Chi vusa püsé la vaca l’è sua!
(la mucca è di chi urla di più.
Oppure: ha ragione chi urla di più)
In alcune zone agricole del profondo nord durante
le fiere zootecniche per la compravendita del
bestiame da stalla, i sensali (gli specialisti di questo
tipo di commercio), per assicurarsi la compravendita
delle mucche usano metodi di contrattazione non
precisamente ‘signorili’.
Nella contrattazione, anziché privilegiare una sottile
argomentazione, tipica in tutte le contrattazioni che
si svolgono tra persone civili, educate e competenti,
si usano toni di voce al di sopra del pentagramma!
Costoro sono facilmente distinguibili non solo per
la loro peculiare parlata urlata – a metà tra il roboante
e lo stentoreo – ma anche per l’incedere, per la
postura, per l’ineleganza di tutto il resto.
Potrebbero, senza sfigurare, assolvere l’incarico di
Presidente del consiglio dei ministri!
Costoro, pur essendo personaggi ‘rustici’ non
fanno (a differenza del presidente vero) del male a
nessuno e, proprio in virtù della loro fondamentale
umana autenticità, risultano (sempre a differenza
del presidente vero) anche simpatici.
Pochi giorni fa, a Milano, in occasione della
chiusura di una qualche manifestazione (forse
zootecnica) i telegiornali hanno trasmesso una
concione su qualche argomento del quale, chi
scrive, non ha ben capito il tema.
Il tono della concione, l’agitarsi forsennato del
concionante sul palco, il suo gesticolare, il dito
indice minacciosamente puntato verso un invisibile
nemico, gli scroscianti applausi che si udivano in
sottofondo, l’auto esaltazione di chi pareva eccitarsi
dalle sue stesse parole in una specie di
masturbazione mentale, facevano apparire il
concionante nell’atto di una dichiarazione di guerra
alla “perfida Albione” e alle “plutocrazie” del mondo
intero e non ad un mercato zootecnico.
Ad un osservatore disattento tale manifestazione
poteva anche sembrare la conclusione della fiera
zootecnica perché tutto il bestiame era stato
venduto, o acquistato.
Ma, ahinoi, non si trattava di un sensale soddisfatto
per essersi accaparrato le vacche migliori: era il
“miglior presidente del consiglio che l’Italia abbia
mai avuto negli ultimi 150 anni!”. Sì, era proprio lui,
l’ometto!
Era lui che, soddisfatto di sé e del suo “miglior”
governo trombonava tal quale Cesare, o Napoleone.
Ma trombonava con una levità di linguaggio neppur
lontanamente paragonabile a quella di sensale
(molto meglio questa di quella).
La sua concione, con evidente soddisfazione dei
fans presenti, evidenziava i toni, invece dei
contenuti ed è chiaro il motivo: i contenuti erano
inesistenti!
In fin dei conti quello che conta è urlare, non
argomentare, perché dietro l’urlo si nasconde più
agevolmente l’assenza di pensiero!
E’ la filosofia di vita di un buon imbonitore di piazza:
quel che conta è apparire, sembrare, non “essere”!