Un poeta considerato oggi un autore classico
della letteratura mondiale…,
ma che ebbe una vita, sia reale che letteraria,
molto travagliata come potremo ora leggere.
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E' universalmente definito poeta “maledetto”
in quanto simbolo della difficoltà del vivere
per una continua lotta interiore tra luce e tenebre.
Riuscì però a cogliere in modo magistrale
la complessità del proprio IO…
che poi, se davvero vogliamo guardarci dentro,
non è poi tanto dissimile dal nostro…
OMAGGIO A BAUDELAIRE
a cura di Tony Kospan
Parigi 9 aprile 1821 – Parigi 31 agosto 1867
Diventato molto presto orfano di padre ebbe
un’infanzia difficile a causa dei complicatissimi rapporti
col patrigno e, non volendo iniziare la classica
vita borghese, si rifugiò in quella “bohemienne” e sregolata del Quartiere Latino parigino.
La sua vita fu breve ma intensa e tempestosa…
tra tentativi di suicidio, amori sregolati, alcool e droghe.
Fu però anche nel contempo molto attiva negli ambienti
culturali parigini, soprattutto simbolisti,
dove ebbe modo di confrontarsi con gli altri grandi
letterati, artisti e intellettuali del vivace '800 francese.
Henri Fantin-Latour - Hommage à Delacroix
(Qui è con altri grandi artisti dell'epoca)
Prova evidente della sua attiva presenza
nel mondo culturale parigino è questo dipinto qui su
di Henri Fantin-Latour "Hommage à Delacroix"
in cui lo riconosciamo (ultimo a destra in basso),
tra personaggi come lo stesso Henri Fantin-Latour,
Édouard Manet, Félix Bracquemond ed altri.
Il suo libro di poesie più famoso
ed in un certo senso “rivoluzionario” è
LES FLEURS DU MAL – I FIORI DEL MALE
del 1857 (per il quale subì condanna e censura).
Courbet - Ritratto di Baudelaire
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Abbiamo visto che frequentava i grandi artisti
del suo tempo ma amava davvero molto l'arte
al punto di scrivere anche dei libri in materia
come "Curiosità estetiche" del 1868
e "L'arte romantica" 1868-1870
in cui manifestò il suo pensiero.
Le sue stelle comete, anche in questo campo,
erano il romanticismo ed il simbolismo.
Caspar David Friedrich (Romanticismo)
Tuttavia i suoi versi parlavano di qualsiasi aspetto
della vita reale
(ad esempio delle nascenti industrie
con l’immagine di «fiumi di carbone salgono in cielo).
Con la sua ultima opera – Spleen di Parigi –
sperimentò poi anche la poesia... in prosa.
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Morì nel 1867 a soli 46 anni
dopo una paralisi ed un tremenda agonia.
Fu sepolto in forma anonima nella tomba di famiglia…
e solo nel 1949 la Corte di Cassazione Francese
ha finalmente riabilitato le sue opere e la sua memoria.
La sua opera che ancor oggi risplende
d'immensa luce propria è certo...
I FIORI DEL MALE.
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Quest'opera è talmente bella
che Carlo Dossi, dopo averla letta,
si convinse a non scriver più poesie!
Prima di passare alla sua più nota e più bella poesia
leggiamone un'altra che invece lascia trapelare
la sua visione del conflitto
tra la dura realtà umana ed il sogno.
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Manet - Jeanne Duval (il grande amore di Baudelaire)
TI ADORO
T'adoro al pari della volta notturna,
o vaso di tristezza, o grande taciturna!
E tanto più t'amo quanto più mi fuggi,
o bella, e sembri, ornamento delle mie notti,
ironicamente accumulare la distanza
che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.
Mi porto all'attacco, m'arrampico all'assalto
come fa una fila di vermi presso un cadavere e amo,
fiera implacabile e cruda, sino la freddezza
che ti fa più bella ai miei occhi.
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Baudelaire dipinto da Emile Deroy - 1844
Ascoltiamo ora in questo video la poesia "Albatros",
davvero fantasticamente profonda,
in cui simbolicamente è tratteggiata
proprio la figura del Poeta,
spesso schernita e criticata dalla cd. “Società per bene“,
che non ne comprende la grandezza
proprio perché è troppo più avanti
rispetto alla banalità del pensiero corrente.
E, se ci va, ora leggiamola anche,
per coglierne meglio
ogni piccola.. grande… sfumatura.
L’ALBATRO
Spesso, per divertirsi, le ciurme
catturano degli albatri, grandi uccelli marini,
che seguono, compagni di viaggio pigri,
il veliero che scivola sugli amari abissi.
E li hanno appena deposti sul ponte,
che questi re dell’azzurro, impotenti e vergognosi,
abbandonano malinconicamente le grandi ali candide
come remi ai loro fianchi.
Questo alato viaggiatore, com’è goffo e leggero!
Lui, poco fa così bello, com’è comico e brutto!
Qualcuno gli stuzzica il becco con la pipa,
un altro scimmiotta, zoppicando, l’infermo che volava!
Il poeta è come il principe delle nuvole
che abituato alla tempesta ride dell’arciere;
esiliato sulla terra fra gli scherni,
non riesce a camminare per le sue ali di gigante.
CIAO DA TONY KOSPAN