Esordì tredicenne al Teatro Centrale di Napoli, interpretando quelle che sarebbero diventate le sue specialità: la "canzone in giacca" drammatica e quella da "dicitore" in abito da sera, rivelando le straordinarie doti di caratterista che l'avrebbero reso, per oltre mezzo secolo, uno degli interpreti più amati dal pubblico italiano. Nel 1927 entrò nella compagnia di sceneggiate Cafiero-Fumo e nel 1928 si avvicinò con successo alla sceneggiatura. Capocomico nel 1936, si dedicò alla grande rivista, fino al secondo dopoguerra, accanto a Wanda Osiris e poi a Titina De Filippo, dando vita a straordinarie macchiette, tra le quali l'indimenticabile Ciccio Formaggio, dei simboli della sua comicità ed ispirò alcuni fortunati spettacoli di rivista come Mazza, Pezza e Pizzo e Quagliarulo se ne va, oltre al popolare film Il barone Carlo Mazza di Brignone (1948). Esordì al cinema nel 1938 con Nonna Felicita di Mattoli ma fu stabilmente attivo dal dopoguerra interpretando un centinaio di pellicole; iniziò la sua collaborazione con Totò, di cui fu spalla affidabile e devota. Al cinema restò attivo fino al 1971. Si dedicò anche alla prosa costituendo una propria compagnia solo nel 1955 e mettendo in scena, oltre a farse e commedie leggere, i testi dell'amico e maestro Raffaele Viviani, di cui propose fra l'altro L'ultimo scugnizzo (1956) e Don Giacinto (1961), che valorizzarono al meglio la sua intensa espressività. Interprete versatile, ugualmente a suo agio con la paglietta tagliuzzata del macchiettista, con gli abiti dimessi dello sfortunato professore di Anni facili di Zampa (1953), con i ruoli comici di Accadde al commissariato di Simonelli (1954), fu anche uno dei comici in assoluto più presenti alla radio, dove accentuò, più che l'eleganza che lo contraddistingueva sul palcoscenico, la voce duttile e la gioiosa caratterizzazione napoletana. Negli anni cinquanta partecipò a molti dei più popolari varietà radiofonici del momento (Rosso e nero, 1951; Chicchirichì, 1953; L'occhio magico, 1954; Fermo posta, 1956) e condusse Il fiore all'occhiello (1958). Interpretò inoltre numerose riviste imperniate sulle gag del "napoletano, oltre a riviste di tema vario .Fu protagonista anche di varie commedie.Graditissimi al pubblico radiofonico, inoltre, i vari "one man show" che presentavano i suoi maggiori successi, da Mostra personale (1958, regia di Giagni) ad Il mio spettacolo: Nino Taranto di Luzi (1961, regia di Marco Lami), a Paglietta a tre punte (1963). Negli anni sessanta accrebbe la sua popolarità con numerose partecipazioni televisive, come il varietà Lui, lei e gli altri (1956), firmato da Marchesi e Metz e l'edizione 1964-65 di Canzonissima dal titolo Napoli contro tutti, ma senza abbandonare la radio. Nel 1962 condusse Il cronotrotter, mentre nel 1968 fu l'interprete della rubrica di canzoni e poesie napoletane Cinque rose per Nanninella. Anche gli anni settanta (nei quali Taranto intensificò la presenza cinematografica) lo videro impegnato in un'intensa attività radiofonica: ospite fisso di molte edizioni di Gran varietà, nel 1976 interpretò, per il ciclo Una commedia in trenta minuti. Nel 1977 fu tra i conduttori di Un altro giorno e presentò la rassegna di poeti e musicisti partenopei Pagine napoletane, mentre nel 1980 partecipò a La bella bionda di Imbriani (regia di Carlo Di Stefano) e nell'81 tornò ai microfoni per presentare Lezione di farsa, itinerario radiofonico sulla fortuna e sfortuna della comicità plebea diretto da Magliulo. Nel 1985 la RAI trasmise Taranto-story, monografia in quattro puntate dedicata al celebre attore partenopeo e nel 1993 la radio italiana gli dedicò il tributo La più bella paglietta di Napoli, che ne ripercorreva gli indimenticabili successi. Nino Taranto morì nella sua Napoli nel 1986, all'età di settantotto anni, lasciando un grande rimpianto nel suo affezionatissimo pubblico che lo amava con grande affetto e rispetto.