Aldo Eluisi
(Venezia, 11 settembre 1898 – Roma, 24 marzo 1944)
è stato un militare e partigiano italiano
insignito di Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.
Durante la prima guerra mondiale servì nei reparti di assalto degli Arditi; nel periodo della disfatta di Caporetto si impegnò in operazioni particolarmente audaci e venne proposto per una medaglia al valore. A guerra finita tornò a Roma, dove si era trasferito con la famiglia da bambino, divenendo una delle figure di riferimento della locale sezione dell’associazione degli Arditi d'Italia. Nel prosieguo prese parte all’Impresa di Fiume. Nell'aprile del 1921, venne eletto consigliere del nuovo comitato d’azione nella sezione romana dell'ANAI e pochi mesi dopo, insieme agli ufficiali Argo Secondari e Pierdominici, fondò gli Arditi del Popolo. Antifascista vicino all'ideologia anarchica, e da molti considerato anarchico a tutti gli effetti, il suo nome rimane legato anche a quello di Vincenzo Baldazzi sia come organizzatore delle squadre antifasciste degli Arditi del Popolo nate dalla scissione, guidata da Argo Secondari, dell'Associazione Nazionale Arditi d'Italia, sia per la Resistenza. Nel periodo negli scontri con i fascisti negli anni venti a Roma rimase ferito alla schiena da una coltellata. Successivamente, con il fascismo asceso a regime, si avvicinò al Partito d'Azione. Questo, soprattutto nel periodo della guerra di Spagna, ebbe infatti forti contatti e collegamenti con il movimento anarchico a causa della comune matrice sia antifascista che antistalinista. Dopo l'8 settembre 1943, Eluisi si batté con valore contro l'esercito di occupazione tedesco a Porta San Paolo e alla Madonna del Riposo; fu poi partecipe della Resistenza attiva a Roma e nella formazione del Circolo di Giustizia e Libertà diretto da Vincenzo Baldazzi e che contava su una forte presenza di partigiani anarchici. Venne catturato, ma riuscì a fuggire. Un delatore lo tradì; ripreso dalla cosiddetta banda Koch (vero e proprio reparto di polizia speciale) in una pensione romana di via Principe Amedeo, venne torturato a lungo in carcere (dove fu compagno di cella di Pilo Albertelli) senza però che gli venissero estorte notizie sui compagni. Fu quindi tradotto alle Fosse Ardeatine e trucidato.
Onorificenze
La motivazione del riconoscimento afferma tra l'altro:
« Per diciotto giorni soffrì le più efferate torture e lo scempio del corpo; tradotto alle Fosse Ardeatine si univa nella morte agli altri eroi che hanno bagnato col loro sangue quella terra divenuta sacra alla Patria.»
Medaglia d'oro al valor militare