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Respuesta  Mensaje 1 de 6 en el tema 
De: primula46  (Mensaje original) Enviado: 17/04/2010 12:19

Alcuni giorni fa ho accompagnato mio marito in ospedale per un piccolo intervento in day hospital. In sala d’aspetto c’erano molte persone che come me, aspettavano i propri cari e ho notato che si sono formati presto dei gruppetti, come in un salotto. In breve tempo si è arrivati a una sorta di confidenza e ci si scambiava informazioni di ogni tipo. Ho saputo vita, morte e miracoli, come si usa dire di alcuni di loro. Gli argomenti erano i più vari da quelli meno personali, come la politica e l’ecologia, a quelli più intimi, come quelli dei rapporti con le persone e specialmente con i famigliari. Naturalmente, dato il luogo, molti discorsi sono caduti anche sulla salute, sia quella personale sia dei propri cari e sulla situazione sanitaria in genere. Abbiamo passato quasi una giornata insieme, ci scambiavamo monetine per l’apparecchio distributore di bevande e vari generi di conforto. La maggior parte dei presenti, sia uomini che donne, erano aperti al dialogo in modo stupefacente. Di sera, tornata a casa, ho riflettuto su questo fatto. Mi era già successo di notare episodi del genere, sembra che le persone siano molto più disponibili al dialogo quando sono alla presenza d’individui che non incontreranno più, o che sarà difficilissimo incrociare di nuovo. Eppure il giorno dopo, alla visita di controllo di mio marito ho visto di nuovo alcune di quelle persone e ci siamo salutati come vecchi amici. Mi è venuto in mente un episodio di qualche tempo fa, in posta. Ora anche negli uffici postali si prende il numero e ci sono file di sedie in cui ci si può accomodare in attesa del proprio turno. Quel giorno dopo aver preso il mio numero ed essermi seduta, un signore vicino a me, distinto e ben vestito, mi chiese se volevo scambiare il mio con il suo numero, insistendo sul fatto che tanto lui non aveva fretta. Lo ringraziai e iniziai una breve conversazione interrotta dall’arrivo del mio turno. Uscendo mi girai per ringraziare quel gentile signore e vidi che stava offrendo il suo numero a un’altra persona. Capii quindi che quell’uomo cercava di passare il tempo nella sala d’attesa per aver modo di fare conversazione.

E’ più facile conversare e socializzare con sconosciuti? Oppure è la solitudine che crea questi fenomeni?

Ciao

Grazia



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Respuesta  Mensaje 2 de 6 en el tema 
De: jiuy Enviado: 17/04/2010 15:06
Credo entrambe le cose, Grazia, e non solo!
E' capitato anche a me parecchie volte, aspettando il mio turno in banca o in altri luoghi, di diventare l'interlocutrice di persone anziane che amabilmente iniziavano a parlare, e più rispondevo con frasi minime mostrandomi comprensiva e disponibile all'ascolto, più si mettevano a loro agio nel riferire situazioni della loro vita!
E' come se fossero giunti ad un punto oltre il quale scema quella rigidità e quel rigore che da adulti li si usa spesso come paraventi delle fragilità o comunque come condotta che si vuole avere.
Ho una zia alla quale sono legatissima, che considero come una seconda mamma. Con lei, più taciturna di me, non abbiamo mai scambiato grandi discorsi, però ci ha sempre legate un grande affetto e io sapevo di poter contare su di lei sempre. Adesso che sta avendo problemi di salute, manifesta il bisogno di parlare dei disturbi che avverte ma anche di tante altre cose che fanno parte della sua quotidianità, come pure di fatti del passato.
Ovviamente per la zia non sono una sconosciuta e quindi non è così strano che sia riuscita a superare quella sua chiusura caratteriale, la stranezza sta nel fatto che adesso, con mia enorme sorpresa, dialoga moltissimo pure con chi incontra per la prima volta! Mi riferisce i dialoghi che ha e noto nel suo raccontare la sua stessa sorpresa di sapersi relazionare.
Ha trovato nello scambio comunicativo il nutrimento che le ridà vigore anche a livello fisico, infatti esce di più pur con tutti gli acciacchi che ha, va a trovare Signore più anziane di lei con le quali passeggia ai giardinetti, partecipa ai pellegrinaggi religiosi, alle gite sulla neve...una vera trasformazione, della quale sono felicissima per lei, in cui ci leggo la voglia fortissima di tenere lontana la solitudine ma anche il bisogno di aggrapparsi a quanto di dinamico offre la vita.
Ciao Graziellina
Giusy
 

 



Respuesta  Mensaje 3 de 6 en el tema 
De: Liana Enviado: 17/04/2010 16:30
Credo che ognuno di noi senta spesso il bisogno di aprirsi, di comunicare, di raccontarsi, ma non sempre troviamo il tempo, il modo e le persone giuste per poterlo fare: Il lavoro, la casa, la famiglia, il sociale ci avvolgono senza lasciare spiragli. E si va avanti... accumulando dentro malcontenti e parole non dette. Poi un giorno in cui, per caso, ti trovi fuori dal vortice ti accorgi che ci sono tante altre persone che vivono o hanno visssuto lo stesso tuo problema e ti scopri ad aprire il tuo cuore a gente che non conosci, ma è così che s'imparara ad entrare dentro se stessi, mettendo a confronto la propria vita con quella del proprio prossimo. E' solo confrontandosi che si riesce a dare la giusta importanza ai propri problemi ed a mettere in discussione il nostro modo di essere e di porci verso noi stessi e verso chi ci sta vicino.
 
 
Linda

Respuesta  Mensaje 4 de 6 en el tema 
De: solidea Enviado: 17/04/2010 18:52
Io è dal 2007 che vado in ospedale periodicamente con mio marito, oltre che a sembrare vecchi amici se ci rivediamo , a sentire i discorsi che qualcuno fa con chi conosce meglio ti accorgi che anche se stai male ....riprendi la tua croce ben contento, perchè al peggio non c'è mai fine.
Lucia.

Respuesta  Mensaje 5 de 6 en el tema 
De: Tony Kospan Enviado: 17/04/2010 19:19

 

Alla tua domanda cara Grazia rispondo che l'origine di ciò che hai evidenziato
è forse la solitudine...
insieme alla possibilità di aprirsi senza problemi
con persone sconosciute...
e dunque entrambi i fattori...
 
 
Inoltre sono venuti meno un pò i classici luoghi di associazione come
chiese... bar... club... etc...
e dunque c'è molta "fame" in giro di socializzazione...
 
L'avvento del web... poi fa da surrogato dei rapporti di amicizia reali...
con i suoi "social network".. le sue Com. ... ma anche con i vari messenger etc...
ed infatti l'inizio dei rapporti virtuali in genere è liberissimo
proprio perché non ci si conosce affatto
e se la persona con cui chattiamo non ci piace...
con un clic potremo non sentirla più...
 
 
 
Certo quel sgnore che offriva biglietti...
era davvero affamato di dialogo... di amicizia... di confidenza...
e probabilmente anche vittima della solitudine...
 
Ciao Grazia e complimenti per la tua bella considerazione... ed analisi...
e così anche per tutte le amiche che hanno espresso il loro parere...
 
Orso Tony
 
 

Respuesta  Mensaje 6 de 6 en el tema 
De: Lietta V Enviado: 18/04/2010 08:44

 

La solitudine è divenuta un po’ lo spauracchio di questa nostra epoca troppo distratta e superficiale.

Mio nonno  ricordava sempre quanto sostegno gli individui trovassero nel fitto intreccio di relazioni sociali. Oggi,invece,soprattutto nelle grandi città,negli alveari anonimi dove a malapena ci si conosce,si è perduto il senso antico della solidarietà. Ognuno si chiude nel proprio egoistico isolamento.

Il problema è avvertito soprattutto dagli anziani. Anche a me sono capitate esperienze simili alla vostra. Intruppata in quelle interminabili file all’ ufficio postale,incontro un gentile vecchietto,che inaspettatamente,mi offre il suo numero affermando di non avere fretta. Io che ho un carattere abbastanza riservato,mi sono meravigliata  della confidente apertura con cui quella persona mi parlava di fatti privati. Dopo un po’ era come se fossimo vecchi amici. Io credo che in lui si agitasse il bisogno insoddisfatto di rapporti umani,e forse,con una sconosciuta,riusciva a fare fluire più liberamente i problemi che lo angosciavano.

Ho costatato come quella solitudine esistenziale, di cui molti sono afflitti, venga lenita dai contatti in internet. Forse le persone,dietro lo schermo,si sentono più libere di esprimersi. Per me non è così. Affatto. Solo se conosco profondamente una persona, riesco a condividere ciò che ho dentro l’animo.  Qualche volta,però mi è successo,quando qualcuno ha inviato post dolenti,in cui una pena,a lungo covata,finalmente trovava sbocco. Ho pensato:internet ha un po’ la funzione di una seduta d’analisi,rozza,certo,ma  capace allentare,almeno temporaneamente,i nodi esistenziali. Condividere,in certi casi,ha una funzione catartica.

Buona Domenica

Lietta



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