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A.R.T.E.: Anniversario della nascita di Cezanne
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Respuesta  Mensaje 1 de 2 en el tema 
De: primula46  (Mensaje original) Enviado: 19/01/2011 10:29





Autoritratto con berretto - 1875 circa - Olio su tela cm. 53 x 38
San Pietroburgo, The State Hermitage Museum




" Oggi ti vorrei raccontare un poco di Cézanne. Per quanto riguarda il lavoro, così afferma, ha vissuto da bohémien fino ai quarant' anni. Solo più tardi, con la conoscenza di Pissarro, ha preso gusto al lavoro. Ma, allora, fino al punto di passare gli ultimi trent'anni della sua vita non facendo altro che lavorare. Senza gioia invero, come sembra, con una rabbia incessante, in conflitto con ogni sua singola opera, perché nessuna di esse gli sembrava raggiungere ciò che egli riteneva essere la cosa più indispensabile.


La chiamava la réalisation, e la trovava nei 'veneziani' che aveva visto e rivisto al Louvre e apprezzava incondizionatamente. Il convincente, il farsi cosa. La realtà sublimata fino a divenire indistruttibile attraverso la propria esperienza dell' oggetto, era questo che gli pareva l'intento più intimo del suo lavoro; vecchio, malandato, ogni sera consunto fino allo spasimo dal regolare lavoro giornaliero (tanto che spesso andava a dormire alle sei, all'imbrunire, dopo una cena mandata giù distrattamente), arrabbiato, diffidente, deriso ogni qualvolta si recava al suo atelier, schernito, maltrattato ... sperava un giorno, di raggiungere quel compimento che egli sentiva come l'unico essenziale. In tal modo [ ... ] egli aveva esacerbato le difficoltà del suo lavoro nella maniera più ostinata ... si muoveva avanti e indietro nel suo studio, che aveva la luce sbagliata, in quanto il capomastro non aveva ritenuto necessario dare ascolto a quel vecchio bizzarro che a Aix erano tutti d'accordo nel non prendere sul serio. Si muoveva avanti e indietro per lo studio, dove giacevano sparse le mele verdi, oppure si sedeva disperato nel giardino e ci restava. E davanti a lui si stendeva la piccola città, ignara, con la sua cattedrale; una città per cittadini per bene e discreti, mentre lui, come suo padre che era cappellaio aveva previsto, era divenuto un'altra cosa; un bohémien [ ... J. Volevo raccontarti tutto questo perché in cento punti si ricollega a tante cose intorno a noi, e a noi stessi. Fuori piove incredibilmente come prima. Addio ... domani parlerò ancora di me. Ma tu certo sai quanto l'abbia fatto anche oggi ... »
Così scriveva il poeta Rainer Maria Rilke a sua moglie Clara Westhoff, scultrice, il 9 ottobre 1907 da Parigi, dopo un' altra intensa visita alla grande retrospettiva che il Salon d'Automne dedica a Paul Cézanne a un anno dalla sua scomparsa.




La signora in blu - 1904 circa - Olio su tela cm. 88,5 x 72
San Pietroburgo, The State Hermitage Museum


Paul Cézanne nasce a Aix-en-Provence il 19 gennaio 1839 da Louis-Auguste Cézanne e Anne-Elisabeth Honorine Aubert.
Nell’"'immaginare" Cézanne - tutti gli uomini" difficili", perché certi e imprevedibili, vanno immaginati - bisogna portarlo davanti a un Sinedrio, nell' atto d'ascoltare da giudici confusi e impacciati una sentenza già decisa e ch'egli ha fatto di tutto per meritare senza colpa, nell'aprirei gli occhi. Cézanne ha detto la verità, più verità di quanto era capace di comprendere: una verità da sgomento che approderà come tutti i vangeli nelle istituzioni e nelle chiese. Tutte le chiese pittoriche del nostro secolo, tutte le istituzioni eversive o concilianti, si sono dette venire da lui, di lui celebrando le parole con le quali sino alla morte aveva cercato d'intendere il suo "non potere andare più addentro", come scriveva Leopardi, il suo ostinato "realizzare", per dare al colore, ai piani del colore, alle "sensazioni colorate", quel che toglieva all'arbitrio e all'autorità della luce. A due anni dalla morte, nel giugno del 1904, rispondendo a Émile Bernard, egli si confessava vivere "sotto l'urto di sensazioni" e, nonostante la sua età, "aggrappato alla pittura". Un mese prima, allo stesso interlocutore, ancora rifuggendo dall' astrazione, propria della letteratura e di una luce che, nell' assistere preordinatamente il pittore, gli assicura dal nero al bianco un appoggio di segno e di tono che lo ferma proprio nell' atto con cui egli dovrebbe "possedersi saldamente", si ostinava a riconoscere che "non si è mai troppo scrupolosi, né troppo sinceri, né troppo sottomessi alla natura" e che "bisogna penetrare quanto si ha davanti e insistere nell' esprimersi". L'occhio diventa "accentratore a forza di osservare e lavorare". L'ostinato macrobita, a tre mesi soli dalla morte, nell'ultima lettera a Bernard, incita se stesso" alla prova su quanto si pensa presenti seri ostacoli".




Zuccheriera, bricco e piatto con frutta - 1890 circa - Olio su tela cm. 61 x 90
Mosca, Museo Puskin



Galleria Cezanne
  




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Respuesta  Mensaje 2 de 2 en el tema 
De: Tony Kospan Enviado: 22/01/2011 12:11




 
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