FIN QUANDO l'individuo permette alla propria mente di trattenere pensieri di odio - di condanna di critica - di paura di dubbio - di sospetto, e permette a questi pensieri di generare irritazione dentro di lui, otterrà come risultato certo: disordine e infelicità nella sua vita, delusione nei suoi sogni, disastri nella sua mente, nel suo corpo, nell'ambiente, al quale è legato da sottili fili di azione e reazione.
FIN QUANDO l'uomo continua a trattenere nella sua mente questi pensieri negativi, verso: le persone che gli sono vicine, le condizioni di vita, il lavoro, le persone amate, la nazione, lui stesso, inconsciamente, obbliga le sue energie a creare situazioni negative, che col pensiero attrae e alimenta. Lui solo è responsabile della sua infelicità e dell'infelicità in cui trascina gli altri. E' quindi responsabile di "QUEL GRIGIORE" che pesa sul mondo e che lui stesso è il primo a condannare.
Ci sono due uomini nel mondo, che costantemente m'incrociano la strada, l'uno è colui che amo, l'altro colui che mi ama. L'uno è un sogno notturno e abita nella mia mente buia, l'altro sta alla porta del mio cuore ed io mai gli apro. L'uno mi ha dato un primaverile soffio di felicità che subito dispariva, l'altro mi ha dato tutta la sua vita e non è stato mai ripagato di un'ora. L'uno freme del canto del sangue dove l'amore è puro e libero, l'altro ha a che fare con il triste giorno in cui affogano i sogni. Ogni donna si trova tra questi due, innamorata e amata e pura... una volta ogni cent'anni può succedere che essi si fondano in uno.
Nel silenzio della notte, io ho scelto te. Nello splendore del firmamento, io ho scelto te.
Nell’incanto dell’aurora, io ho scelto te. Nelle bufere più tormentose, io ho scelto te. Nell’arsura più arida, io ho scelto te. Nella buona e nella cattiva sorte, io ho scelto te. Nella gìoia e nel dolore, io ho scelto te. Nel cuore del mio cuore, io ho scelto te.
Dice una leggenda che un angelo cancella al neonato il ricordo di quello che ha saputo in grembo. C’è da svuotare il sacco prima di nascere. I bambini dentro la placenta sanno tutto il passato, le lingue, le avventure, pericoli e mestieri. Il loro scheletro è diventato pesce, rettile, uccello prima di fermarsi all’ultima stazione. Lo sforzo di espulsione dal corpo della madre serve a dimenticare. La rottura delle acque apre il varco che subito dietro si richiude, dopo il tuffo nel vuoto. Così è il mondo per chi viene da un grembo. Il salto nell’asciutto produce azzeramento di tutta la sapienza accumulata nel sacco di placenta. Si attecchisce meglio dimenticando da dove si proviene. A lui spiaceva dolorosamente non ricordare com’era stato al centro del corpo di una madre, tra le ossa del bacino, le vertebre, sotto il dondolo del respiro e i passi sulle scale del battito del cuore. Che perdita passare da sputo a carne umana, risalire le epoche del corpo e giunto al culmine, sull’orlo della soglia, dimenticare tutto.
Julius Leblanc Stewart – Andiamoa fare un giro? – 1897
ORSO TONY
IL CONDOR
Pablo Neruda
Io sono il condor, volo su di te che cammini e d’improvviso in un giro di vento, penna, artigli, ti assalto e ti innalzo in un ciclone sibilante di freddo tempestoso.
Alla mia torre di neve, alla mia tana nera, ti porto, e sola vivi, e ti copri di penne, e voli sopra il mondo, immobile, nell’alto.
Donna condor, saltiamo su questa preda rossa, straziamo la vita che passa palpitando e innalziamo uniti il nostro volo selvaggio.