Notturno in tram a Berlino
La vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti
e quattro camminammo fianco a fianco senza parlarci
ciascuno cammina solo ma siamo l’uno a fianco dell’altro
che cosa non avremmo dato gli uni e gli altri per non sentire
il rumore dei passi gli uni degli altri
dentro di noi abbiamo pietà imprechiamo gli uni contro gli
altri ma ci amiamo perché non crediamo gli uni negli altri
che cosa non avremmo dato per arrivare a un incrocio e
infilare presto quattro strade diverse ma non so se uno di
noi morisse se quelli che restano sarebbero contenti
la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia tutti e
quattro camminiamo fianco e fianco
la notte prendiamo il tram i tram che non sappiamo dove
vadano
la notte i tram puliti larghi a tre vagoni ci portano in
qualche luogo con stridori sferragliamenti
a un tratto si levano davanti a noi dei muri bruciati e sotto
il riverbero dei lampioni marciano diritti e testardi verso
di noi
dalle finestre appaiono davanti a noi e vengono in folla verso
di noi schiacciandosi l’una con l’altra
finestre che non hanno né vetri né infissi che non sono finestre
delle stanze degli uomini ma finestre del vuoto
passiamo davanti alle porte senza battenti le porte che aprono
su nulla
sui marciapiedi degli uomini con tre punti sopra il bracciale
aspettano il tram
sono appoggiati sui loro bastoni dalle punte di gomma
non so se tutti i muti sono anche dei sordi ma certo la maggior
parte dei ciechi sono dei ciechi con gli occhi aperti e le luci
dei tram cadono nei loro occhi aperti ma loro non si rendono
conto che la luce cade nei loro occhi
vecchie bigliettaie stanche fanno salire i ciechi sui tram
donne che mi avete guidato teneramente tenendomi per mano
a quasi tutte voi non ho dato che qualche poesia e forse un
po’ di tristezza
sono grato a voi tutte
traversiamo le tenebre degli spiazzi vuoti dove crescono ciuffi
d’erbacce
i tram traversano le piazze i cui palazzi barocchi sono distrutti
e le pietre bruciate spezzate si somigliano talmente che la testa
ci gira e giriamo in tondo
questa città è tutta bucata perché ha mandato i suoi soldati
a distruggere altre città e i soldati delle altre città le
avevano rase al suolo
ho visto città che preparano i loro soldati per mandarli
a distruggere altre città ed essere distrutte esse stesse
dei violinisti salgono in tram con le scatole dei violini sotto
il braccio e i loro lunghi capelli tristi non riescono a
nascondere la loro calvizie
questo agosto è forse l’ultimo agosto del mondo ha chiesto uno
dei violinisti alla bigliettaia in una lingua che non conosco
sulle piattaforme dei tram ci sono dei giovani in collera
credo ch’essi stessi non sappiano perché e contro chi sono in
collera
che ora sarà adesso all’Avana amore mio sarà notte o giorno
le ragazze scendono dal tram
le loro gambe sono abbastanza ben fatte
senza fare un gesto seduto dove sono le seguo e sotto il ponte
di pietra sento vicinissimo al mio viso il calore delle loro
bocche e volto la testa e una giovane donna mi tocca le spalle
senza ch’io sappia dov’è
i suoi capelli son paglia d’oro le sue ciglia azzurre
il suo collo bianco è lungo e rotondo
alle fermate vecchie donne terribili con cappelli di
paglia nera traversano le rotaie tenendosi per mano
l’uomo seduto alla mia destra s’è inabissato dentro se stesso
s’è perduto dentro se stesso
è così lo so è così che la vecchiaia comincia
tuttavia non è in mio potere non cadere nelle onde tristi
così comincia la vecchiaia
l’uomo seduto alla mia destra è caduto ancora nelle onde tristi
alla porta del deposito siamo scesi dall’ultimo tram
rientriamo a piedi
tutti e quattro
la vecchiaia la solitudine e io e poi una malinconia
quando arriviamo all’albergo il sole comincia a spuntare
nella nostra stanza apriamo la radio
parla dei vascelli cosmici.
Nazim Hikmet
Annamaria