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General: IL MAGICO MONDO DELLE FATE E DEI FOLLETTI PER… YEATS
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Respuesta  Mensaje 1 de 2 en el tema 
De: Orso Tony  (Mensaje original) Enviado: 11/02/2013 13:44

 

 

Questa è l'interessante descrizione

del grande scrittore e poeta irlandese

del fantastico mondo di fate e folletti.

 

 

 
 
 
FATE E FOLLETTI
William Butler Yeats
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

 

La parola irlandese per fata è sheehogue (sidheog), diminutivo di "shee" in banshee.
Le fate sono deenee shee (daoine sidhe), che vuol dire popolo fatato.
Chi sono? "Angeli caduti in peccato, non buoni abbastanza per essere salvati, né cattivi al punto da essere dannati", dice la tradizione popolare.
 
 
 
 
 
 
 

"Gli dei della terra", dice il libro di Armagh. "Gli dei dell'Irlanda pagana", dicono gli studiosi delle antiche tradizioni irlandesi, "i Tuatha De Danann, che, non più venerati e alimentati con offerte, sono andati rimpicciolendosi nell'immaginazione popolare e sono ora alti solo poche spanne". [...]
 
 
 
 

 

 

D'altra parte esistono molti aspetti che inducono a ritenerli angeli caduti.
Ne sono dimostrazione la natura di questi esseri, la loro estrosità, il loro modo di essere buoni con i buoni e cattivi con i cattivi, i loro mille tratti incantevoli uniti alla mancanza di senso di responsabilità - all'instabilità di carattere.
Creature così suscettibili che bisogna assolutamente evitare di parlarne spesso,e che non possono essere nominate altro che come i "signori", o daoine maithe, che significa "buon popolo", e tuttavia così facili da compiacere, che faranno ogni cosa per tenere lontano da voi la sfortuna se solo lasciate per loro un po' di latte sul davanzale della finestra durante la notte.
 
 
 
 
Nota Musica Celtica - Il bosco delle fate
 
 
 

Tutto sommato, la credenza popolare dice quanto di essi è possibile sapere quando racconta come caddero in peccato e tuttavia non furono dannati, poiché il male compiuto era del tutto privo di malizia. [....]
Forse queste creatura del capriccio sono anime umane ala prova.
Non pensate che i folletti siano sempre piccoli.
Ogni cosa è mutevole il loro, anche la grandezza.
Sembra che assumano ogni dimensione o forma desiderata.
Le loro principali occupazioni sono far festa, lottare, fare all'amore e suonare la musica più bella.
 
 
 
 

 

 

C'è solamente una persona industriosa in mezzo a loro, il leprecano, il calzolaio fatato.

Forse i folletti consumano le scarpe a forza di ballare. [...]

Quando sono allegri, cantano.

Molte sventurate fanciulle li hanno sentiti e, per amore di quel canto, si sono consumate di dolore e sono morte.

 

 

 

 
 
 
 
 
Molte delle vecchie melodie irlandesi sono semplicemente le loro musiche, afferrate da orecchie indiscrete.[...] Carolan, l'ultimo dei bardi irlandesi, dormì su una fortezza e per sempre, da allora, le melodie incantate si ripeterono nella sua mente e fecero di lui quel grande uomo che fu. Muoiono forse?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Blake vide il funerale di un folletto;
 
ma in Irlanda diciamo che sono immortali.
 
 
 
 

 
 
 
 
Da "Fiabe Irlandesi" di William Butler Yeats
Testo dal web -  Impaginazione T.K.
 
 
 
 
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Respuesta  Mensaje 2 de 2 en el tema 
De: MOTHERSIXTEN Enviado: 11/02/2013 18:08
FAVOLA IRLANDESE

Jimmy e Carol

 

C’era una volta un coraggioso giovanotto di nome Jimmy che viveva con sua madre.
Tutti i giorni Jimmy lavorava duro nei campi per guadagnare abbastanza per due persone, in quanto il padre era morto in guerra.
Tutto il paese nutriva molta stima nel giovanotto e non c’era persona che parlasse male di lui.
Vicino al paese dove vivevano, sorgeva un antico castello disabitato e correva voce che la notte di Ognissanti il castello si popolasse del “piccolo popolo”, elfi, gnomi e fate ma nessuno aveva il coraggio di assicurarsi se la storia era vera.
Finché un giorno Jimmy, incuriosito da tutte quelle dicerie, decise di esplorarlo.
Così, la sera di Ognissanti andò da sua mamma e le raccontò cosa avrebbe fatto: “Andrò al castello, lo esplorerò e chissà che non ci porti un po’ di ricchezza”.
“Figlio mio, non andare, ti uccideranno! Come farò io a vivere da sola?”
Ma ormai Jimmy aveva deciso e ben presto si mise in cammino.
Arrivato presso il castello si stupì molto perché, non solo tutte le finestre erano illuminate, ma risentivano anche deliziose musiche e voci di fate e gnomi che si divertivano.
Decise quindi di avvicinarsi ancora, quando lo sorpresero un gruppo di elfi mattacchioni, i quali furono ben contenti di avere un nuovo compagno di giochi.
Il capo della comitiva invitò Jimmy a compiere con loro una missione: rapire una fanciulla.
Jimmy accettò e gli fu affidato un maialino volante. Viaggiarono per molte ore finché arrivarono a una bella casa che sorgeva in mezzo a una radura.
Planarono nei pressi di una finestra che era illuminata dalla luna, attraverso la quale si scorgeva un bellissima fanciulla che dormiva.
Gli elfi presero la fanciulla, la posero sul maialino e sostituirono il corpo con una frasca di faggio, che ben presto si trasformò in una fanciulla identica a quella che avevano rapito.
Tutti gli elfi erano meravigliati dalla bellezza di quella creatura e a turno la ammiravano.
“Ora che l’avete vista tutti posso vederla anche un po’ io?” disse Jimmy.
Il re degli elfi allora prese la fanciulla e la posò sul suo maialino.
Veloce, il ragazzo, discese subito a terra vicino alla porta di casa.
“Traditore!!” gridarono gli elfi adirati e cominciarono a trasformare la ragazza negli oggetti più strani: prima una stufa, poi uno sgabello. Ma Jimmy la teneva forte tra le braccia.
D’improvviso apparve una fata vestita di verde che disse: “Tu ci hai traditi, ora la fanciulla non sentirà ne parlerà più!”.
Così Jimmy, addolorato del terribile incantesimo ma contento di aver sottratto la fanciulla dalle mani degli elfi, la portò a casa sua .
La madre ormai lo attendeva da lunghe ore così il giovanotto spiegò quello che era accaduto.
Passò un anno, la fanciulla aiutava in casa e filava con la vecchia signora mentre Jimmy lavorava il doppio per poterla sfamare.
Spesso però la fanciulla si intristiva perché non poteva nè parlare nè sentire e rimaneva presso il camino, il volto tra le mani a piangere.
Così, la notte di Ognissanti Jimmy decise di tornare presso il castello.
Quando arrivò nei pressi del castello, quatto quatto si avvicinò a una finestra e fortunatamente udì questo discorso.
“Vi ricordate quel Jimmy, che ci tradì? la fanciulla è stata punita, anche se lui non sa che con poche gocce di questa pozione la fanciulla potrebbe ritornare a parlare e a udire!”.
Senza neanche pensarci, Jimmy saltò con un balzo dentro alla stanza, velocissimo rubò la pozione e cominciò a correre verso casa a più non posso.
Entrò, chiuse la porta con il catenaccio e versò poche gocce sulle labbra della fanciulla, che subito cominciò a udire e a parlare.
La fanciulla non sapeva come ringraziarlo ed era colma di gioia: “Voglio scrivere a mio padre per digli quello che mi è accaduto” disse ma, nonostante le innumerevoli lettere, il padre non rispondeva.
Così Jimmy e la fanciulla si misero in cammino verso la casa paterna e dopo lunghi giorno ci arrivarono.
“Desiderate?” chiese il maggiordomo.
“Non mi riconoscete? Sono la figlia del padrone”.
“Il padrone non ha figlie!”
La fanciulla insistette tanto che fu chiamato il padrone in persona.
“Chi siete voi?”
“Come, padre, non mi riconoscete?! sono vostra figlia Carol!”
“Come osate dire queste cose? Mia figlia è morta l’anno scorso!”.
“Ma non riconoscete questa collanina e la voglia di fragola che ho sulla spalla?”
“Se non fosse che ho accompagnato mia figlia al cimitero” disse la regina “direi che tu potresti essere lei”.
Subito intervenne Jimmy, che raccontò tutta la storia: la figlia che loro credevano morta non era che una frasca di faggio.
Fu tale la gioia dei genitori che cominciarono subito le feste; Carol volle fosse mandata a prendere la madre di Jimmy e che i due alloggiassero per sempre nella bella casa col giardino.
Jimmy e Carol si sposarono, ebbero quatto stupendi bambini e vissero per sempre felici e contenti.



 
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