Anche se siamo in un periodo difficile proviamo a esorcizzare il futuro festeggiando comunque il
E’ bene riflettere sulle cose che possono farci felici: infatti se siamo felici abbiamo tutto ciò che occorre; se non lo siamo facciamo di tutto per esserlo. Epicuro
Se il carnevale non è nato con l’uomo, è certamente nato in epoche molto antiche, con quella che noi chiamiamo “civiltà”. Prima di tutto il carnevale si celebra alla fine dell’inverno ed i personaggi che lo animano sono ancora legati ai riti pagani del risveglio della terra. Per questo nelle tradizione di molte comunità sono rimasti personaggi che legano la vita degli uomini al sottosuolo, agli abitanti del sottosuolo. Questo porta a comportamenti “alla rovescia”: gli uomini si vestono da donna, le donne da uomini, i poveri si addobbano come re, principi o signori e tutti nascondono la propria identità sotto una maschera.
Il carnevale dei secoli intorno all’anno mille, risentivano dell’insicurezza della vita d’allora, strettamente legata ai raccolti che donavano alla gente gli anni “grassi” oppure gli anni “magri”Molti quadri del tempo illustrano la battaglia fra il grasso carnevale, armato di spiedi e la magra quaresima con i suoi miseri pesci. Le feste del carnevale si spostarono dal dicembre al febbraio, in modo che la chiesa potesse collegarlo con la Quaresima (i quaranta giorni che precedono la Pasqua), che a sua volta è legata al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Nel ’400 il carnevale conobbe un periodo glorioso, specialmente in Italia in pieno Rinascimento.
Carnevale Romano di Carlo Goldoni
In Italia, l’apertura del Carnevale si fa quasi dappertutto alla fine di dicembre o al principio di gennaio: ma a Roma, codesto periodo di allegria e di follia, singolare per la libertà delle maschere,comincia solo nell’ultima settimana: le maschere non son permesse che dalle due alle cinque del pomeriggio, perché verso sera ognuno deve andare a faccia scoperta. Si può dire quindi che a Roma il Carnevale duri soltanto ventiquattr’ore, ma quelle ore sono bene impiegate. Non si può avere una idea del brio e della magnificenza di quegli otto giorni: per quanto è lungo il Corso, si vedon quattro file di carrozze ornate riccamente, delle quali le laterali sono soltanto per vedere le altre due nel mezzo; sui marciapiedi corrono frotte di maschere a piedi, che non sono gente bassa, e cantano, fanno scherzi, lazzi l buffissimi e lanciano nelle vetture confetti a staia che vengono loro rimandati a profusione, in modo che la sera poi si cammina su farina zuccherata.
Il brano tolto dalle Memorie del grande commediografo, fa conoscere lo sforzo e il brio che caratterizzano il Carnevale romano. Le quattro file di carrozze, l’accenno alla condizione sociale della gente che partecipa al tripudio, le loro manifestazioni gioiose, ma soprattutto il lancio di confetti senza economia hanno il potere di trasportarti in quell’ambiente spensierato, facendotene gustare la festosa magnificenza.
Indovinello di Carnevale
Meneghino
Sono una maschera innamorata delle città che m’ha creata. Porto nel cuore “la Madunina” e canto sempre ogni mattina, col panettone in una man, ch’ el me’ Milan, l’è un gran Milan. Contro i ribaldi e gli oppressori in ogni tempo feci fuori.
Le stelle filanti di Mario Lodi
Perché si chiamano stelle filanti? Non sono mica stelline del cielo? Ma sono strisce a colori sgargianti, fatte di carta che pare di velo. Sembran piuttosto festoni gettati da casa a casa, da pianta a pianta; collane, dondoli colorati, dove il vento ci balla e ci canta. Poi, le notti di luna piena un raggio d’oro ci fa l’altalena.
La canzone delle mascherine di Anonimo
Un saluto, a tutti voi, dite un po’ chi siamo noi? Ci guardate e poi ridete? Oh! mai più ci conoscete! Noi scherziam senza far male, Viva, viva il Carnevale! Siamo vispe mascherine, Arlecchini e Colombine, diavolini, follettini, marinai, bei ciociari comarelle vecchierelle: noi scherziam senza far male, Viva, Viva il Carnevale! Vi doniamo un bel confetto, uno scherzo, un sorrisetto; poi balliamo poi scappiamo. Voi chiedete: Ma chi siete? Su pensate, indovinate. Siamo vispe mascherine, Arlecchini e Colombine, diavolini, follettini, marinai, bei ciociari comarelle vecchierelle: noi scherziam senza far male, Viva, Viva il Carnevale!
La mascherina povera di A. Novi
Lazzi e schiamazzi fanno i ragazzi tutti un po’ pazzi. E il bimbo va col cappello del nonno, la giacca del papà, stanco, pieno di sonno, per la grande città. Lazzi e schiamazzi fanno i ragazzi. E il bimbo è lì ( aria di funerale ) a godersi così, il suo bel carnevale.
A Carnevale di J. R. Jmènez
A Carnevale i ragazzi si travestono chiassosamente da pagliacci. Lungo la strada i coriandoli rotolavano sotto la sferza pungente del forte vento del pomeriggio. Un gruppo di donne sulla piazza girava allegramente intorno ad un asino. I ragazzini, vedendolo imprigionato, ragliavano per farlo ragliare. Tutta la piazza non era che un concerto di ragli, di risate, di canzoni, di tamburelli e di mortai.
Il Burattinaio di Marino Moretti
Da paese a paese egli cammina portando la baracca su le spalle, da paese a paese, dalla valle alla collina. E quando incontra un piccolo villaggio, egli si ferma per quei tre marmocchi, chiama Arlecchino che straluni gli occhi per suo vantaggio, chiama la Reginetta e il suo bel paggio che si facciano ancor qualche moina, e Brighella, cuor d’oro, e Colombina, rosa di maggio; e raccattato qualche buon soldino dal capannel che un poco si dirada, egli continua sull’aperta strada il suo cammino… Tutto ha con sé: la casa, la famiglia, i beni, i sogni, il mondo; e tutto è lieve alle sue spalle come al guardo un breve batter di ciglia.
Buona domenica e buon divertimento qualche risata e qualche scherzo non può che farci stare meglio e non incide negativamente sullo spread…
Grazia
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