Morto Enzo Jannacci, una vita in “scarp del tennis” tra teatro e canzone



Il cantautore milanese è morto a 77 anni dopo una lunga malattia. Ha scritto canzoni di grande successo come "Vengo anch'io/no tu no" e testi sociali come "La fotografia" e "Se me lo dicevi prima", ma è stato soprattutto un artista poliedrico, mai banale, capace di destreggiarsi tra scrittura impegnata e cabaret
Artista poliedrico, mai banale, esordisce negli anni ’50 nel mondo del jazz, collaborando con artisti come Chet Baker, Gerry Mulligan e Stan Getz. Al liceo conosce Giorgio Gaber, col quale, a fine anni ’50, forma il sodalizio “I Due Corsari”.
Nel frattempo trova anche il tempo di laurearsi in medicina e di specializzarsi in chirurgia generale. Il successo arriva con ”Vengo anch’io. No, tu no” nel 1968, brano scritto insieme a Fiorenzo Fiorentini e Dario Fo, conosciuto nel tempio emergente del cabaret milanese, il Derby.
E’ tra i primi, in Italia, a innamorarsi del rock’n’roll: suona con Tony Dallara, Luigi Tenco e Adriano Celentano.
Alla produzione discografica alternerà sempre periodiche puntate nel teatro e nella televisione.
Legatissimo a Milano, dedica alla sua città il disco d’esordio, “La Milano di Enzo Jannacci”, con la maggior parte dei brani scritta in dialetto, tra cui la celebre “El portava i scarp da tennis”.
In cinquant’anni di carriera pubblica quasi trenta album e di decine di canzoni passate alla storia: da “Ci vuole orecchio” a “Ho visto un re”, passando per piccoli capolavori come “L’importante è esagerare” e “La fotografia”, brano di denuncia col quale partecipò per la seconda volta al Festival di Sanremo (l’esordio due anni prima con “Se me lo dicevi prima”).
E’ tra i primi, in Italia, a innamorarsi del rock’n’roll: suona con Tony Dallara, Luigi Tenco e Adriano Celentano. Alla produzione discografica alternerà sempre periodiche puntate nel teatro e nella televisione. Legatissimo a Milano, dedica alla sua città il disco d’esordio, “La Milano di Enzo Jannacci”, con la maggior parte dei brani scritta in dialetto, tra cui la celebre “El portava i scarp da tennis”. In cinquant’anni di carriera pubblica quasi trenta album e di decine di canzoni passate alla storia: da “Ci vuole orecchio” a “Ho visto un re”, passando per piccoli capolavori come “L’importante è esagerare” e “La fotografia”, brano di denuncia col quale partecipò per la seconda volta al Festival di Sanremo (l’esordio due anni prima con “Se me lo dicevi prima”).
Decine e decine le collaborazioni: da quella con Roberto Vecchioni, a fianco del quale canta “Luci a San Siro”, a Paolo Rossi, Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni, per i quali firma “E la vita, la vita”, diventata sigla di Canzonissima e grande successo. Tante anche le colonne sonore per il cinema, da “Romanzo popolare” di Mario Monicelli a “Pasqualino Settebellezze” di Lina Wertmüller. La sua ultima apparizione in tv risale al 19 dicembre del 2011, quando Fabio Fazio gli dedica una puntata speciale di “Che tempo che fa”, alla quale partecipano il figlio Paolo e tanti amici e colleghi, che interpretano alcuni dei suoi brani più famosi.
Ciao Enzo

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