“Un radioso sorriso, due trecce bionde,
un fazzoletto bordato di perle, una pozione di veleno”.
Così veniva descritta da un cronista dell’epoca Lucrezia Borgia,
figura femminile tra le più discusse e controverse della storia rinascimentale.
SCOPERTO IL VERO VOLTO DI
LUCREZIA BORGIA (?)
La sua intrigante figura, sulla cui condotta molto si è detto e congetturato - ma pochi fatti sono realmente documentati - ha dato impulso alla realizzazione di tragedie, come quella liberamente ispirata di Victor Hugo, romanzi, film, destando curiosità fino ad oggi.
Ma se la vera identità dell’enigmatica nobildonna, sanguinaria e vendicativa, ha sempre stuzzicato l’immaginario collettivo - poiché non ne esistevano ritratti certi, - ora pare che Lucrezia abbia un volto, svelato da un dipinto conservato in Australia.
Un dipinto di proprietà della National Gallery of Victoria a Melbourne nei giorni scorsi è stato infatti identificato come un ritratto, anzi il ritratto, l’unico autentico, di Lucrezia Borgia.
L’olio su tela era stato acquistato a Londra nel 1965 per £ 8.000 ed era stato intitolato “Ritratto di giovene uomo”, opera attribuita ad un ignoto pittore operante nel nord-Italia. Il quadro esposto nella sede australiana, e non solo, per gli ultimi 43 anni, ha sempre istillato dubbi sul soggetto rappresentato in tutti gli esperti che lo hanno analizzato, ed è stato ritenuto costantemente una raffigurazione di giovane uomo, in parte a causa del pugnale in suo possesso.
Grazie ad una lunga analisi tecnica e di ricerca condotta dal restauratore di dipinti della NGV, Carl Villis, è emerso un incredibile risultato: la bellissima tela ovale sarebbe opera di Niccolò di Giovanni Luteri, più noto come Dosso Dossi (1486-1542) - un contemporaneo di Tiziano, Raffaello e Michelangelo - artista di cui si hanno poche notizie documentate, ma che gli esperti concordano nel collocare a Venezia durante la formazione, periodo in cui avrebbe assorbito la lezione di cromatismo di Giorgione e Tiziano, e poi come pittore della vivace corte di Ferrara, dove avrebbe sviluppato il suo linguaggio pittorico.
Il dipinto è stato realizzato tra il 1515 e il 1520, proprio il periodo in cui Dossi lavorava alla corte estense, dove Lucrezia Borgia viveva.
Ciò che avvalorerebbe l’ipotesi del Dossi come autore risiede nella forma del dipinto, l’ovale, molto utilizzato dall’artista e poco diffuso a quell’epoca.
Già così la scoperta sarebbe stata rilevante, un’attribuzione artistica rimasta in sospeso per anni che ha finalmente un autore, il Dossi, ma la vera rivelazione riguarda il soggetto ritratto e il modo in cui è stato descritto.
Ci sono diversi indizi che inducono a pensare che si tratti di una figura femminile, a partire dallo sfondo decorato con mirto e fiori.
Solo pochissime donne all’epoca potevano essere così importanti da avere l’onore di essere ritratte e Lucrezia Borgia era senz’altro una di loro.
Certo quest’immagine sembra stemperare o addirittura smentire la reputazione di questa donna, tramandata nei secoli, e forse anche immeritata, demonizzata dalla discutibile condotta della sua famiglia.
Figlia di Rodrigo Borgia- il potente di Valencia che divenne Papa Alessandro VI dal 1492 al 1503- e della sua amante, Vanozza Cattanei, Lucrezia fu sposa di Giovanni Sforza, Alfonso d’Aragona, ucciso dal feroce fratello Cesare(il duca di Valentino), e Alfonso d’Este, morì a soli 39 anni etichettata come donna di facili costumi e malvagità inudita.
La nuova scoperta pittorica in effetti lascia interdetti su questa attribuzione, dato che siamo piuttosto lontani dal ritratto - seppur di fantasiosa invenzione - realizzato da Bartolomeo Veneziano, in cui Lucrezia appariva come un’astuta seduttrice.
Bartolomeo Veneziano - Flora (Lucrezia Borgia?)
Nell’opera del Dossi sembra essere smentita l’esistenza corrotta e intrigante della nobildonna, che qui appare composta, gentile, compassata, con i capelli ordinatamente raccolti, serrata in lineamenti fini ed aggraziati, chiusa in un serioso ed elegante abito nero. Il pugnale pare possa essere un rimando ad una precedente Lucrezia, che si sarebbe tolta la vita dopo aver subito una violenza.
Quando si è diffusa la notizia, curatori ed esperti da tutto il mondo si sono interessati alla scoperta di Villis ma, nonostante gli occhi puntati addosso, il museo australiano ha rifiutato di speculare sul valore del dipinto.
Anzi Gerald Vaughan, il direttore del polo espositivo, a malapena è riuscito a contenere il suo entusiasmo durante l’annuncio a Melbourne.
Egli ha affermato: “Quello che è stato precedentemente considerato il ritratto di uno sconosciuto realizzato da un artista non identificato sembra ormai rischiare di essere uno dei più significativi ritratti superstiti del Rinascimento, creato per mano di uno dei più grandi pittori del nord-Italia”.
Il Signor Villis, ha dichiarato:
“Se confermerà di essere ciò che crediamo sarà molto importante, perché estremamente raro.
Riteniamo che questo sia l’unico ritratto dipinto formale di Lucrezia Borgia”.
Un allarme di prudenza in ogni caso è necessario, dato un imbarazzante errore che è venuto alla luce l’anno scorso, in cui la NGV ha erroneamente attribuito un dipinto di Vincent Van Gogh.
Tuttavia Villis è apparso fiducioso e rassicurante ribadendo che il ritratto dallo stile idiosincratico e di forma ovale conferma il lavoro del Dossi, che ha lavorato per la famiglia di Ferrara quando Lucrezia Borgia era duchessa.
“E’ stato molto emozionante svelare i segreti di questa bella ed enigmatica tela”, ha continuato Villis, “generazioni di storici dell’arte hanno cercato di identificare i ritratti di Lucrezia Borgia, ma questo sembra essere l’unico che contiene riferimenti personali diretti a questa intrigante figura storica”.
Le principali prove: il cespuglio di mirto sullo sfondo (a lungo si era pensato ad un' aggiunta ottocentesca) e la scritta che parla di «virtù e bellezza» e soprattutto l’affidabile somiglianza della sua figura con quella ritratta in una medaglia di bronzo, eseguito nel 1502 .
A riguardo ha dichiarato il museo di Melbourne: “Il profilo del viso sulla medaglia porta una sorprendente somiglianza proprio con il nostro ritratto”.
Questa rassomiglianza con la medaglia di bronzo sarebbe dunque la prova regina... (N.T.K.)
F I N E
TESTO DAL WEB – IMPAGINAZIONE TONY KOSPAN
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