Sfuma la tua bellezza sotto il peso delle stoffe,
più soffici dei flutti, più solenni delle strofe.
Hanno il ritmo e la carezza dei mari,
e il loro fremito s'accorda al bianco fremito delle carni.
Rivesti il viola delle pianete antiche,
trapuntato dal lampo degli ori indissolubili.
L'incenso calma ancora le loro pieghe religiose,
amate dai Puri e i Silenziosi.
Evoca, Oceanide dalle cangianti pupille,
il verde glauco dove trema la schiuma delle trine.
Un tempo la gravità del velluto si piegò
sui tuoi seni di papavero e magnolia,
il freddo raso, dove si dissimula la linea,
grigio come l'ulivo in fiore del crepuscolo,
e la moire, simile al sonno dello stagno
dove giaciono i gigli verdi e i riflessi di sangue.
La calaverna e la nebbia dai pallidi ricami,
dove le tessitrici hanno tramato i loro sogni,
ornarono abilmente la tua sapiente lascivia
ed il tuo corpo, dove il desiderio ha lasciato il suo tepore.
Risuscita per me il luminoso corteo
di visioni, e sii l'arcobaleno e la neve,
o il fiore dei boschetti muschiosi,
o Loreley, secondo il colore dei tessuti.
I miei sogni canteranno nell'ombra delle stoffe,
più soffici dei flutti, più solenni delle strofe.