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M I T I . . . N O S T R I . . .: Aldo Palazzeschi
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Respuesta  Mensaje 1 de 2 en el tema 
De: solidea  (Mensaje original) Enviado: 02/02/2011 15:40
File:Nunes Vais, Mario (1856-1932), Aldo Palazzeschi.jpg
Aldo Palazzeschi

(Firenze, 2 febbraio 1885Roma, 17 agosto 1974)

è stato un poeta italiano, padre della neoavanguardia.

Sebbene il suo nome vero fosse Aldo Giurlani, dal 1905 iniziò a firmarsi con il cognome della nonna materna (Palazzeschi) nacque da una famiglia di agiati commercianti; per volontà del padre frequentò gli studi in ragioneria, dedicandosi poi all'arte e alla scrittura. Dalla seconda attività conseguì una ricca produzione letteraria che diede al Palazzeschi fama di rango nazionale. Tuttora viene considerato tra i maggiori poeti del Novecento. Inizialmente, si dedicò alla recitazione: nel 1902 si iscrisse alla regia scuola di recitazione "Tommaso Salvini". Nelle compagnie teatrali conobbe anche Gabriellino, figlio di Gabriele D'Annunzio. Fu probabilmente proprio la passione teatrale a far sì che l'artista rinunciasse al suo cognome anagrafico assumendo uno pseudonimo. Infatti, il padre non vedeva di buon occhio il fatto che Palazzeschi si dedicasse alla recitazione, tanto meno se questa attività veniva praticata con il nome di famiglia.Con il tempo, Palazzeschi si staccò dall'attività teatrale per dedicare il suo lavoro alla poesia. Grazie all'appoggio finanziario della famiglia, fu in grado di pubblicare le sue raccolte a proprie spese. Fu così che nel 1905 pubblicò il primo libro di poesie, I cavalli bianchi. La raccolta avvicinava Palazzeschi al Crepuscolarismo tanto per lo stile quanto per i contenuti. Il libro fu recensito in modo positivo da Sergio Corazzini. Dopo circa un anno, alla prima opera seguì Lanterna. In questa come nella precedente raccolta, i componimenti di Palazzeschi sono oscuri, fiabeschi e ricchi di simboli poco trasparenti. A dispetto della giovane età dell'artista, ricorre ripetutamente nelle poesie il riferimento alla morte, tema che percorre entrambe le raccolte allo stato latente. Altri motivi ricorrenti sono la malattia e la vecchiaia. Nel 1908 pubblicò, il suo primo romanzo di stile liberty dal titolo : riflessi, ricco di fonti fiabesche e di sapore abbastanza chiaramente omosessuale. Seguì la terza raccolta Poemi, che avrebbe portato per la prima volta Palazzeschi ad un pubblico più ampio. In questa eterogenea opera ricordiamo Chi sono?. Rispetto a quanto si poteva osservare nelle prime due raccolte, il tono è stavolta più solare. Pare che con il tempo l'artista si attenga sempre di meno a canoni formali di qualsiasi natura. Anche se durante la prima produzione letteraria Palazzeschi gradiva il fatto di restare più o meno nell'anonimato, stavolta la raccolta non passerà inosservata. Palazzeschi fu dunque invitato a collaborare alla rivista "Poesia". Pubblicherà la raccolta di poesie l'Incendiario. Qui si ritrova lo scherzoso componimento Lasciatemi divertire, dove il poeta si immagina di recitare la poesia davanti ad un pubblico costernato e scandalizzato. Il 1913 è l'anno del romanzo Il codice di Perelà. Segue il manifesto del Controdolore nel 1914. Palazzeschi inizia dunque a collaborare intensivamente con il movimento futurista recandosi spesso a Milano e ripubblicando le sue poesie grazie all'appoggio ricevuto. Alla vigilia della grande guerra i nodi vennero al pettine: Palazzeschi si dichiarò neutralista e si oppose dunque all'intervento dell'Italia nel primo conflitto mondiale che veniva invece propagato dal movimento futurista deimarinettiani. Per quanto riguarda la poesia, alla vigilia della guerra Palazzeschi aveva ormai dato il meglio di sé. Si avvicinò all'ambiente de La Voce di Giuseppe De Robertis e iniziò a collaborare per la rivista. Durante l'estate del 1916, pur essendo stato riformato alla visita militare, venne richiamato alle armi come soldato del genio. Fu per poco tempo al fronte e in seguito di stanza a Firenze, a Roma e a Tivoli. Si ritrovano i ricordi di quel periodo nei suoi bozzetti di Vita militare e nel libro autobiografico Due imperi...mancati 1920. Durante gli anni del fascismo, Palazzeschi non partecipò alla cultura ufficiale; compì qualche viaggio a Parigi e dal 1926 collaborò al Corriere della sera. Nel 1921 pubblicò il suo primo libro di racconti, sempre presso Vallecchi, Il re bello; nel 1926  e altri. Fra il 1930 e il 1931 si recò più volte a Parigi dove ebbe modo di conoscere Filippo De Pisis, Pablo Picasso, Georges Braque, Henri Matisse. Nel 1930 venne stampata dall'editore Preda a Milano l'edizione definitiva delle Poesie risistemate con adattamenti dettati dal suo nuovo gusto poetico; nel 1932 sono Stampe dell'Ottocento, prose di ricordi; del 1934 è il romanzo Sorelle Materassi, forse il principale della sua carriera di romanziere. Il 1937 è l'anno de Il palio dei buffi, seconda raccolta di novelle. Nel 1938 muore il padre e nel 1939 la madre e Palazzeschi, nel 1941, si trasferisce a Roma dove abiterà fino alla morte. Nel 1948 vinse il premio Viareggio con il romanzo I fratelli Cuccoli e nel 1957, dopo altri libri in prosa. Nel 1960 l'Università di Padova gli conferì la laurea in lettere honoris causa. Negli anni della vecchiaia Palazzeschi scrisse ancora moltissimo: nel 1964 le prose autobiografiche e molti altri. Collaborò inoltre alla produzione dello sceneggiato televisivo Sorelle Materassi, messo in onda dalla RAI sempre nel 1972. Questo evento mediale fu di vasta portata: l'opera dell'artista, giunto ormai a tarda età, fece il suo ingresso in milioni di focolai domestici e diede un contributo tutt'altro che trascurabile alla fama del Palazzeschi romanziere. Nel 1974, quando si stavano preparando i festeggiamenti per i suoi novant'anni e la rivista Il Verri gli dedicava un numero monografico, lo scrittore, colto da crisi polmonare, morì. Era il 18 agosto.

 


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Respuesta  Mensaje 2 de 2 en el tema 
De: Tony Kospan Enviado: 02/02/2011 21:23
 
Chi sono?
di
Aldo Palazzeschi
 
Son forse un poeta?
       No, certo.
       Non scrive che una parola, ben strana,
       la penna dell'anima mia: 
    "follia".
       Son dunque un pittore?
       Neanche.
       Non ha che un colore
       la tavolozza dell'anima mia: 
  "malinconia".
       Un musico, allora?
       Nemmeno.
       Non c'è che una nota
       nella tastiera dell'anima mia: 
  "nostalgia".
       Son dunque... che cosa?
       Io metto una lente
       davanti al mio cuore
       per farlo vedere alla gente. 
 Chi sono?
       Il saltimbanco dell'anima mia.





 
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