Lo sai si può partire andare e basta, senza spiegazioni fogli, né un’attesa e a noi a quel punto resta solo il volto sul cuscino come una sindone, un’impronta: restano i momenti mai voluti, gli episodi. E resta come squarcio la domanda sempre feroce, sempre sanguinante: “ho delle colpe?” e “ha capito?” Lei ha capito che mi manca?
Di notte, quando l'amore come un pendolo oscilla tra Sempre e Mai la tua parola incrocia le lune del cuore e il tuo occhio grigio e azzurro dona alla terra lo sguardo del cielo.
Dal bosco lontano, nero di sogno, ci arriva il vento di ciò che è passato, e quello che abbiamo dimenticato ci gira intorno, enorme come sa esserlo solo lo spettro di ciò che sarà.
Quello che ora si leva e discende riguarda ciò che è più profondamente nascosto: è così che il tempo - cieco come lo sguardo che ci offriamo - ci bacia sulla bocca.
Tu, mio sentire il tempo, la sorte, la vita, non abbandonarmi mai. Sii aspro e dolce, aprimi le porte dell'anima, e canta quel che sai.
Non tralasciare ciò che l'occhio umano non scorge: i minimi frantumi, il lento sfarinìo delle rocce, il lontano mormorìo degli astri, l'aria, il vento.
E più rammenta il moto della polvere quando, nuda, s'adagia sulle cose. E' nell'invisibile dissolvere il sè che la vita traccia le sue pòse.
Ma poi tutto si muove e si trasforma, anche ciò che non sembra che si muova. E anche l'eterno, che non lascia orma, nell'ignoto si muta e si rinnova.
Sperdutamente amanti, per il mondo, Amare! Che confusione senza pari! Quanti errori! baciare volti invece di maschere amate. Universo in equivoci: minerali in fiore, che vogano nel cielo, sirene e coralli sulle nevi perenni, e nel fondo del mare, costellazioni ormai stanche, transfughe dalla gran notte orfana dove muoiono i palombari. Noi due. Che smarrimento! Questa strada, l’altra, quella? Le carte, false, scombussolando le rotte, giocano a farci smarrire, fra rischi senza faro. I giorni ed i baci sono in errore: non hanno termine dove dicono. Ma per amare dobbiamo imbarcarci su tutti i progetti che passano, senza chiedere nulla, pieni, pieni di fede nell’errore di ieri, di oggi, di domani, che non può mancare. Dell’allegria purissima di sbagliare e trovarci sulle soglie, sui margini tremuli di vittoria, senza voglia di vincere. Con il giubilo unico di vivere una vita innocente tra errori, e che non vuole altro che essere, amare, amarsi nell’immensa altezza di un amore che si ama ormai con tanto distacco da tutto ciò che non è lui, che si muove ormai al di sopra di trionfi o di sconfitte, ebbro nella pura gloria della sua certezza.