Diresse le indagini con metodi innovativi e determinazione, a partire dalla fine degli anni settanta, iniziò un'autentica lotta contro la mafia. Venne ucciso dal mafioso Leoluca Bagarella, che gli sparò sette colpi di pistola alle spalle. Brillante e determinato investigatore, Giuliano fu nominato capo della Squadra Mobile di Palermo Delle molte vicende delle quali si è occupato, quella intorno alla quale si imperniano tutti gli interrogativi sui motivi della sua uccisione è certamente la misteriosa scomparsa del giornalista Mauro De Mauro. Improvvisamente, infatti, nel 1970 De Mauro scomparve nel nulla, e del caso furono interessati gli alti comandi palermitani ed i migliori investigatori della Polizia (Boris Giuliano) e dei Carabinieri (Carlo Alberto Dalla Chiesa). Giuliano interpretò l'indagine con molta partecipazione, ben deciso a portarla sino in fondo. De Mauro aveva avuto un passato alquanto animato e viveva un presente non meno vivace: dopo essere stato giornalista presso la testata dell'Eni, "Il Giorno", si interessò degli interventi di Enrico Mattei nella politica siciliana e dopo essere stato assunto al quotidiano "L'Ora"iniziò un'attività di cronista investigativo sulla mafia. Scomparve dopo aver promesso al regista Francesco Rosi, che stava realizzando un film sulla vita di Mattei, notizie importanti. Forse De Mauro aveva documenti su questo coinvolgimento, quando promise a Rosi. O forse aveva indagato in altre direzioni, ad esempio sui traffici di droga o sulle connessioni fra la mafia ed il potere. Dulcis in fundo, De Mauro era scomparso. Mentre i Carabinieri si indirizzavano su piste legate al traffico di droga, sul quale De Mauro poteva effettivamente aver avuto, ma soprattutto "cercato" informazioni, Giuliano, insieme ai magistrati, approfondì la pista dell'attentato a Mattei e finì con l'indagare l'ambiguo avvocato Vito Guarrasi, uno strano individuo che aveva preso parte in un ruolo mai chiarito anche all'armistizio di Cassibile. Giuliano ebbe infatti ad occuparsi di droga, parallelamente a Dalla Chiesa, sebbene non in relazione al caso De Mauro, ed arrivò a scoprire il nascondiglio (vuoto) del latitante Leoluca Bagarella, nel quale si trovava un ingente quantitativo di stupefacenti. Cercando di inseguirlo attraverso i flussi di denaro collegati al traffico, si imbatté in un libretto al portatore contenente qualche centinaio di milioni di lire, che apparteneva a Michele Sindona. Dopo essersi incontrato con Giorgio Ambrosoli, che stava per liquidare la banca di Sindona (e che fu anch'egli poi ucciso, solo una decina di giorni prima di lui), pare che Giuliano abbia cercato di organizzare un'apposita indagine sul banchiere. Nel 1979, Giuliano aveva dunque esperienza in indagini sulla mafia, sul traffico mafioso degli stupefacenti, sui rapporti fra mafia e politica, sul caso Mattei, sul caso De Mauro, su Sindona e il suo falso rapimento, e forse ancora su altre vicende che a queste dovevano collegarsi. Il 21 luglio 1979, mentre pagava il caffè in un bar di via Di Blasi, a Palermo, Leoluca Bagarella gli sparò a distanza ravvicinata sette colpi di pistola alle spalle, uccidendolo. Probabilmente dalla maggioranza degli osservatori, è stato posto in relazione l'assassinio del capitano dei Carabinieri Emanuele Basile, ucciso a Monreale pochi mesi dopo, alle indagini che stava svolgendo in ordine all'attentato di cui era stato vittima Giuliano. Secondo la versione giudizialmente accreditata - par di desumere - nonostante Giuliano si sia occupato di alcuni fra i misteri più intricati e gravi della storia repubblicana, sarebbe morto per il fastidio arrecato ai piccoli capizona di Altofonte, paesino dei dintorni di Monreale. Secondo molti osservatori, con Giuliano si spense un grande talento investigativo, un onesto funzionario di polizia che nel suo ruolo fu una grande personalità delle istituzioni, il cui ricordo, come accade anche per altri suoi colleghi di analogo destino, non è adeguatamente onorato, ed anzi particolarmente lasciato all'oblio. Pare assai probabile che Giuliano stesse per scoprire qualcosa di importante, ed è forse in quella scoperta ormai perduta che cadde per servizio. |