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De: primula46 (Mensaje original) |
Enviado: 27/03/2010 13:16 |
Cos'è l'estetica? Ci sono uomini e donne che spendono la vita a inseguirla. Ma le loro «scoperte» non sono sempre apprezzate da tutti. Il gusto varia da epoche a culture, ma è innanzitutto una questione di erudizione. La nostra sensibilità va educata all'incanto.
Michelangelo la cercava chiuso nel suo laboratorio. Felix Mendelssohn la trovava in vacanza, trasformandola in musica. Joseph Conrad la metteva nero su bianco dopo lunghe ore di felice osservazione del paesaggio fuori dalla finestra. La bellezza è ovunque, ma per capirla bisogna coltivare il proprio giardino interiore: l'eleganza è, soprattutto, una questione di testa. Vi sono persone che dedicano la loro vita all'estetica e altre che neppure ne comprendono il senso. Nella società postindustriale il valore degli oggetti dipende sempre meno dalla loro funzione, fatta perfetta dalla tecnologia, e sempre più dalla forma, resa godibile dal design. L'ideale di bello, che molti perseguono, subisce le oscillazioni storiche del gusto e richiede una cultura raffinata per essere raggiunto. Perché non è mai volgare né banale.
La gita fuori porta del 1546 Siamo a Roma nel marzo del 1546. è una bella giornata di sole che prelude all'imminente primavera. Michelangelo Buonarroti ha 71 anni, ma è in pieno vigore (morirà, infatti, a novant'anni) e gode ormai di una fama universale. Con lui sono altri bei cervelli fuorusciti da Firenze, il saggista Donato Giannotti, il banchiere e letterato Luigi del Riccio e Francesco Priscianese, grande stampatore; amici arzilli come lui ma più dell'artista amanti della vita spensierata. Gli propongono una pausa di lavoro per godersi il tepore del clima e l'azzurro del cielo con una bella passeggiata tra i monumenti romani e una colazione fuori porta. Ma Michelangelo rifiuta decisamente: se uscisse con loro, dice, sarebbe rapito dall'acume dell'ingegno, dalla bellezza del paesaggio, dalla delizia dei suonatori, da «tante dilettationi et tante allegrezze» che lo distrarrebbero dal senso profondo della vita e della morte. Per concentrarsi di nuovo sui suoi capolavori, avrebbe poi bisogno di molti giorni. Ecco riuniti in un solo episodio i vari modi di rapportarsi all'estetica, cioè alla disciplina che più di ogni altra si incarica della nostra felicità.
Lavorare in vacanza Il poeta John Keats diceva che un'opera d'arte è una gioia creata per sempre. Michelangelo conduce una vita tormentata, rinunzia al riposo e al lusso per distillare dalle sue dolorose riflessioni quei capolavori che, per sempre, regalano all'umanità emozioni sublimi. Gli amici, invece, preferiscono non rinviare il piacere della convivialità, del clima e della contemplazione artistica. Colgono l'attimo fuggente della primavera per sorseggiare la vita con saggio realismo. Ma nella Storia abbiamo anche grandi geni capaci di essere, contemporaneamente, creatori di bellezza e maestri di vita. Il compositore Felix Mendelssohn (che non a caso si chiamava Felix) trasse da una gita alle Ebridi un delizioso poema sinfonico. E lo scrittore Joseph Conrad, che amava concedersi il lusso della pausa, si chiedeva: «Come faccio a spiegare a mia moglie che, quando guardo alla finestra, sto lavorando?». La nostra umana natura ci ha dotato di alcuni bisogni radicati nel profondo della nostra personalità. La filosofa Agnes Heller ne enumera cinque: l'introspezione, l'amicizia, il gioco, l'amore e la convivialità. Io vi aggiungo la bellezza. Non mi spingo a dire, come Fedor Dostoevskij, che la beltà salverà il mondo. Mi basta credere che possa salvare quelli tra noi che la natura ha dotato degli occhi giusti per vederla, del cuore adatto per sentirla, della mente coltivata per decifrarla.
Il sapere fa le pesche più dolci La natura, infatti, non basta. Occorre educare il gusto attraverso la cultura. Bertrand Russell ha scritto: «Ho gustato le pesche e le albicocche molto più di quanto le gustassi prima, da quando ho saputo che si cominciò a coltivarle in Cina agli inizi della dinastia Han; e che i cinesi presi in ostaggio dal grande re Kaniska le introdussero in India, da dove si diffusero in Persia giungendo all'impero romano nel primo secolo della nostra era. Tutto ciò mi rese questi frutti più dolci». è la cultura che conferisce senso alle cose, che ne colma la bellezza, che ne moltiplica i significati. Questo vale per un abito, per un vino, per una pietanza, per un quadro, per un edificio, per un oggetto. Lo stesso film, lo stesso libro, visto e letto da persone di educazione diversa, diventano libri e film diversi. è il sapere che ci consente di capire cosa è il bello e che rapporto ha con l'arte, con il buono e il vero; qual è la sua funzione; che rapporto ha con la vita; se l'arte è una cosa sola o ve ne sono differenti tipi senza un'essenza comune; se le espressioni artistiche hanno tutte una pari importanza o vi è una gerarchia tra esse. è l'erudizione che può farci capire perché vi sono cose belle che non sono arte (come un panorama) e cose d'arte che non sono belle (come un quadro di Francis Bacon). E può farci comprendere le oscillazioni del gusto nel corso della storia. I Greci cercavano nell'arte classica il conforto della serenità; Caravaggio indagava nel Seicento la violenza del colore. Pablo Picasso e Theodor Adorno inseguivano nel Novecento la novità, la sorpresa, il cambiamento, la distorsione, lo shock. Noi postmoderni investighiamo il senso della vita. Se dunque vogliamo godere le gioie che solo l'estetica sa darci, «occorre coltivare il nostro giardino», come direbbe Voltaire.
Domenico De Masi
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"La verità era uno specchio che cadendo dal cielo si ruppe. Ciascuno ne prese un pezzo e vedendo riflessa
in esso la propria immagine, credette di possedere l'intera verità." Mevlana Rumi, Sec. XIII
"Noi creiamo il mondo che percepiamo, non
perché non esiste realtà fuori dalla nostra mente,
ma perché scegliamo e modifichiamo la realtà
che vediamo in modo che si adegui alle nostre
convinzioni sul mondo in cui viviamo. Si tratta
di una funzione necessaria al nostro adattamento
e alla nostra sopravvivenza" Gregory Bateson (1904-1980) |
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