“C’è un albero dentro di me
trapiantato dal sole
le sue foglie oscillano come pesci di fuoco
le sue foglie cantano come usignoli
è un pezzo che i viaggiatori sono scesi
dai razzi del pianeta ch’è in me
parlano una lingua che ho udito in sogno
non ordini non vanterie non preghiere
in me c’è una strada bianca
le formiche passano coi semi di grano
i camion passano col chiasso delle feste
ma il carro funebre - è proibito - non può passare
in me il tempo rimane
come una rossa rosa odorosa
che oggi sia venerdì domani sabato
che il più di me sia passato che resti il meno
non importa”.
(Nazim Hikmet, Mosca, 1956)