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De: ghibli259 (Mensaje original) |
Enviado: 14/05/2010 12:51 |
COME HAI POTUTO?"
Quando ero una cucciola, ti ho divertito con le mie buffonate e ti ho
fatto ridere. Mi chiamavi la tua bambina e nonostante un certo numero di
scarpe rosicchiate ed un paio di guanciali squartati e sparpagliati
ovunque, sono diventata la tua migliore amica.Ogni qualvolta facevo la "
discola " mi agitavi il dito davanti al naso e mi chiedevi " Come hai
potuto?", ma poi cedevi e mi rotolavi sulla pancia per una grattatina.
La mia educazione casalinga fu un po' più lunga di quel che pensavi,
perché eri molto indaffarato, ma ci abbiamo lavorato insieme. Ricordo le
notti in cui mi rannicchiavo vicino a te nel letto ed ascoltavo le tue
confidenze ed i tuoi sogni segreti e credevo che la vita non sarebbe
potuta essere più perfetta. Andavamo a fare lunghe camminate e corse nel
parco, giri in macchina, fermate per il gelato (per me solo il cono
perchè "il gelato fa male ai cani", dicevi), ed io mi facevo lunghi
pisolini al sole, aspettando che tornassi a casa alla fine della
giornata. Impercettibilmente, hai iniziato a trascorrere più tempo al
lavoro, a pensare alla tua carriera ed a dedicare più tempo alla ricerca
di una compagna umana. Ti ho aspettato con pazienza, consolandoti
comunque nei dolori e nelle delusioni, non ti ho mai rimproverato per le
decisioni sbagliate e ho salutato con gioia ogni tuo ritorno a casa,
anche quando ti sei innamorato. Lei, che ora è tua moglie, non è
"persona da cani", ma le ho dato comunque il benvenuto nella nostra
famiglia, provando a dimostrarle affetto e obbedendole... Ero felice,
perchè tu eri felice.
Quando sono arrivati i bambini, ho condiviso la vostra agitazione. Sono
stata affascinata dal loro aspetto roseo, dal loro odore e avrei voluto
far loro da madre. Solo voi due potevate temere che potessi far loro del
male, ma ho passato la maggior parte del tempo in un'altra stanza, o in
gabbia. Oh, come avrei voluto amarli, ma sono divenuta una "prigioniera
dell'amore".
Quando hanno iniziato a crescere, sono diventata la loro amica. Si
aggrappavano al mio pelo e si trascinavano sulle loro tremolanti
gambette, mi cacciavano le dita negli occhi, esploravano le mie orecchie
e mi baciavano sul naso. Di loro, adoravo tutto e le loro carezze -
perchè le tue carezze erano ormai diventate così rare - ed io li avrei
difesi fino alla morte, se fosse stato necessario. Avrei voluto
sgusciare dentro i loro letti ed ascoltare le loro ansie ed i loro sogni
segreti, ed insieme avremmo aspettato di sentire arrivare il rumore
della tua auto.
C'era un tempo in cui, quando qualcuno ti chiedeva se avessi un cane, tu
tiravi fuori la mia foto dal portafoglio e iniziavi a raccontare di me.
In questi ultimi anni, hai risposto solo "si" e hai cambiato discorso.
Sono passata dall'essere il "tuo cane" a "solo un cane", e tu a
lamentarti per ogni spesa affrontata per me. Ora, hai l'opportunità di
fare una nuova carriera in un'altra città, e tu e loro vi trasferirete
in un appartamento dove gli animali non sono ammessi. Tu hai preso la
giusta decisione per la tua" famiglia", ma c'era un tempo in cui ero io
la tua sola famiglia.
Ero eccitata all'idea del viaggio in auto, fino a quando siamo arrivati
al rifugio per animali. Odorava di cani e di gatti, di paura, di
disperazione. Hai compilato le carte e hai detto "So che troverete una
buona casa per lei". Loro hanno fatto spallucce e ti hanno guardato con
sguardo afflitto. Conoscono la realtà che riguarda un cane di mezza età,
sia pure con le "carte". Hai dovuto staccare le dita di tuo figlio dal
mio collare mentre lui gridava "No, babbo! Per favore, non lasciare che
prendano il mio cane!" Ed ero preoccupata per lui e di che lezione le
stavi giusto impartendo su amicizia e lealtà, su amore e responsabilità,
e sul rispetto per ogni vita. Mi hai dato una pacca di addio sulla
testa, evitando i miei occhi, e ti sei cortesemente rifiutato di portare
con te il mio collare ed il mio guinzaglio. Avevi una scadenza da
rispettare, ed ora anch'io ne ho una che mi attende.
Dopo la tua partenza, le due gentili signore dissero che certamente tu
lo sapevi da mesi di questo trasloco e ciò nonostante non hai fatto
alcun tentativo di trovarmi una buona casa. Scossero la testa e mi
chiesero "Come hai potuto?". Qui al canile, con noi sono premurosi,
tanto quanto lo permettono i loro impegni. Naturalmente, ci danno da
mangiare, ma io già da giorni ho perso l'appetito. All'inizio,
ogniqualvolta qualcuno passava davanti al mio recinto, correvo al
cancello, sperando che fossi tu, - che avessi cambiato idea - che questo
fosse tutto un brutto sogno...o almeno speravo che fosse qualcuno che
si interessasse a me, qualcuno che avrebbe potuto salvarmi.
Quando capii che non avrei potuto competere con lo zampettare di un
cucciolo allegro, inconscio del suo destino, mi ritirai nell'angolo più
lontano ed aspettai. Sentii i suoi passi che venivano per me alla fine
della giornata, e la seguii silenziosamente lungo il corridoio, fino ad
una stanza isolata. Una stanza magnificamente tranquilla. Lei mi piazzò
sul tavolo e mi strofinò le orecchie e mi disse di non preoccuparmi. Il
mio cuore martellava nell'attesa di ciò che stava per succedere, ma
c'era anche un senso di sollievo. La prigioniera dell'amore ha esaurito i
suoi giorni. Come è mia natura, era più preoccupata per lei. Il
fardello che sopporta la opprime profondamente, e lo so, così come
conoscevo ogni tuo umore.
Gentilmente mi ha messo un laccio emostatico su una delle mie zampe
anteriori, mentre una lacrima le scendeva lungo una guancia. Le leccai
la mano così come facevo con te per consolarti tanti anni fa. Senza
farmi male mi infilò l'ago ipodermico in vena. Come sentii la puntura ed
il freddo liquido scorrere nel mio corpo, mi lascia andare sonnolenta,
la guardai nei suoi occhi buoni e mormorai "Come hai potuto".
Forse perchè non capì bene il mio linguaggio canino, mi rispose "Sono
così dispiaciuta". Mi abbracciò ed in fretta mi spiegò che era il suo
lavoro essere sicura che io andassi in un posto migliore, dove non sarei
stata ignorata, o maltrattata o abbandonata, o dove non avrei dovuto
arrangiarmi da sola - un posto di amore e di luce, così diverso da
questo luogo terreno. E con le mie ultime energie, cercai di spiegarle
con un colpo di coda che il mio "Come hai potuto?" non era rivolto a
lei. Era per te, Mio Amato Padrone, era a te che stavo
pensando...Penserò sempre a te e ti aspetterò per sempre. Che tutti ,
nella tua vita, possano continuare a mostrarti così tanta lealtà.
By Jim Willis 2001 traduzione di Patrizia Fiorenzato
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Io non riesco a leggere queste cose, mi viene da piangere e anche una grandissima rabbia. |
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