Nacque il 2 settembre 1840 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri: fu registrato all'anagrafe di Catania. Il padre, Giovanni Battista Catalano, era di Vizzini e possibile ritenere che la nascita di Verga sia avvenuta nei pressi di Vizzini, dove la famiglia Verga aveva delle proprietà, e discendeva dal ramo cadetto di una famiglia alla quale appartenevano i baroni di Fontanabianca; la madre si chiamava Caterina Di Mauro e apparteneva ad una famiglia borghese di Catania. Nato prematuro di 7 mesi, nella villa di campagna di Vizzini il piccolo sarebbe poi stato riportato nel capoluogo etneo poiché l'epidemia di colera nel frattempo, si era spostata nelle campagne vizzinesi. Un'altra constatazione è relativa a un'annotazione apposta sull'occhiello di una copia della prima edizione delle Novelle Rusticane, che Verga regalò all'amico scrittore Luigi Capuana. Si legge: « A Luigi Capuana "villano" di Mineo - Giovanni Verga "villano" di Vizzini. » l'uso del termine villani dimostrerebbe, comunque, come Verga fosse a conoscenza di essere nato in un piccolo paese di provincia (come Capuana), a Vizzini o quasi, appunto in una contrada di campagna, e pertanto villano. Sull'esatta data di nascita l'incertezza è altrettanto ampia. L'atto di nascita riporta la data del 2 settembre 1840. L'8 settembre è in realtà la data di battesimo, mentre quella di nascita è probabilmente antecedente e da Vizzini a Catania giustificherebbe dunque il ritardo nella registrazione e la posticipazione della data. Verga, compiuti gli studi primari, venne inviato, per gli studi secondari, alla scuola di don Antonio Abate, scrittore, fervente patriota e repubblicano, dal quale assorbì il gusto letterario romantico ed il Patriottismo. Nel 1854, a causa d'una epidemia di colera, la famiglia si rifugiò nella campagna di Tèbidi e vi ritornerà nel 1855 per lo stesso motivo. I ricordi di questo periodo, legati alle sue prime esperienze adolescenziali e alla campagna, ispireranno molte delle sue novelle, come Cavalleria rusticana e Jeli il pastore, oltre al romanzo Mastro don Gesualdo. A soli quindici anni, tra il 1856 ed il 1857, Verga scrisse il suo primo romanzo d'ispirazione risorgimentale Amore e patria rimasto inedito. Iscrittosi nel 1858 alla Facoltà di legge all'Università di Catania, non dimostrò però grande interesse per le materie giuridiche e nel 1861 abbandonò i corsi, preferendo dedicarsi all'attività letteraria e al giornalismo politico. Con il denaro datogli dal padre per concludere gli studi, il giovane pubblicò a sue spese il romanzo I carbonari della montagna (1861- 1862), un romanzo storico che si ispira alle imprese della Carboneria calabrese contro il dispotismo napoleonico di Murat. Il suo terzo romanzo, pubblicato nel 1863, dapprima a puntate sulle appendici della rivista fiorentina La nuova Europa, intitolato Sulle lagune, Il romanzo narra la vicenda sentimentale di un ufficiale austriaco con una giovane veneziana in uno stile severo e privo di retorica. Entrambi innamorati della vita finiranno per morire insieme. Verga lavorò in questo periodo frequentemente anche ad Acitrezza ed Acicastello. Nella novella Libertà, il Verga rivive con forza drammatica una di queste rivolte, quella di Bronte. Con l'arrivo di Garibaldi a Catania venne istituita la Guardia Nazionale e il Verga, nel 1860, si arruolò in essa prestando servizio per circa quattro anni ma, non avendo inclinazioni per la disciplina militare, se ne liberò con un versamento di 3.100 lire. Nel frattempo, insieme a Emilio Del Cerro, fondò il settimanale Roma degli Italiani, che si basava su una programma anti-regionale, e lo diresse per tre mesi oltre a collaborare alla rivista L'Italia contemporanea. Il settimanale passerà in seguito sotto la direzione di Antonino Abate. Nel 1862, Verga e Niceforo ritentano l'esperienza con la rivista letteraria L'Italia contemporanea sulla quale il Verga pubblica la sua prima novella verista, Casa da thè. La rivista però ha breve durata e, dopo il primo numero, viene assimilata da Enrico Montazio alla rivista fiorentina Italia, veglie letterarie. Anche il giornale l'Indipendente, fondato e diretto da Verga sempre nel '62, venne, dopo dieci numeri, lasciato alla direzione dell'Abate. In quello stesso anno Verga pubblicò su la Nuova Europa le prime due puntate del romanzo Sulle lagune che verranno sospese per un anno e infine riprese dall'inizio e terminate il 15 marzo 1863 dopo 22 puntate. Nel 1865 si recò per la prima volta, lasciando la provincia, a Firenze e vi rimase dal 13 gennaio fino al 14 maggio. In questo periodo scrisse una commedia, che è stata pubblicata solo nel 1980, dal titolo I nuovi tartufi, che venne inviata, sotto forma anonima, al Concorso Drammatico bandito dalla Società d'incoraggiamento all'arte teatrale ma senza successo e il romanzo Una peccatrice. Firenze era a quei tempi la capitale del Regno e rappresentava il punto d'incontro degli intellettuali italiani e il giovane Verga avrà modo di conoscere. A Firenze ritornerà nell'aprile 1869 dopo che la nuova epidemia di colera diffusasi nel 1867 l'aveva costretto, insieme alla famiglia, a trovare rifugio dapprima nelle proprietà di Sant'Agata li Battiati e poi a Trecastagni. A Firenze, dove rimarrà fino al 1871, decise quindi di stabilirsi avendo compreso che la sua cultura provinciale era troppo restrittiva e che gli impediva di realizzarsi come scrittore. Nel 1866 l'editore torinese Negro gli aveva intanto pubblicato Una peccatrice, un romanzo di carattere autobiografico e fortemente melodrammatico. Introdotto dal Dall'Ongaro presso i salotti culturali di Ludmilla Assing e delle signore Swanzberg, madre e figlia entrambe pittrici, conobbe Vittorio Imbriani e altri letterati. Iniziò quindi a condurre una vita mondana frequentando il Caffè Doney, dove conosce letterati e attori, il Caffè Michelangelo luogo d'incontro dei pittori macchiaioli più noti dell'epoca e recandosi spesso alla sera a teatro. Risale a questo periodo la stesura del romanzo epistolare Storia di una capinera che apparve nel 1870 sul giornale di moda Il Corriere delle Dame e che l'anno seguente verrà pubblicato. Il romanzo ebbe un gran successo e il Verga incominciò ad ottenere i suoi primi guadagni. Il 20 novembre 1872 Verga si trasferì a Milano dove si fermerà, pur con diversi e lunghi ritorni a Catania, fino al 1893. A Milano frequenterà in modo assiduo il salotto Maffei dove conosce i maggiori rappresentanti del secondo romanticismo lombardo e si incontra con l'ambiente degli scapigliati, legando soprattutto con Arrigo Boito, Emilio Praga e Luigi Gualdo. Gli anni milanesi saranno ricchi di esperienze e favoriranno la nuova poetica dello scrittore. Risalgono a questi anni Eva (1873), Nedda (1874), Eros e Tigre reale (1875). Lo scrittore intanto si era avvicinato ad autori nuovi e aveva iniziato un abbozzo del romanzo I Malavoglia. Nel 1876 verrà pubblicata una raccolta di novelle, Primavera e altri racconti, che erano precedentemente apparsi sulle riviste Illustrazione italiana e Strenna italiana. Nel 1878 apparve sulla rivista Il Fanfulla la novella Rosso Malpelo e nel frattempo egli iniziò a scrivere Fantasticheria. Risale a questi anni il progetto di scrivere un ciclo di cinque romanzi, Padron 'Ntoni, Mastro-don Gesualdo, La Duchessa delle Gargantas, L'onorevole Scipioni, L'uomo di lusso, che in origine avrebbero dovuto essere titolati la Marea per poi essere cambiati in I vinti, che, nell'intenzione del Verga, dovevano rappresentare ogni strato sociale, da quello più umile a quello più aristocratico e sarà questo "l'inizio della più felice e fervida stagione narrativa dello scrittore catanese". Il 5 dicembre 1878 Verga ritornò a Catania in seguito alla morte della madre e farà seguito un lungo periodo di depressione. In luglio lasciò Catania e, dopo essere stato a Firenze ritornò a Milano dove ricomincerà, con maggior fervore, a scrivere. Nell'agosto 1879 uscirà Fantasticherie sul Fanfulla della domenica e, nello stesso anno, scriverà Jeli il pastore oltre a pubblicare, su diverse riviste, alcune novelle di Vita dei campi che vedrà la luce nel 1880. Nel 1882, oppresso da bisogni economici, pubblicò il romanzo "Il marito di Elena" dove verranno ripresi i temi erotico-mondani della prima maniera anche se con una più accurata indagine psicologica. Risale a questo periodo la stesura delle future "Novelle rusticane" che verranno pubblicate man mano su alcune riviste. Durante la primavera lo scrittore si recò a Parigi nel 1887 pubblicherà I Malavoglia nella traduzione francese. Alla fine dell'anno, ma con data 1883, pubblicò la raccolta di dodici novelle con il titolo Novelle rusticane dove si fa predominante il tema della "roba". Il 1884 sarà caratterizzato dall'esordio teatrale dello scrittore che, adattando la novella omonima apparsa in Vita dei campi, mise in scena Cavalleria rusticana che verrà rappresentata il 14 gennaio 1884 al Teatro Carignano di Torino e avrà come attori Eleonora Duse nella parte di Santuzza e Flavio Andò nella parte di Turiddu. Il dramma, come già aveva intuito il Giacosa che aveva seguito il lavoro del Verga, ottenne un grande successo. Confortato da ciò, Verga preparò un'altra commedia, essa venne rappresentata a Milano al Teatro Manzoni, senza però ottenere il successo di quella precedente. Afflitto da una grave crisi psicologica dovuta alle preoccupazioni di carattere finanziario e dal fatto che non riusciva a portare avanti come voleva il Ciclo dei Vinti, decise di ritornare in Sicilia. Nel 1887 uscì, la raccolta Vagabondaggio. Gli anni tra l'86 e l'87 li trascorse lavorando, ampliandole, alle novelle pubblicate. Nel 1888 soggiornò per un periodo di alcuni mesi a Roma e all'inizio dell'estate ritornò in Sicilia e, tranne alcuni soggiorni a Roma, vi rimase fino al novembre del 1890. Terminata nel frattempo la prima stesura del romanzo Mastro don Gesualdo, esso venne pubblicato a puntate sulla rivista La Nuova Antologia. Il libro venne dato alle stampe,a fine anno ottenendo una buona accoglienza sia dal pubblico sia dalla critica. Lo scrittore, rincuorato dal buon successo del romanzo, continuò la pubblicazione delle novelle che faranno poi parte delle due ultime raccolte. L'8 aprile 1890, al Teatro Costanzi di Roma, venne intanto messa in scena Mala Pasqua tratta dalla novella dello scrittore che però non ottenne un gran successo. Solo un mese dopo venne rappresentata, nello stesso teatro, l'opera Cavalleria rusticana musicata da Pietro Mascagni riscuotendo grande applauso di pubblico e di critica. Gli verrà offerta una modesta cifra, 1.000 lire che il Verga non volle accettare. Rivoltosi alla Società degli Autori, che si dimostrò solidale con lo scrittore, egli sarà però costretto ad agire attraverso vie legali. Ha inizio così nel 1891 una complessa vicenda giudiziaria che sembra concludersi, il 22 gennaio 1893, allorché Verga accetta, una tantum, la somma di lire 143.000 come "compensazione finale". Nel 1891 erano intanto usciti I ricordi del capitano d'Arce e nel 1894 Don Candeloro e C.i. Nel 1893 lo scrittore si trasferì definitivamente a Catania dove, a parte qualche breve viaggio a Milano e a Roma, vi rimase fino alla morte. Da alcuni anni lo scrittore aveva intanto intrapreso una relazione con la pianista Dina Castellazzi contessa di Sordevolo che durò tutta la vita, anche se la riluttanza del Verga al matrimonio ridusse la relazione amorosa ad una affettuosa amicizia. Il 24 gennaio 1922, colto da ictus, non riprese conoscenza e il 27 gennaio morì a Catania nella casa di Sant'Anna assistito dai nipoti e dall'amico De Roberto. Giovanni Verga riposa oggi, dimenticato da tutti, nel cimitero monumentale di Catania, immerso nella sporcizia e nel degrado |