Questa poesia, pur lunghetta, la si legge tutta d’un fiato…
E’ una grande poesia d’amore
intrisa di sensibilità spagnola ed accenti di dolore…
che parla un linguaggio universale e profondo.
Sembra che i pensieri d’amore…, come i versi,
rotolino forti e solidi quasi assoluti…
e la passione è impregnata di suggestioni
di sangue e morte.
Se volessi paragonarla ad un’opera d’arte
mi apparirebbe più una scultura che un dipinto.
L’amore viene vissuto come immerso nell’intera natura
quasi in una visione panteistica…
(fiume stella luce astro corteccia pelle carne
carbone pietra metallo labbra… etc)
Questo forte abbraccio con la natura
è poi uno degli elementi
più caratteristici di tutta la sua poetica.
Vicente Aleixandre
Siviglia, 26 aprile 1898 – Madrid, 13 dicembre 1984
L’autore, poeta spagnolo affetto fin da giovane da grave malattia…,
è stato premio Nobel per la Letteratura nel 1977.
VIENI SEMPRE, VIENI
Vicente Aleixandre
Non avvicinarti.
La tua fronte, la tua infuocata fronte, la tua accesa fronte,
le impronte di certi baci,
questo bagliore che anche di giorno si vede se t’avvicini,
questo bagliore contagioso che mi rimane in mano,
questo fiume luminoso dove immergo le braccia,
dove non oso quasi bere,
per timore poi d’una vita d’ura ornai d’astro brillante.
Non voglio che tu viva in me come vive la luce,
con questo isolamento di stella che si unisce alla sua luce,
cui l’amore è negato attraverso lo spazio
duro e azzurro che separa e non unisce,
dove ogni astro inaccessibile
è una solitudine che, gemebonda, trasmette la sua tristezza.
La solitudine scintilla nel mondo senza amore.
La vita è una vivida corteccia,
una rugosa pelle immobile
dove l’uomo non può trovare il suo riposo,
per quanto scagli i suoi sogni contro un astro spento.
Ma tu non avvicinarti.
La tua fronte sfavillante,
carbone acceso che mi strappa alla stessa coscienza,
duello sfolgorante in cui di colpo provo la tentazione di morire,
di bruciarmi le labbra con il tuo contatto indelebile,
di sentirmi la carne disfarsi contro il tuo diamante rovente.
Non avvicinarti,
perche’ il tuo bacio si prolunga come l’urto impossibile delle stelle,
come lo spazio che all’improvviso s’incendia,
etere propagante dove la distruzione dei mondi
è un unico cuore che totalmente s’infiamma.
Vieni, vieni, vieni
come il carbone consunto e oscuro che racchiude una morte;
vieni come la notte cieca che mi avvicina il suo volto;
vieni come le due labbra segnate dal rosso,
per quella lunga linea che fonde i metalli.
vieni, vieni, amore mio; vieni, ermetica fronte, rotondità quasi movente
che brilli come un’orbita che nelle mie braccia si estingue;
vieni come due occhi o due profonde solitudini,
come due imperiosi richiami da una profondità che non conosco.
Vieni, vieni, morte, amore: vieni subito, ti distruggerò;
vieni, che voglio ammazzare, o amare, o morire, o darti tutto;
vieni, che tu rotoli come pietra lieve,
confusa come una luna che chiede i miei raggi!
CIAO DA TONY KOSPAN
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