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De: lore luc (Mensaje original) |
Enviado: 29/05/2011 09:47 |
da "La Stampa"
cronaca
28/05/2011 - la storia
L'ingegnere che dà agli altri
il futuro perso dalla figlia
La Fondazione è stata creata in ricordo di Cecilia (in foto)
Una Fondazione per Cecilia,
morta in un incidente
elena lisa
torino
Questa è la storia di un padre e una figlia che
crescono insieme. Di un rapporto fatto di cose condivise, altre meno,
alcune per niente. Di una vita intrecciata di pianti e risate. è la
storia di Alessandro Gilardi, un ingegnere capace, stimato e affermato, e
di sua figlia Cecilia, morta a 17 anni trascinata da un’auto guidata da
un ottantenne confuso che ai vigili disse di non essersi accorto di
averla agganciata. E’ la storia di un dolore senza nome, e dell’alba di
una trasformazione.
«I genitori non dovrebbero veder morire i
loro figli. Non lo concepisce la natura, non l’ha elaborato il
linguaggio. Per persone come me non è prevista una definizione. Chi
perde il coniuge si chiama vedovo, chi i genitori, orfano. Non c’è
titolo per chi seppellisce i figli». Alessandro Gilardi è seduto nella
sala riunioni, all’ultimo piano della sua società, in via Vela. La bocca
ogni tanto sorride, gli occhi mai. Qui ha lavorato per progettare i
lavori per lo stadio della Juventus, per riqualificare il comprensorio
Iveco, per realizzare un complesso residenziale nell’ex area Alfa Romeo,
a Milano.
E sempre qui, nel quartier generale dove discute di
affari, oggi parla di Cecilia e di tutto ciò che ancora bisogna fare per
lei. Ci siamo battuti per una legge più restrittiva sul rinnovo delle
patenti, avrei voluto fare di più, ma almeno ho ottenuto una revisione
annuale dopo gli ottant’anni. Adesso dobbiamo sostenere studenti in
difficoltà e ragazzi disabili. Offriremo chance a ricercatori, daremo
spazi ai giovani, luoghi dove possano riflettere per non perdere di
vista cosa conta davvero».
Gilardi è solo, ma se non parla al
singolare non è per errore. Dice «ci siamo battuti, offriremo, daremo»
perché non parla per sé. Parla per loro. Per lui e Cecilia che è la
radice del suo strazio e la nascita della sua conversione. E’
ispirandosi a lei che ha deciso di costruire la nuova chiesa per il
Sermig, all’Arsenale della Pace. Una cattedrale di luce e mattoni.
«Cecilia si dava alle persone più che poteva. Lasciava poco per sé. Me
l’hanno descritta così le sue compagne dopo i funerali. Io sapevo che
era una creatura speciale, ma è come se l’avessi scoperta solo in quel
momento. Adesso voglio fare che cos’avrebbe fatto lei: aiutare chi ha
bisogno. Mi sto aggrappando alla fede. Ho riscoperto anche quella».
Alessandro Gilardi è un torrente in piena quando spiega i suoi
progetti, prima la proposta di legge, poi la chiesa del Sermig, adesso
una fondazione a nome di Cecilia, nata per sostenere i ragazzi più
poveri, ma che studiano, s’impegnano e meritano che qualcuno creda in
loro: borse di studio per l’estero, progetti di ricerca finanziati,
libri e computer per le scuole.
E’ come se il tempo gli
scappasse dalle mani. Si ferma e controlla le parole, solo quando gli si
chiede di lui, di come sta, di come sia possibile convivere con una
croce simile sulla schiena. Quasi schiva il discorso: «La sofferenza non
ti permette sfumature: quando progetti non la senti, se stai fermo ti
toglie il fiato. Sono un uomo che oggi si muove con due marce: avanti e
indietro. Il male può essere così forte da annientare chi lo prova, ma
azzera anche tutte le sue paure. Perciò il dolore rende liberi».
Liberi di fare e di essere ciò che non si è mai stati. Per impegni,
lavoro, condizioni di vita, sovrastrutture e convinzioni su noi stessi.
«Mi è capitata la cosa più terribile che possa succedere a un uomo. Ma
ho deciso di credere che ora mia figlia stia in un posto speciale, di
credere che stia meglio di me. Ho deciso di credere che nella mia vita
sosterrò chi è in difficoltà. Ho deciso di credere che la vita ha
comunque un senso. Ho deciso di credere».
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Che grande e vero uomo! Ammirazione e immenso rispetto. Invece di piangersi addosso o prendersela con il mondo intero, il suo cuore di padre lo ha nobilitato e lo porta a vivere straziato nel suo dolore ma proteso verso gli altri in ricordo e per amore della figlia. Mi inchino! |
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Condivido .... c'è da imparare da lui!
Di storie terribili come questa, purtroppo, ne sentiamo tante.
Ma non è facile poi sopravvivere a tragedie così.
Mi chiedo come facciano questi genitori a trovare tanta forza !
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Me lo sono chiesto anch'io tante volte: "Come si fa a sopravvivere alla perdita di un figlio !!??" Mi viene in mente la storia del fratelli Cervi.... Quando un genitore sopravvive a un figlio è una sciagura. Alcide Cervi è sopravvissuto ai suoi figli. Ed erano sette. La storia li conosce come i sette fratelli Cervi, protagonisti e vittime di una delle più efferate stragi fasciste che nel dicembre del '43 vide appunto lo sterminio di questa famiglia di contadini emiliani colpevole di aver saputo e voluto vedere forse più in là delle prospettive politiche generali. Colpevole di aver creduto nella possibilità del progresso e della modernità, anche e soprattutto, applicata alle tecniche per la coltivazione della terra...... |
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De: haiku04 |
Enviado: 09/06/2011 11:33 |
Infatti mi aveva colpito la notizia di qualche giorno fa di quella mamma vicentina che si è impiccata a causa della morte del figlio 24enne, deceduto in seguito ad un incidente automobilistico provocato da una vettura in contro mano, guidata da un 22enne ubriaco e forse sotto l'effetto della cocaina.... Che devastazione deve essere stata, ed essendo anch'io mamma di un ragazzo mi sono posta tante domande.... però questa signora, se non avesse perso totalmente la sua lucidità, avrebbe dovuto tener presente che aveva anche una figlia giovanissima, e che ora piange due lutti in seno ad una familia che non esiste più! |
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