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Il Foscolo è stato tra i principali letterati italiani
nel periodo a cavallo tra '700 e '800
e nel contempo tra i pochi poeti amati a scuola,
per la sua vena neoclassica e nel contempo romantica.
Mi piace ricordarlo con una breve biografia,
alcune tra le sue poesie più note
e con un bel video dedicato alla sua opera più importante
I SEPOLCRI.
BREVE BIOGRAFIA
Nato da madre greca e padre veneziano a Zante,
isola ionica della Repubblica di Venezia,
si trasferì con la famiglia in Italia prima a Spoleto,
dove iniziò i suoi studi, e poi a Venezia dopo la morte del padre.
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Si riconobbe ben presto negli ideali di libertà e uguaglianza
della Rivoluzione Francese e pertanto visse la difficile,
ma gloriosa, vita dei patrioti risorgimentali per lo più tutti
letterati… artisti ed intellettuali.
Rifugiatosi a Milano, lì conobbe tra gli altri G. Parini e V.zo Monti
e scrisse articoli sul giornale “Il Monitore italiano”.
Combatté nel 1804 nelle armate di Napoleone.
Successivamente fu nominato professore a Pavia per poco tempo
e rifiutò poi, per coerenza, incarichi letterari perché proposti dagli Austriaci
e quindi fu costretto all'esilio vivendo prima in Svizzera e poi a Londra.
Il suo esilio però non fu felice perché rimase solo e povero…
ma nonostante tutto non tradì mai i suoi ideali.
Morì a Londra a soli 49 anni
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LE POESIE
Forse perché della fatal quïete
Tu sei l'immago a me sí cara vieni,
O sera! E quando ti corteggian liete
Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquïete
Tenebre e lunghe all'universo meni
Sempre scendi invocata, e le secrete
Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
Questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure onde meco egli si strugge;
E mentre io guardo la tua pace, dorme
Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge..
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Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de' tuoi gentili anni caduto.
La Madre or sol suo dì tardo traendo
parla di me col tuo cenere muto,
ma io deluse a voi le palme tendo
e sol da lunge i miei tetti saluto.
Sento gli avversi numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch'io nel tuo porto quïete.
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, almen le ossa rendete
allora al petto della madre mesta.
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
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Oltre ad altre sue belle poesie debbo dire
che anche questo piccolo poema,
nonostante il tema, allora mi piaceva moltissimo.
L'opera trae origine dall'importante decreto napoleonico
che vietava la sepoltura nelle chiese per motivi igienici e sanitari
ma lui, con questa opera, andava molto oltre
proponendo una soluzione davvero più naturale e sognante.
A mio parere, una delle spiegazioni del fatto che
a noi ragazzi il Foscolo piacesse tanto,
è che appariva, ed ancor appare,
tra i meno pomposi... i meno paludati.
Ma ecco il video
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=iiuts_dZrjE&feature=player_embedded]
Ciao da Tony Kospan