Questa è l'interessante descrizione
del grande scrittore e poeta irlandese
del fantastico mondo di fate e folletti.
FATE E FOLLETTI
William Butler Yeats
La parola irlandese per fata è sheehogue (sidheog), diminutivo di "shee" in banshee.
Le fate sono deenee shee (daoine sidhe), che vuol dire popolo fatato.
Chi sono? "Angeli caduti in peccato, non buoni abbastanza per essere salvati, né cattivi al punto da essere dannati", dice la tradizione popolare.
"Gli dei della terra", dice il libro di Armagh. "Gli dei dell'Irlanda pagana", dicono gli studiosi delle antiche tradizioni irlandesi, "i Tuatha De Danann, che, non più venerati e alimentati con offerte, sono andati rimpicciolendosi nell'immaginazione popolare e sono ora alti solo poche spanne". [...]
D'altra parte esistono molti aspetti che inducono a ritenerli angeli caduti.
Ne sono dimostrazione la natura di questi esseri, la loro estrosità, il loro modo di essere buoni con i buoni e cattivi con i cattivi, i loro mille tratti incantevoli uniti alla mancanza di senso di responsabilità - all'instabilità di carattere.
Creature così suscettibili che bisogna assolutamente evitare di parlarne spesso,e che non possono essere nominate altro che come i "signori", o daoine maithe, che significa "buon popolo", e tuttavia così facili da compiacere, che faranno ogni cosa per tenere lontano da voi la sfortuna se solo lasciate per loro un po' di latte sul davanzale della finestra durante la notte.
Musica Celtica - Il bosco delle fate
Tutto sommato, la credenza popolare dice quanto di essi è possibile sapere quando racconta come caddero in peccato e tuttavia non furono dannati, poiché il male compiuto era del tutto privo di malizia. [....]
Forse queste creatura del capriccio sono anime umane ala prova.
Non pensate che i folletti siano sempre piccoli.
Ogni cosa è mutevole il loro, anche la grandezza.
Sembra che assumano ogni dimensione o forma desiderata.
Le loro principali occupazioni sono far festa, lottare, fare all'amore e suonare la musica più bella.
C'è solamente una persona industriosa in mezzo a loro, il leprecano, il calzolaio fatato.
Forse i folletti consumano le scarpe a forza di ballare. [...]
Quando sono allegri, cantano.
Molte sventurate fanciulle li hanno sentiti e, per amore di quel canto, si sono consumate di dolore e sono morte.
Molte delle vecchie melodie irlandesi sono semplicemente le loro musiche, afferrate da orecchie indiscrete.[...] Carolan, l'ultimo dei bardi irlandesi, dormì su una fortezza e per sempre, da allora, le melodie incantate si ripeterono nella sua mente e fecero di lui quel grande uomo che fu. Muoiono forse?
Blake vide il funerale di un folletto;
ma in Irlanda diciamo che sono immortali.
Da "Fiabe Irlandesi" di William Butler Yeats
Testo dal web - Impaginazione T.K.
CIAO DA TONY KOSPAN
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