Triste il giardino: fresca scende ai fiori la pioggia. Silenziosa trema l'estate, declinando alla sua fine. Gocciano foglie d'oro giù dalla grande acacia. Ride attonita e smorta l'estate dentro il suo morente sogno. S'attarda fra le rose, pensando alla sua pace; lentamente socchiude i grandi occhi pesanti di stanchezza.
Dolce tramonto dell'anno dell'estate annunciando la fine... i tuoi color rossarancioni per bellezza fanno a gara... con i verdazzurri della primavera.
Cadono con le foglie... tanti sogni... nell'umida terra settembrina... mentre altri però metton radici...
Dalle più corte giornate un nuovo eterno ciclo di natura prende vita che poi al sol d'agosto rifulgerà...
Più fresca l'aria... danzando con le fronde ai consueti riti dei nostri giorni ci riporta...
Dolce malinconico settembre che ancor risenti del fuoco dell'estate... dacci anche tu, insieme al vino, un bel ricordo d'un sogno d'amore...
Rubiamo dunque tutti insieme l'ultimo dolce raggio...di sole da lui lasciandoci baciare...
E così tra rimpianti e speranze... una fiammella di luce e di calore... aspettando primavera accesa resterà... sotto il tappeto d'un morbido fogliame e nel chiuso segreto dei nostri cuori...
e tu discendi sulla meridiana, dolce Ottobre, e sui nidi. Trema l'ultimo canto nelle altane dove sole era l'ombra ed ombra il sole, tra gli affanni sopiti. E mentre indugia tiepida la rosa l'amara bacca già stilla il sapore dei sorridenti addii.
Al giardino spettrale al lauro muto de le verdi ghirlande a la terra autunnale un ultimo saluto! A l’aride pendici aspre arrossate nell’estremo sole confusa di rumori rauchi grida la lontana vita: grida al morente sole che insanguina le aiole. S’intende una fanfara che straziante sale: il fiume spare ne le arene dorate; nel silenzio stanno le bianche statue a capo i ponti volte: e le cose già non sono più. E dal fondo silenzio come un coro tenero e grandioso sorge ed anela in alto al mio balcone: e in aroma d’alloro, in aroma d’alloro acre languente, tra le statue immortali nel tramonto ella m’appar, presente.
Ricordo com'eri l'autunno scorso. Eri il basco grigio e il cuore quieto. Nei tuoi occhi lottavano i bagliori del crepuscolo. E le foglie cadevano sull'acqua della tua anima.
Aggrappata alle mie braccia come un rampicante, le foglie raccoglievano la tua voce lenta e calma. Falò di stupore in cui la mia sete bruciava. Dolce giacinto azzurro curvato sulla mia anima.
Sento vagare il tuo sguardo e l'autunno è lontano: basco grigio, voce d'uccello e cuore famigliare dove migravano i miei desideri profondi e cadevano i miei baci allegri come braci.
Cielo dalla nave. Campo dai colli. Il tuo ricordo è di luce, di fumo e di stagno quieto! Oltre i tuoi occhi ardevano i tramonti. Foglie secche d'autunno giravano nella tua anima.
Piove. Là, dietro la finestra, piove. Piove sopra quel tetto rosso e spaccato, sopra quel fieno tagliato, sopra quei campi, piove. Si gonfia di grigio il cielo e il suolo è già grondante di foglie; si e' profumato d'autunno il tempo che si addormenta. ... Una ballata d'autunno, un canto triste di malinconia, vien dietro al giorno che va via. Una ballata in autunno, pregata a voce spenta, soffiata come un lamento che canta il vento. ... Io ti racconterei che sta bruciandosi l'ultimo legno al fuoco e poi che la mia povertà è anche di un sorriso, che sono sola ormai. Ma io da sola son finita. E ti racconterei che i giovani son giovani perchè non sanno mai che no, non è la vita la bella cosa che, che loro gira in mente: io questo lo so. Magari si potesse, del domani e del passato, dire quello che ho sognato; ma il tempo passa e ti canta pian piano, con voce sempre piu' stanca, una ballata d'autunno. Piove. Là, dietro la finestra, piove. Piove sopra quel tetto rosso e spaccato, sopra quel fieno tagliato, sopra quei campi, piove.