non mi appartiene, fatta di false sicurezze. Riscopro il mio essere priva di misurate misure, amplifico emozioni, risorgo con nuove energie. Fatico a riconoscermi in una leggerezza dimenticata, in desideri inaspettati. Lascio il buio per la luce e sono viva come mai. Trepidante attendo.
Eccomi qua. Alla fine dei miei alibi, senza più dubbi o menzogne, appena uscita da uno schiacciasassi dopo una notte insonne, riunita alla rinfusa e con tutti i punti deboli scoperti. Aspiro e lentamente mi riconsidero, obbligata ad estrarre ancora sopravvivenza da un corpo che presenta un numero di tracce inconsistenti, mentre continuo a strapparmi a me stessa, a perdermi in uno scontro dall'esito sempre incerto, incapace di imparare senza venir coinvolta.
Il miraggio della realizzazione è sempre un luogo astratto, arricchito da un linguaggio pieno d'inutile importanza. La fantasia non ha altro fine che appassionarmi a vuoto. Un puerile risvolto delle cose nato dalla vita quotidiana che l'ha ispirata senza, peraltro, riuscire mai a divenire poesia. Soltanto voci. Echi dai misteriosi sussurri. E mille e mille volti. Triangoli... ellissi.
Grazia 27 dicembre 2006
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