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Respuesta  Mensaje 1 de 5 en el tema 
De: lore luc  (Mensaje original) Enviado: 12/05/2011 18:17

Pericoli per i minatori

Lampada di minatore

L'estrazione del carbone, storicamente, è stata un'attività estremamente pericolosa.

La legislazione in materia di sicurezza sul lavoro è stata ovunque a lungo assai carente in campo minerario[1]

Fu proprio nelle miniere di carbone che avvennero i più gravi incidenti minerari negli Stati Uniti d'America (Monongah, West Virginia, 6 dicembre 1907, 362 vittime) e in Europa (Disastro di Marcinelle 8 agosto 1956 , 262 morti, Courrières, Francia, 10 marzo 1907, 1099 morti).

I rischi di miniere a cielo aperto sono principalmente l'insufficienza nelle pendenze, i crolli sotterranei dei tetti della miniera e le esplosioni di gas. La maggior parte di questi rischi possono essere ampiamente ridotti nelle miniere moderne e i molteplici incidenti fatali sono adesso rari nel mondo sviluppato.

Miglioramenti nei metodi estrattivi (per esempio estrazioni lungo il muro), drenaggio del gas, lampade di sicurezza e l'aerazione hanno ridotto molti di questi rischi. Nei paesi meno sviluppati, comunque, muoiono ancora in migliaia in miniere di carbone.

La Cina particolarmente è il leader mondiale nelle morti collegate all'estrazione del carbone, con stime ufficiali di circa 6000 morti nel 2004. Stime non ufficiali pongono le cifre molto più in alto, circa a 20.000 morti. La Cina è inoltre il leader mondiale nella produzione di carbone e nel suo consumo.

Le malattie croniche ai polmoni, come la pneumoconiosi sono comuni ai minatori, causando un'aspettativa di vita ridotta per gli occupati.

Solamente negli ultimi mesi del 2010, sono state rese pubbliche le notizie di diversi incidenti in diverse miniere. Il 16 ottobre 2010 il disastro in provincia di Henan in Cina, causato da un'esplosione di gas e polvere di carbone, l'esplosione ha provocato la morte di 37 minatori. Scenario simile in Cile dove 34 minatori sono rimasti intrappolati in una piccola miniera nel nord del Cile, a 450 km da Santiago, salvati miracolosamente solo dopo due mesi e dieci giorni di agonie. Lo stesso non è stato invece possibile notificare per i minatori della Pike River Mine in Nuova Zelanda, dove nel novembre 2010 hanno trovato la morte 29 minatori.

Le nuove sfide rivolte ad uno nuovo sviluppo sostenibile legato alle energie da fonti rinnovabili, vuole mirare anche ad una qualità lavorativa lasciando al passato i disastri causati dalle fonti fossili, principalmente i disastri ecologici causati da petrolio e carbone.

[modifica] Impatti ambientali

L'estrazione del carbone provoca frequentemente impatti ambientali significativamente diversi. L'industria mineraria a cielo aperto distrugge tipicamente molto del valore ambientale nel terreno attraverso cui passa. Tutte le forme di industria mineraria generano con ogni probabilità aree in cui il carbone viene impilato e dove il carbone ha un contenuto solforico significativo, come i cumuli di carbone che generano un drenaggio acidico particolarmente ricco di metallo quando viene esposto a precipitazioni piovasche normali. Questi liquidi possono provocare gravi danni ambientali ai corsi d'acqua ricettori. Inoltre i mucchi di scorie sono soggette a scivolamenti, come il disastro di Aberfan che ha ucciso 144 persone nel 1966.



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De: lore luc Enviado: 13/05/2011 15:02

Disastri energetici

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
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Per disastri energetici si intendono disastri causati dall'estrazione, l'istradamento e l'utilizzo di fonti energetiche, sia per il loro sfruttamento diretto, sia per la produzione di energia elettrica. La loro gravità è direttamente legata agli effetti immediati e a lungo termine su esseri viventi e sull'ambiente, in termini di vittime, feriti, menomazioni e malattie a lungo termine, distruzione di ecosistemi e inquinamento.

 

[modifica] Disastri carboniferi

Il carbone è una delle fonti energetiche col più elevato costo in termini di perdita di vite umane nel corso della storia. Si contano infatti in circa 6000-7000 le vittime all'anno tra i minatori morti in incidenti o esplosioni in miniere di carbone (di cui 5000 nella sola Cina). Questa cifra inoltre non contiene le morti differite per silicosi imputabili all'attività estrattiva.

Il 10 marzo 1906 una esplosione di polveri di carbone nella miniera di Courrières nel nord della Francia, causa la morte di 1099 minatori (inclusi molti bambini).

Il 6 dicembre 1907 un'esplosione di grisu nella miniera di Monongah in Virginia occidentale causa la morte di più di 900 minatori.

A Benxihu (Honkeiko) Colliery (本溪湖媒礦), una miniera di carbone localizzata a Benxi, Liaoning, China, il 26 aprile del 1942 si verificò una esplosione di gas e polveri di carbone che ha provocato la morte di 1549 minatori, il 34% di tutti quelli presenti nella miniera quel giorno.

Durante il Grande smog di Londra (5-9 dicembre 1952), causato da un eccessivo consumo di carbone per riscaldamento, morirono 12 000 persone.

Il 9 agosto 1956 un incidente provocò la morte di 262 minatori.

[modifica] Disastri gassiferi

Diversi serbatoi di gas liquido esplosero, un enorme serbatoio venne scagliato a oltre un chilometro di distanza. 550 persone morirono sul colpo, 7000 furono ferite, 300 000 abitanti furono evacuati. Nessun rilevamento venne eseguito per misurare l'esposizione della popolazione alle sostanze cancerogene sprigionate nella combustione incontrollata di milioni di metri cubi di gas, insieme a metalli, vernici, ecc. Né alcuna valutazione esiste delle morti differite.

Il deragliamento di un convoglio ferroviario trasportante gas GPL causa l'esplosione di una delle 14 cisterne. 24 morti e 31 feriti ustionati gravi è il bilancio dell'incidente. Due palazzine adiacenti alla stazione di Viareggio sarebbero crollate.

Una centrale elettrica a gas esplode causando 5 morti e 12 feriti. L'onda d'urto fa tremare una città a 15 km di distanza e l'esplosione è avvertita fino a 50 km.

[modifica] Disastri idroelettrici

L'idroelettrico è un'energia intrinsecamente pulita e non inquinante per l'ambiente. Fra le rinnovabili è l'unica che ha realmente dimostrato di costituire una seria fonte alternativa, rappresentando oggi il 2,2% di tutte le fonti di energia ben oltre lo 0,4% che riunisce insieme tutte le altre rinnovabili (solare, eolico, geotermico, ecc.). Tuttavia l'idroelettrico non è una fonte sicura e senza rischi. L'idroelettrico richiede infatti la costruzione di bacini artificiali posti ad una certa altezza, e questi racchiudono concentrata in sé una enorme quantità di energia potenziale idraulica che in caso di rottura della diga si abbatterebbe con furia devastatrice sui paesi a valle. Di fatto disastri idroelettrici più o meno grandi si sono già verificati nel passato, tali da classificare questa fonte di energia come quella con esternalità più pesanti in termini di vite umane dopo il carbone. Il rischio si moltiplica col crescere della dimensione del bacino, come nel caso della diga di Assuan o dei faraonici progetti idroelettrici già impiantati o in corso di impiantazione in Cina (diga delle tre gole).

  • 1963: Vajont (Italia), 1909 morti

Una frana staccatasi dal monte Toc precipita nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont, provocando un'onda di oltre 200 metri che scavalca la diga e riversa 25 milioni di metri cubi di acqua sui paesi sottostanti, travolgendoli. Longarone viene completamente distrutta. Il bilancio è di 1909 morti.

  • 1975: Banqiao (Cina), 171 000 morti

Un'eccezionale alluvione causata da oltre 1000 mm di pioggia riversati dal supertifone Nina, provoca il crollo delle dighe di Shimantan e di Banqiao e in sequenza di altre 60 dighe. Vengono rilasciati in totale oltre 15 miliardi di tonnellate di acqua. La risultante onda larga 10 km e alta 3-7 metri si riversa come uno tsunami sulle pianure a valle ad una velocità di circa 50 km/h spazzando quasi completamente un'area lunga 55 km e larga 15. Il bilancio, secondo il dipartimento idrologico della provincia di Henan[1], è di 171 000 vittime di cui 26 000 morti a causa dell'inondazione e 145 000 morti nei giorni seguenti a causa di epidemie e carestia. A questo bisogna inoltre aggiungere 11 milioni di sfollati e 5 960 000 edifici crollati.

[modifica] Disastri nucleari

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Incidente nucleare.

Nel corso della storia si sono verificati diversi incidenti nucleari. Di questi solo quelli a partire del 5º livello della INES comportano il rilascio di radioattività al di fuori dell'impianto e possono quindi essere all'origine di un disastro nucleare. I più gravi (4º livello della INES o maggiore) incidenti nucleari della storia a impianti nucleari civili per la produzione di energia (escludendo quindi quelli a impianti nucleari militari o di medicina nucleare) sono stati:

La combustione lenta della grafite del reattore causò una fuga abbastanza consistente di radioattività dalla ciminiera nell'atmosfera, benché parecchio minore di Chernobyl. Furono prese misure precauzionali di protezione della popolazione intorno la centrale.

La fusione del reattore in seguito ad un difetto di raffreddamento ha causato una massiccia contaminazione della caverna nel quale era costruito, ma senza alcun rilascio verso la popolazione esterna o lavoratori della centrale.

Ulteriore incidente nucleare a Windscale.

Lo scarico all'esterno di un eccesso di vapore che aveva saturato il circuito primario fu accompagnato dal rilascio nell'ambiente di radioattività costituita da Xeno, Iodio e trizio. La popolazione della città poco distante (140.000 persone) venne evacuata per precauzione e secondo le stime ufficiali non vi furono conseguenze sanitarie.

La fusione di un canale del carburante nel reattore non causò tuttavia rilascio di radiazione al di fuori dell'impianto.

L'incidente di Chernobyl, 7° e più alto livello della scala INES, è il più grave incidente nucleare mai avvenuto ed il peggiore possibile. Comportò la fusione del nocciolo del reattore, l'esplosione (non nucleare) e lo scoperchiamento del reattore, con la fuga in aria di vari materiali radioattivi anche a causa dell'incendio della grafite presente in quel tipo di reattore. Fu provocato da una concomitanza di difetti progettuali e da cause umane, nel corso di un esperimento che escluse manualmente tutti i sistemi di sicurezza eseguito da personale tecnico non qualificato. Gli effetti sono stati 65 morti accertate (di cui 30 immediate, le altre negli anni a venire) a cui si devono però aggiungere 4000 morti presunti nel corso degli 80 anni a venire per tumori e leucemie. A questo bisogna aggiungere 336 000 sfollati ed effetti sulla natura con un vasto inquinamento radioattivo ambientale con l'identificazione di una zona di esclusione.

Causò sovraesposizioni radiologiche dei lavoratori dell'impianto di fabbricazione di combustibile nucleare in seguito ad un evento critico.

Causò gravi effetti sulla salute di un lavoratore di un impianto radiologico commerciale in seguita a un'elevata dose di radiazioni assorbite. Esistono altri incidenti nucleari, anche di livello INES più gravi del 4°, ma si riferivano a impianti nucleari militari o di medicina nucleare.

Incidente avvenuto in seguito al grave terremoto dell'11 marzo 2011 e del relativo tsunami; la valutazione del livello INES è provvisoria e relativa all'insieme dell'evento (i singoli incidenti ai vari reattori sono classificati tra 3 e 5).

[modifica] Disastri petroliferi

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Disastri petroliferi.

Disastri petroliferi sono spesso associati al naufragio di superpetroliere con conseguente sversamento in mare e sulle spiagge di milioni di litri di petrolio, danni incalcolabili all'ambiente, in particolare all'avifauna e ai pesci. Ma dovrebbero inoltre citarsi numerosi incidenti dimenticati che causarono enormi perdite umane.

L'esplosione di un oleodotto causa la morte di circa 600 persone.

L'esplosione del GPL fuoriuscito da un oleodotto provoca la morte di 585 vittime, quasi tutti bambini.

Un fulmine colpisce un deposito di petrolio e lo fa saltare in aria, provocando la morte di quasi 600 persone.

L'incendio e la successiva esplosione di diversi serbatoi di carburante causa la morte di 500 persone.

La fuoriuscita di petrolio da un oleodotto causa una gigantesca esplosione seguita da un incendio. Il bilancio fu la morte di oltre 500 persone.


Respuesta  Mensaje 3 de 5 en el tema 
De: haiku04 Enviado: 14/05/2011 01:10
Penso che il lavoro in miniera sia tra i più terribili, aldilà dei rischi sempre presenti, è proprio un lavoro bestiale. Eppure, quando non c'è di meglio e si deve campare la famiglia, si fa anche questo, e si lotta affinchè le miniere non vengano chiuse....

Respuesta  Mensaje 4 de 5 en el tema 
De: lore luc Enviado: 17/05/2011 15:51

Antracosi

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Avvertenza
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Antracosi
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Malattia rara
Codici di esenzione
SSN italiano {{{RaraIT}}}
Classificazione e risorse esterne
ICD-9-CM (EN) 500
ICD-10 (EN) J60
Sinonimi
Malattia del polmone nero
Pneumoconiosi dei minatori
Pneumoconiosi dei lavoratori di carbone
fibrosi polmonare da inalazione di carbone





Eponimi









L'antracosi è una malattia polmonare di tipo cronico (pneumoconiosi), tipica di chi lavora nelle miniere di carbone. Parte della letteratura definisce più specificatamente l'antracosi come il semplice processo di deposito delle polveri di carbone nell'organismo; viceversa, la pnumoconiosi dei lavoratori di carbone si identifica con il quadro patologico derivante da esso.


[modifica] Epidemiologia

La rilevanza dei processi estrattivi ed industriali del carbone e dei suoi derivati fa si che questo tipo di pneumoconiosi costituiscano circa il 20% delle patologie polmonari croniche nell'ambito dell'interesse della medicina del lavoro. La latenza tra esposizione e sviluppo di malattia è di circa 12-15 anni e una percentuale considerevole (circa il 10%) dei lavoratori esposti svilupperà malattia nel corso della vita.

[modifica] Eziologia

La causa è da imputarsi alle polveri di carbone che si ritrovano nelle miniere, che si depositano all'interno dell'organismo, nei polmoni e nei linfonodi. La forma cronica viene a crearsi dopo un periodo di circa 10 anni, le particelle assorbite devono essere di una grandezza inferiore ai 5 μm. Il fumo costituisce un'aggravante delle condizioni. Benché i minatori siano la classe lavorativa più a rischio, la malattia può colpire anche:

  • Operai addetti alla costruzione di sostegni e tetti per gallerie
  • Operai addetti alla produzione di grafite o nerofumo
  • Operai addetti alla produzione di elettrodi di carbone

[modifica] Patogenesi

Il carbone è un materiale non fibrogeno e tendenzialmente inerte. Per questo, solo i soggetti esposti cronicamente ad alte concentrazioni di carbone sviluppano malattie clinicamente manifeste; tra questi il rischio di contrarre malattia è particolarmente elevati nei lavoratori addetti alla processazione dell'antracite a causa dell'elevato contenuto di carbonio e della presenza di silicio. Quest'ultimo elemento, caratterizzato da importante proprietà fibrogene, potrebbe essere il vero responsabile dei gravi quadri di fibrosi polmonare massima che si osservano in questi lavoratori. è stato comunque osservato, sia in vivo che in vitro, come le particelle di carbone siano in grado di innescare in quadro di flogosi cronica per attivazione dei macrofagi alveolari e successiva produzione di citochine pro-infiammatorie e proteasi, classe enzimatica ritenuta responsabile della fibrogenesi progressiva e dei vari quadri enfisematosi.

[modifica] Profilo clinico

Come accennato, l'antracosi semplice è un reperto anatomo-patologico di scarsa rilevanza clinica. Come tale è riscontrabile in un'ampia fetta di popolazione esposta a inquinanti ambientali (abitanti in grandi centri urbani) o a fumo di tabacco. Il reperto caratteristico è la presenza di una sottile trabecolatura nero-grigiastra a livello del mantello polmonare; analogamente, la superficie polmonare di taglio appare screziata da esili venature dello stesso colore, identificando centri di deposito del materiale antracotico fagocitato dai macrofagi alveolari. La pneumoconiosi da carbone semplice è invece caratterizzata da macchie (di 1-3 mm) o noduli da carbone nel contesto del parenchima polmonare. Mentre le macchie rappresentano depositi localizzati di macrofagi ricchi di carbone, i noduli sono gli esiti dell'attivo e processo di confinamento fibrotico operato dal tessuto connettivo polmonare dei confronti della flogosi cronica sostenuta dai macrofagi. La pozione dei noduli riflette la progressione della malattia: inizialmente contenuti dei bronchi di calibro maggiore, con l'accumulo del tempo di esposizione si osserva un progressivo coinvolgimento dei bronchioli respiratori e dei gruppi acinari con enfisema centrolobulare per dilatazione alveolari. Questo contesto morfologico corrisponde ad un'estrinsecazione clinica caratterizzata da tosse produttiva con espettorato nerastro e dispnea da sforzo; è tuttavia bene far presente che questo tipo di alterazione è spesso il terreno dove si muovono quadri pleomorfi di bronchite cronica ed enfisema, oltre ad essere una condizione favorente per la tubercolosi. Non vi è invece alcuna correlazione con lo sviluppo di carcinoma del polmone. La pneumoconiosi da carbone complicata rappresenta invece il normale sviluppo di forme semplici protratte e recidivanti sostenute da un'esposizione continuativa al carbone. Questo quadro è caratterizzato dalla presenza di noduli e cicatrici polmonari multipli della grandezza di 2-10 cm (nei casi di grandi noduli si parla di fibrosi polmonare massiva), con disorganizzazione del parenchima polmonare e conseguenti gravi alterazioni della funzione respiratoria di tipo restrittivo. Dispnea da sforzo e poi a riposo, tosse ingravescente e produttiva, enfisema e cuore polmonare cronico sono i reperti clinici tipici di questa fase di malattia.


Respuesta  Mensaje 5 de 5 en el tema 
De: Amico Web di Francesca Enviado: 17/05/2011 17:12
Ho visitato una miniera di talco in Val Germanasca... impressionante, entrare su quel vagoncino nelle viscere della terra per oltre 1200 metri, freddo, buio, illuminazione fioca.... sono degli eroi questi minatori!!!


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