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De: haiku04 (Mensaje original) |
Enviado: 01/10/2010 18:32 |
Speriamo che non si riapra la dolorosa pagina degli "anni di piombo" che hanno caratterizzato i nostri anni '70 e dove frange deviate di destra e sinistra hanno versato tanto sangue innocente e inutile. Riguardo a questo vero e proprio agguato condivido le parole del guardasigilli Alfano: Quello della notte scorsa è un fatto gravissimo che trova la sua origine in un clima teso, dai toni arroventati, non consono a logiche democratiche, che può portare a gesti inconsulti da parte di squilibrati o a gravi atti che rispondono solo a un insano sistema di violenza e di prevaricazione», e quelle di Roberto Castelli «come puntualmente previsto da molti, i fiumi di parole e di odio vomitati negli ultimi anni stanno generando fatti criminosi. Ricordo con grande preoccupazione che anche all’inizio degli anni di piombo, fra i primi bersagli ci furono i giornalisti»
Non è certo stato di buon esempio anche il risultato dell'attentato a Berlusconi (la famosa statuetta del duomo): non si può assalire una persona, qualsiasi persona, con violenza, e poi venire assolti come è infatti accaduto all'aggressore Massimo Tartaglia. Sono molto bui i tempi che ci aspettano....
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Temo proprio di si... anche la magistratura è asservita e di parte.. poveri noi! |
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Nella sentenza di assoluzione di Massimo Tartaglia
si legge che fu Berlusconi a provocarlo.
Su internet invece prevale che fu tutto una montatura.
Fra poco leggeremo che Belpietro ha fatto il furbetto
per vendere più copie del suo giornale che
ovviamente fu l'unico a pubblicare l'evento. |
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sabato 02 ottobre 2010, 10:00
C’è un regime in Italia: è di sinistra
Feltri, Belpietro e Fede costretti a vivere da anni con la scorta. Per dotti e giustizialisti sono solo dei pennivendoli. Ma gli schizzi di fango rischiano di diventare sangue
Questa è la vostra libertà di stampa: a mano armata. Non ci sarà nessuno che scenderà in piazza per difendere Maurizio Belpietro. Questo è il marcio di un Paese dove gente dissennata e in malafede passa il tempo a sparlare di regime, di dittatura berlusconiana, di democrazie stuprate. Un giornalista viene seguito davanti alla porta di casa da un militante con la pistola, uno che vuole ammazzarlo e non esita a sparare a un uomo della scorta tra le scale e il pianerottolo. È il direttore di un giornale che sta dalla parte sbagliata. Quella dei venduti, dei pennivendoli, quella senza dignità e senza diritto di parola. Quella bollata di infamia dalla cultura bella, buona e di sinistra, anzi antiberlusconiana. La cultura dei giusti. È arrivato il momento di chiedersi perché nel mirino di una pistola è finito il direttore di Libero. Perché uno che di mestiere fa soltanto il giornalista, in questi tempi in cui il piombo non dovrebbe essere così caldo, sfiora di un attimo l’appuntamento con la morte. Perché lui? Non dite che scrivere o dirigere un «quotidiano vicino alla famiglia Berlusconi» è un mestiere pericoloso. Non ditelo, perché sembra una cosa dell’altro mondo, ma purtroppo rischia di essere vera. C’è un concetto nelle parole di Belpietro che deve far riflettere, uno sfogo, un’amarezza: «In questo Paese certe idee si pagano con paura e minacce». Certe idee, quella che per un manipolo di dotti, medici e sapienti sono fuorilegge. Sono le idee di chi non fa la pecora blaterando ogni giorno che tutti i mali di questa maledetta penisola hanno un nome e un cognome: Silvio Berlusconi. Belpietro lo dice chiaramente. «Io sono uno dei pochi direttori sotto scorta, insieme ai colleghi Vittorio Feltri e Emilio Fede. Siamo tutti dell’area moderata e non è un caso. Sostenere le idee contro la vulgata corrente si paga anche da questo punto di vista, con la limitazione della libertà». Allora è qui che le cose si ribaltano. Se qui c’è un regime è quello dell’antiberlusconismo. È un regime culturale, di clima, di luoghi comuni, di lobby, di parole che rimbalzano come una dottrina imparata a memoria sui blog, sui giornali, sulle trasmissioni televisive, in Parlamento. Questo è il regime dei giusti, dei giacobini, di quelli che dicono che è peccato scrivere per i giornali di Berlusconi o per le sue case editrici, di quelli che danno per verità rivelata l’assioma che i berlusconiani sono rozzi, cattivi, ignoranti e prezzolati. Non è un’opinione. Per il regime questo è un comandamento divino. E poi arriva qualcuno che spara. È tutto già visto, e questa volta non c’è neppure la scusa dell’ideologia. Gli schizzi di fango cominciano a diventare sangue. Questo è un Paese strabico. Solo una parte ha il diritto di aggredire verbalmente, di sputare odio, di appiccicare etichette, di marchiare l’avversario. Si può dire che Berlusconi è un dittatore, è un mafioso, un depravato. Si può accusare Marchionne di voler affamare gli operai meridionali. Si può battezzare la Cisl di Bonanni come sindacato giallo. Si può mettere all’indice chiunque non sia allineato e coperto. Ma se poi si dice che tutto questo genera odio si passa per mestatori. I cattivi maestri non esistono. La violenza è solo la malattia dei matti. Strano che colpisca sempre dalla stessa parte. Berlusconi davanti al Duomo sanguina per vittimismo, con l’abilità di un grande attore. Qualche fumogeno in faccia a Bonanni non è mica un reato. Non è un tentativo di mettere al rogo, mediatico e non, un sindacalista che ha l’unica colpa di aver firmato un accordo con la Fiat. No, la figlia del pm si è giustificata dicendo che un petardo non ha mai ucciso nessuno. Questa è la dittatura. Far passare questa violenza come normale. In fin dei conti sparare a un berlusconiano non è reato. |
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De: haiku04 |
Enviado: 02/10/2010 13:05 |
Bell'articolo, da parte di un'apolitica quale sono non posso però nascondermi dietro a un dito: quanto sopra è la situazione attuale e come sappiamo non c'è mai limite al peggio..... |
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Anch'io sono apartitica, ma mi allineo con questo articolo, infatti, ogni volta che apro facebook ci sono almeno 10 post anti berlusconi, ogni volta che faccio una coda, c'è sempre qualcuno che gli parla contro, e alla fine, le pecore, quelle che non sanno pensare con il loro cervello... si allineano. Che tristezza!!! Il voler vedere solo e sempre il male, negando anche il poco bene, chissà dove ci porterà! |
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La si guardi con un pò di pesante ma utile cinismo.Marco Biagi fu assassinato non appena gli venne tolta la scorta,riesce quanto meno bizzarro constatare che un commando armato deciso a colpire non abbia agito in posizione di vantaggio per eliminare Direttore e guardie.Più credibile un gesto isolato,un "avvertimento"...o una,ahimé, "combine". |
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Io non so più cosa pensare di questo gioco al massacro. Oggi su facebook, era pieno di post che dicevano che questo attentato è finto, come era finta l'aggressione a berlusconi a Milano. Si sta davvero esagerando, io sono apartitica, ma tutte queste persone di sinistra, che fomentano focolai e mettono tutto in dubbio, personalmente, e come me credo molte altre persone, spingono verso destra!!! |
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Mistificazione vuole che Berlusconi abbia il monopolio
dell'informazione da cui il "conflitto d'interessi".
Qualcuno vuol fare la conta di
quanti siti sono pro e quanti contro e analogamente
quante testate giornalistiche
quante trasmissioni televisive
Ieri la notizia, pressoché ignorata, che
una signora è stata aggredita in quanto
aveva ina mano una copia de "il Giornale".
Quante testate appartengono ad editori puri
e quante a gruppi di potere? |
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De: clicy21 |
Enviado: 03/10/2010 08:34 |
Come ha detto Marchionne.........hanno aperto le porte dello zoo!! Per restare in tema di intimidazioni, ieri a Livorno, degli iscritti alla FIOM hanno bersagliato con uova le sedi di CISL e confindustria, tanto per rimanere nel rispetto della liberta'! Ma liberta' per chi? Comunque anche Belpietro se l'e' cercata...........non e' allineato! Il tutto fa pensare come avete gia' detto, il rischio di tornare agli anni di piombo! Le dittature sono cosi'! Ma chi c'e' dietro questi violenti prevaricatori? Chi li manovra? Chi li arma? Chi li foraggia???? Ely |
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3/10/2010 (7:32) - L'AGGUATO. RESTA IL MISTERO FITTO
Belpietro, dubbi sulla dinamica Nessuno ha visto l'attentatore in fuga
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La casa di Belpietro a Milano
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MULTIMEDIA
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Per gli investigatori vi sono «incongruenze» nel racconto
PAOLO COLONNELLO
MILANO Quando gli inquirenti spiegano che «s’indaga a 360 gradi» sul fallito agguato al direttore di Libero Maurizio Belpietro, bisogna capire bene cosa intendono. Se da una parte l’inchiesta considera l’episodio prodromico a un attentato e prende in considerazione la pista indicata dal Viminale di un possibile "giustiziere solitario", dall’altra fa pesare una montagna di dubbi sullo stesso attentato. Non si vuole insomma precludere alcuna strada.
Così, la moviola delle indagini in queste ore passa e ripassa sulle stesse immagini della serata di giovedì nel palazzo di via Monte di Pietà, senza riuscire però a fissare un fotogramma certo che faccia decollare una pista anzichè l’altra. Ufficialmente è in atto la caccia all’uomo che verso le 22,45 di giovedì sera si sarebbe trovato sulle scale a pochi metri dal pianerottolo dell’abitazione di Belpietro, armato di pistola e vestito con camicia grigio verde, dei pantaloni da tuta e scarpe da ginnastica. Un abbigliamento più da ladro che da terrorista, non fosse per quel particolare riferito dal caposcorta, l’agente Alessandro N., di «due mostrine» da finanziere appuntate sul colletto della camicia. Un camuffamento approssimativo per far pensare a un "piano". Ma nel racconto fatto dal caposcorta, finora unico testimone oculare dell’agguato, il "piano" dell’attentatore sembra assai sgangherato e gli stessi investigatori vi trovano delle incongruenze che solo lui potrà chiarire. Vediamo quali.
Primo: la dinamica. Il misterioso attentatore decide di entrare in azione, di trovarsi cioè sulle scale vicine al pianerottolo dell’abitazione di Belpietro, accettando il rischio elevatissimo di venire scoperto dalla scorta. Che, solitamente, procede alla "bonifica" dell’ambiente in cui opera, controllando prima e dopo aver messo al sicuro "la personalità". Ci si chiede: perché un terrorista, che si suppone abbia per lo meno studiato l’ambiente e le abitudini del soggetto che intende colpire, decide di correre un rischio così alto e soprattutto di non agire, come quasi sempre avviene, con un complice vicino? In fondo, all’uomo, sarebbe bastato aspettare altri 10 minuti prima di entrare in azione, scongiurando così la possibilità di essere scoperto.
Secondo: la fuga. Appena si trova davanti l’agente, l’uomo punta la pistola. L’arma s’inceppa. Il poliziotto si ritrae dietro un angolo e spara due colpi ad altezza d’uomo. Le scale sono abbastanza strette, l’agente è un tiratore esperto, ma nessuno dei colpi va a segno. Inizia l’inseguimento. Al terzo piano il caposcorta spara ancora, e questa volta va in frantumi una finestra. L’attentatore continua a scappare. Invece l’agente rallenta la corsa, si ferma. Decide di tornare indietro. Strano ma non del tutto illogico: e se in fondo alle scale ci fosse stato un complice pronto a sparare? Non si potrà mai sapere, perché nonostante i colpi e il trambusto che tutti gli inquilini del palazzo sentono distintamente, nessuno scorge alcunchè.
Nell’androne al pian terreno ci sono due porte. Una sbuca sul cortile principale, dove è in sosta l’auto di scorta a bordo della quale c’è un altro poliziotto che incredibilmente non si accorge nemmeno degli spari. L’altra invece si apre su un cortile più interno, circondato da un muro alto circa tre metri e che degrada sulla destra diventando un po’ più basso. E’ la via di fuga, racconta il caposcorta, scelta dall’attentatore che però, per quanto agile, deve scavalcare un ostacolo comunque notevole. Per quanto a metà metà muro scorrano dei tubi che si possono usare come appoggio. Di fatto, anche in questo caso nessuno vede nulla e sul muro non si trovano impronte tranne forse, ma va ancora stabilito con certezza, di un anfibio. Nei fatti l’attentatore scompare nel nulla.
Se avesse scavalcato il muro, unica via di fuga, si sarebbe trovato nel cortile di un palazzo nobiliare che si affaccia su via Borgonuovo, laterale rispetto a via Monte di Pietà. Ma, scendendo da questa parte, avrebbe dovuto atterrare su dei cespugli. Eppure l’altra mattina non si sono trovate tracce né foglie spezzate. Infine, a rendere perplessi gli inquirenti, c’è il precedente dell’attentato all’ex procuratore Gerardo D’Ambrosio. Anche in questo caso un agguato fallito, sventato sempre dallo stesso caposcorta che ora si occupa di Belpietro e su cui vi furono forti dubbi. Nemmeno allora si trovò un testimone che confermasse la versione dell’agente. Poi promosso e trasferito ad altro incarico.
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De: clicy21 |
Enviado: 03/10/2010 10:49 |
Il mondo e' pieno di folli.......tartaglia stranamente improvvisato statuettatore allo sbaraglio...........adesso un altro folle improvvisato attentatore! Sono segnali/avvertimento? o solo opera di anormali esaltati allo sbaraglio?E quindi per fortuna hanno sbagliato? |
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De: haiku04 |
Enviado: 03/10/2010 12:59 |
Quella di Marco Biagi potremmo reputarla una morte annunciata: la sua discutibile legge l'aveva praticamente segnato, si voleva eliminarlo e così è stato. I recenti fatti: dobbiamo pensare che Berlusconi abbia progettato a tavolino di volersi fare spaccare la faccia?, e una persona seria come Belpietro può aver inscenato questa storia del'agguato? Io penso che qualcuno stia manovrando qualche testa calda per creare caos, magari in attesa di qualche fatto ben più grave che aprirebbe le porte ad un nuovo periodo nero (il mio terrore sono le stragi!) Chi e perchè? Misteri tra tanti misteri, e speriamo che siano solo fatti isolati fine a sè stessi.... C' è troppo disordine, scandali, confusione, tutte cose che non possono portare a niente di buono.... |
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