Il ritratto nel Novecento
Sulla linea legata agli aspetti compositivi, cromatici e tonali, si sviluppa la poetica del ritratto di Gustav Klimt. Capolavori come il Ritratto di Margarethe Stonborough- Wittgenstein e il Ritratto di Adele Bloch-Bauer sono felici compromessi fra l'imitazione fisionomica e l'interpretazione decorativa degli elementi accessori della figura, come il vestito e l'ambiente entro il quale questa è collocata. La soluzione proposta da Klimt privilegia, qui, l'elemento piatto con il quale contrasta quello volumetrico e plastico del volto, delle mani e delle braccia.
a sinistra
Egon Schiele, Ritratto di Ida Roessler, Historisches Museurn, Vienna, realizzato nel 1912.
a destra
Pablo Picasso, Ritratto di donna col colletto blu, collezione privata, datato 1941.
Gustav Klimt, Ritratto di Adele Bloch-Bauer I, Òsterreichische Galerie,Vienna, risalente al 1907.
La scelta di Klimt dipendeva, anche, dal recupero degli aspetti stilistici dell'arte bizantina e senese rivisitata alla luce delle nuove esigenze espressive. Questi inserti decorativi previsti dal pittore austriaco trovarono un'interpretazione espressionista nei ritratti di Egon Schiele, mentre nel Picasso del periodo cosiddetto neoclassico (1917 - 1924), furono riproposti in termini più fotografici, ma altrettanto suggestivi. Lo attestano, per esempio, opere come il celebre Paulo vestito da Arlecchino e il Ritratto di Olga in poltrona dove gli elementi accessori come il vestito, la poltrona, il cappello e il ventaglio dei due personaggi ritratti, rispettivamente figlio e moglie del pittore spagnolo, sono in bilico fra stilizzazione e naturalismo.
Matisse, Autoritratto del 1900 - Collezione privata
Molteplici punti di vista
Tuttavia, la grande novità nel ritratto del Novecento va individuata nell'applicazione al tema della poetica cubista. Vòlto al recupero di un'estetica rinnovata come quella che derivava dalla conoscenza delle civiltà africane e influenzato dalla sconvolgente esperienza pittorica di Cézanne (che d'altra parte aveva già affrontato la problematica del ritratto), il cubismo proponeva un modo del tutto nuovo di considerare questo genere di soggetto.
Francis Bacon, Ritratto di Geoige Dyer in uno specchio, collezione privata.
In questo ritratto del 1968, il pittore inglese sottolinea la decadenza della carne, destrutturando la figura in forma organica e non geometrica.
Un esempio chiaro è costituito dal celebre Ritratto di Vollard (1910). Spezzettato in una miriade di piani che parevano il risultato della rottura di un caleidoscopio, la fisionomia di Vollard emerge dall'incastro di questi frammenti spaziali che non registrano differenza fra sfondo e volto. Picasso cerca una somiglianza in filigrana che aggiunge geometria all'immagine dell'uomo e la spezza in molteplici punti di vista.
Henri Matisse, Fanciulla con tulipani, Errmitage, San Pietroburgo.
Questo interesse per la frantumazione della fisionomia, lo ritroviamo nella poetica di Umberto Boccioni, nelle sculture dell'Antigrazioso e, con specifico interesse per il ritratto, in opere come Materia del 1912, che altro non è se non il ritratto della madre dell'artista.
Salvador Dali, Ritratto di Luis Bunuel, Museo Nazionale Regina Sofia, Madrid.
L’autore ritrae, nel 1924, l'amico regista conosciuto all'Accademia d'Arte di San Femando a Madrid.
Buona parte della pittura del Novecento, infatti, si è lasciata affascinare dalle possibilità espressive della deformazione del volto che ha seguito, come si è visto, una linea tracciata già da Van Gogh e poi seguita dagli "espressionismi" tedesco e francese. Abbiamo così le interpretazioni spigolose di Kirchner e quelle più materiche di Kokoscka, mentre alla stagione espressionistica dei fauves si lega per un certo periodo lo stesso Matisse, che tenderà a semplificare i tratti privilegiando il colore.
Icone del XX secolo
Una linea personalissima sulla poetica del ritratto "deformato" da un graffiante calligrafismo, sarà inaugurata da Otto Dix e George Grosz che arriveranno al limite del caricaturale. Sulla sponda opposta di questo immaginario fiume di creatività troviamo Modigliani, alla ricerca di una soluzione, per così dire "classica" del problema, anche se il tema della "deformazione" non è stato da lui per nulla abbandonato. Si tratta di un percorso, infatti, che attinge alle incertezze e agli orrori del secolo, sicché riemerge nella sensibilità di artisti come Francis Bacon il quale pone l'accento sulla decadenza della carne e sull'inevitabile senso di morte che promana dalla presenza di ciascuno dei personaggi ritratti, sia che si tratti di figure immaginarie come quello celebre derivato dall'Innocenzo X di Velasquez, sia che l'artista affronti committenze reali come il Ritratto di George Oyer. È comunque questo l'aspetto che meglio sintetizza il carattere del ritratto nel XX secolo.
Picasso, Ritratto di Ambroise Vollard 1909-1910 Mueo Puskin, Mosca
Ambroise Vollard, che già nel 1901 aveva organizzato una mostra di Picasso, viene qui ritratto dall'artista spagnolo nel corso del suo lungo soggiorno parigino. Nonostante la destrutturazione dell'immagine, la somiglianza con il soggetto è notevole.
LA RICERCA CUBISTA di Picasso e di Braque non risparmia neppure la figura umana, e meno che mai il volto che diviene una palestra per esercizi di simultaneità visiva. Questi esercizi sfoceranno nelle più ardite soluzioni pittoriche degli anni Trenta, grazie alle quali un volto o un oggetto si vedono contemporaneamente, da punti di vista diversi.
L'IMBARAZZO comunicato da quest'immagine, che sembra vista attraverso un vetro rotto, risiede nel fatto che il volto pare difficilmente decifrabile, poiché si confonde con lo sfondo. È questo un effetto voluto, derivato dalla convinzione che lo spazio sia una realtà continua all'interno della quale si collocano gli oggetti o le persone che, di fatto, ne sono l'increspatura concreta.
Warhol, Early colored Liz 1963, Sonneband Collection, New York
La novità assoluta dei ritratti di Warhol risiede nel fatto che l'artista recuperava l'immagine da ritrarre da fotografie o stampe di rotocalchi dell'epoca, senza neppure conoscere l'interessato, icona di un particolare momento storico.
È QUESTO il ritratto di Elisabeth Taylor, detta Liz, la grande attrice che da bambina diede il volto alla padroncina di Lassie e da grande impersonò Cleopatra, bellezza dell'antichità per eccellenza. La litografia di Warhol è un omaggio alla sua bellezza che in quel momento si temeva insidiata da una grave malattia.
LA SCELTA CROMATICA di Warhol ha una grande importanza, perché sebbene segua qui criteri imitativi, li stravolge seguendo una logica di simultaneità cromatica che aggiunge e sottrae, al tempo stesso, espressività all'immagine.
Se, infine, il Surrealismo si avventura nelle pieghe dell'anima con il camuffamento (si pensi ai vari ritratti di Gala come Madonna o come Ninfa ispiratrice di DaIì, l'arte di Andy Warhol annienta la pratica di ritrarre chi si conosce. Molti dei suoi sono ritratti di persone mai viste dal vero (come Mao, Marilyn, Presley), ma trasformate in icone di un'epoca, anche dal suo intervento.
Lichtetnstein, Ritratto di donna 1979 – Collezione privata
La fama di Lichtetnstein si deve alla sua idea di riprodurre le tavole dei fumetti su tele di grande formato, con tanto di nuvolette e suoni onomatopeici. Un'intuizione che fornì all'artista gli strumenti di un linguaggio grafico estremamente originale.
NON SI SA ESATTAMENTE chi sia il soggetto di questo ritratto e in fondo, non interessa neppure. La spigolosità del volto, infatti, è uno spunto interessante e del tutto sufficiente all'artista perché, a prescindere da somiglianze e nominalismi, sperimenti le sue capacità grafiche e pittoriche.
IL LINGUAGGIO tratto dai fumetti e dalla tecnica della stampa viene qui utilizzato per la descrizione della volumetria e della plastica del volto che viene "smontato" secondo un rigore esclusivamente compositivo, che sfrutta in questo senso ombre, luci e mezzi toni. Si noti, infatti, che i colori naturali sono sostituiti dai tre fondamentali: giallo, rosso e blu.
Fonte I grandi temi della pittura
Ricerche e impaginazione di Grazia
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