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De: lore luc (Mensaje original) |
Enviado: 29/01/2012 09:15 |
E' morto Oscar Luigi Scalfaro
Oscar Luigi Scalfaro aveva 93 anni
è stato il nono presidente della Repubblica (dal 1992 al 1999). Cordoglio di Napolitano: «Profonda commozione»
roma
All'età di 93 anni è morto nella notte a Roma Oscar Luigi Scalfaro, nono presidente della Repubblica. Nato nel 1928 a Novara da famiglia di origine calabrese, oltre a ricoprire la massima carica dello Stato (dal 1992 al '99) è stato anche presidente del Senato e della Camera. Era stato anche ministro dell'Interno nel primo governo Craxi.
L'attività di presidenza della Repubblica si è sviluppata in sette anni iniziati con le bombe della mafia contro i giudici Falcone e Borsellino e finito nel 1999 anno ricordato certamente come l'anno della guerra nei Balcani. Si trovò a gestire una difficile situazione della vita politica italiana: era al Quirinale quando il sistema dei partiti si stava sgretolando sotto i colpi di Tangentopoli.
Napolitano: "Profonda commozione" Appresa la triste notizia, il Presidente della Repubblica Napolitano ha espresso il suo cordoglio: «E' con profonda commozione che rendo omaggio alla figura di Oscar Luigi Scalfaro nel momento della sua scomparsa, ricordando tutto quel che egli ha dato al servizio del paese, e l'amicizia limpida e affettuosa che mi ha donato».
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Mi astengo da ogni commento, ora ci pensa la giustizia divina! |
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Certo che.. nato nel 1928 anni 93.... mah!!! Svista certamente |
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Oscar Luigi Scalfaro (Novara, 9 settembre 1918 – Roma, 29 gennaio 2012) è stato un politico ed ex magistrato italiano, nono Presidente della Repubblica dal 1992 al 1999.
Fu eletto deputato ininterrottamente dal 1946 al 1992, quando, durante la sua presidenza della Camera dei deputati, fu eletto Presidente della Repubblica. In precedenza era stato Ministro dell'Interno nel Governo Craxi I. Era senatore a vita aderente al Partito Democratico.
Scalfaro, insieme a Sandro Pertini (che presiedette come membro anziano il Senato nel 1987) ed Enrico De Nicola (presidente della Camera, del Senato e della Repubblica dal 1º gennaio all'11 maggio 1948), ha ricoperto tutte le tre più alte cariche dello Stato: è infatti stato Presidente della Repubblica e Presidente della Camera, oltre ad avere presieduto provvisoriamente il Senato all'inizio della XV Legislatura[1].
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On. FOTI e on. BUTTI - Al Ministro dell'interno (3-05279) Per sapere - premesso che -: è stata già documentata la vera e propria aggressione patita dal giornalista Stefano Salvi, della troupe del telegiornale satirico di Canale 5 Striscia la notizia, in occasione dell'innocuo tentativo di intervistare l'onorevole D'Alema; di ieri è, inoltre, la notizia di analogo e assurdo ripetersi di tali fatti: secondo copione tutt'altro che originale, con il pretesto di tutelare la privacy dell'ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, impegnato in uno dei tanti monotoni tagli di nastro, la troupe di Striscia è stata - infatti - nuovamente aggredita dagli uomini della scorta, questa volta di Scalfaro; Striscia la notizia è notoriamente un telegiornale satirico cui, quantomeno, va riconosciuto il pregio dell'equidistanza e dell'oggettività, e ciò a differenza di quelli offerti dalla RAI che, infatti, alla stessa ora, trasmette una versione comica, quando non grottesca, dell'informazione politica, ammantandola di serietà ed obiettività; risulta semplicemente vergognosa l'indifferenza con cui certi alti esponenti politici della politica assistono ad autentici pestaggi di inermi giornalisti non intervenendo; parrebbe per contro doveroso che chi occupa, o abbia occupato, incarichi di rilievo nel mondo delle istituzioni, assumesse atteggiamenti di ben altra disponibilità nei confronti di persone che offrono una sagace satira, gradita alla gran parte degli italiani -: se e quali urgenti disposizioni intenda impartire per impedire che uomini della scorta di alti esponenti politici rovinino la propria immagine di tutori dell'ordine, lasciandosi andare ad interventi repressivi, censurabili sotto più profili, essendo del tutto scontata l'inesistenza di qualsivoglia pericolo per la persona oggetto di ""protezione"".
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1928, mi riferivo all'articolo in testa ed ho anche scritto "svista"... rimango della mia opinione a partire dal 41 bis!!! |
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Un presidente fazioso, ha condizionato la politica
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Un buon presidente in un momento difficilissimo
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Dallo scandalo Sisde al triplo stipendio: le ombre di Oscar Luigi
Scalfaro e una carriera politica dai molti volti: "Io non ci sto", il ribaltone, la simpatia per la sinistra e l'avversione al Cav
Oscar Luigi Scalfaro, luci e ombre. il segretario della Destra Francesco Storace lo ha definito, anche dopo la morte, "il peggiore presidente della storia dell'Italia". Forse esagera, puntando il dito sul ribaltone del 1994 avallato da Scalfaro con cui il potere passò dal premier Berlusconi al "tecnico" Lamberto Dini, senza far tornare la parola agli elettori dopo l'uscita della Lega Nord dalla maggioranza. Un momento cruciale nella storia italiana e in quella politica del presidente, non l'unica però al centro di polemiche.
Tangentopoli - Dopo una vita da democristiano convinto e durissimo, Scalfaro si trovò eletto prima presidente della Camera e, dopo un mese, presidente della Repubblica per, parola di Indro Montanelli, "disgrazia ricevuta". Momento peggiore, in effetti, non poteva esserci: le stragi di mafia, il debito pubblico alle stelle e soprattutto una classe politica, quella della Prima repubblica, già scricchiolante. Era maggio, e i mesi successivi sarebbero stati una strage politica: ministri e segretari inquisiti, funzionari di partito in carcere, suicidi. Era il ciclone Tangentopoli e Scalfaro lo cavalcò convinto: da ex magistrato, appoggiò la "pulizia" del pool milanese di Borrelli e Di Pietro. Si mise, insomma, contro i suoi ex compagni di governo e di partito.
Lo scandalo SISDE - La sera del 3 novembre 1993, il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro interrompe la diretta della partita di Coppa Uefa tra Napoli e Trabzonspor con un discorso a reti unificate. Passerà alla storia come quello del "Io non ci sto", una durissima reazione alle inchieste sullo "scandalo SISDE" e a fondi neri al tempo del suo incarico al Ministero degli Interni. L'ex direttore dei Servizi Riccardo Malpica lo aveva accusato di aver intascato 100 milioni di lire ogni mese dal Sisde. Era, secondo Scalfaro, "un gioco al massacro", una rappresaglia dei politici della Prima repubblica nei suoi confronti, colpevole di aver sposato la causa di Mani Pulite. Nel 1994 i funzionari coinvolti furono poi condannati, scagionando di fatto Scalfaro.
Scalfaro e la sinistra - Nel 1994 la Lega rompe con Berlusconi, decretando la fine del primo governo del Cavaliere. Scalfaro, invece di sciogliere le camere e ridare la parola agli elettori, verifica l'esistenza di una nuova maggioranza e chiama a Palazzo Chigi Lamberto Dini, con l'appoggio dell'allora Pds. Una scelta criticatissima a destra, che decreterà la rottura definitiva con Forza Italia e Berlusconi. L'asse tra Scalfaro e gli esponenti dell'ex Pci si rafforzerà nell'ultima parte di mandato, dopo la caduta di Romano Prodi nel 1998, quando ripetè l'operazione del 1994: niente scioglimento delle Camere, ma potere passato nelle mani di Massimo D'Alema.
Dopo il Quirinale - Che i rapporti con il centrosinistra fossero più che buoni, lo conferma l'attività di Scalfaro dopo la fine del suo mandato, nel 1999. L'ex democristiano diventa il nume tutelare dei Ds e, infine, del Partito Democratico. Lo stesso segretario Pier Luigi Bersani lo ha ricordato commosso, definendolo simbolo "di equilibrio": "Non abbandoneremo mai le sue battaglie", ha sottolineato Bersani.
Il triplo stipendio - L'ultima ombra su Scalfaro deriva dal suo vitalizio d'oro da senatore a vita: 15mila euro al mese, anche se le presenze a Palazzo Madama del presidente si contavano sulle dita di una mano. E a quei 15mila euro mensili si dovevano aggiungere quelli da ex parlamentare e i 4.766 euro maturati per aver superato i 30 mesi da magistrato, carica ricoperta tra 1943 e 1946 e in virtù della quale condannò a morte due fascisti dopo la Liberazione.
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Mi pareva fosse solo un addio...
in fondo era anche lui...solo un uomo...
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REQUIEM La tentazione è forte. Di quelle che inducono di prender d’assalto la penna o che agitano, frenetiche, le dita delle mani determinandole ad un convulso ticchettio sulla tastiera.
Sarebbe bello se, la morte di uno dei più emblematici rappresentanti della cosiddetta prima repubblica, riuscisse a portare con se anche solo il ricordo dell’ignominia e della tracotante obliquità morale. Ma cos...ì non sarà.
Oscar Luigi Scalfaro, indegno figlio di una Patria che molto a questi dette, ha tolto il disturbo. Saremo in tanti a non piangere.
Probabilmente della sua intera attività politica ed istituzionale, la storia ricorderà l’utilizzo indebito delle proprie prerogative, manipolando le quali riuscì a sovvertire l’esito elettorale, tramando in dispregio della Costituzione al fine di mandare anzitempo a casa il governo di centrodestra voluto dal popolo.
Forse qualcuno dalla memoria un po’ più volenterosa, ricorderà che il giovane Pubblico Ministero O. L. Scalfaro, pur professandosi fervente cristiano, ebbe a richiedere, nell’esercizio del suo ministero, l’applicazione della pena di morte.
Magari altri ricorderanno le consulenze d’oro affidate dal defunto Presidente a quell’architetto Salabè, amico di famiglia, e ben introdotto negli ambienti dell’inteligence nostrana.
Ed in fine, a chi lo vorrà, sarà dato ricordare il suo grido espresso a reti unificate nell’indicare apertis verbis l’ indisponibilità a dover dare spiegazioni sulle cifre milionarie (in lire) ricevute mensilmente dai servizi segreti. Grido evidentemente ascoltato da tutti, anche da coloro che ebbero a cogliere il significato sotteso a quel famoso discorso, probabile avvertimento espresso in termini chiari a chi, come lui, avrebbe potuto, dal presidente stesso, essere sputtanato e distrutto da quello “squallido gioco al massacro” che, ove fosse continuato, avrebbe travolto Sansone e tutti i filistei.
Adesso come per tutti coloro che lo hanno preceduto, e quanti altri lo seguiranno, è arrivata anche per lo stanco inquilino delle nostre Istituzioni il momento del redde rationem. Questa volta non si potrà sottrarre, e dovrà lasciare la sua anima -nuda- al cospetto di Colui che solo detiene il Vero.
Qui da noi, molti continueranno ad esprimere critiche, ma tanti altri -e non saranno pochi- si affanneranno a tesser lodi e a ricordare le “rare capacità” di “umana ricchezza” testimoniata in una vita “dedicata al servizio delle istituzioni”, etc. etc..
Che Iddio mi perdoni, ma non riesco a rammaricarmi per la dipartita di quest’ uomo.
Ed al coro dei benpensanti, degli amici di ieri e dei traditori di oggi, nonché di tutti quelli che, a torto o a ragione, devono al de cuius i motivi dei loro transitori successi e delle vigliacche vittorie, dico: IO NON CI STO!
Maurizio Ancora
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Penso che non e' detto che si debba soffrire per la sua perdita,poiche' tutta la sua vita ormai e' solo storia, ma rimane il rispetto per la persona umana che lascia questa terra......... Pertanto una preghiera in suffragio della sua anima non mi va di negarla..... Che gli sia lieve la terra.
Annamaria |
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Ci sono uomini che peccano e, senza farsene vanto, lo ammettono;
ce ne sono altri che si vestono da moralisti e peccano ugulamente.
Spero si presenti al Padre perché il Figlio fu molto duro coi farisei. |
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Per la sua anima una preghiera la dico anch'io, per la persona, come scritto precedentemente, mi astengo! |
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De: haiku04 |
Enviado: 29/01/2012 21:56 |
93 anni, morto nel sonno senza soffrire, più fortunato di così.... io certo non piango, non l'ho stimato da vivo e non lo stimo ora, era arrivata la sua ora, tutto qui! |
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Accusato dal pm Scalfaro e fucilato come fascista Ecco le sue lettere inedite
"Muoio innocente": così scriveva Domenico Ricci dal carcere di Novara, giustiziato a guerra finita. Il pubblico ministero era il futuro Presidente Oscar Luigi Scalfaro
Nell’estate 1945, a guerra finita, l’allora 27settenne Oscar Luigi Scalfaro, futuro presidente della Repubblica italiana, sostenne con altri due colleghi la pubblica accusa al processo che vedeva imputati per «collaborazione con il tedesco invasore» l’ex prefetto di Novara Enrico Vezzalini e i fascisti Arturo Missiato, Salvatore Santoro, Giovanni Zeno, Raffaele Infante e Domenico Ricci.
Dopo tre giorni di dibattimento fu chiesta per i sei la condanna a morte, eseguita il 23 settembre al poligono di tiro di Novara (in veste di pubblico ministero Scalfaro ottenne un’altra condanna capitale, che tuttavia non fu eseguita a causa dell’accoglimento del ricorso in cassazione del condannato Stefano Zurlo, ricorso suggerito, a quanto sostenne Scalfaro, da lui stesso). La vicenda è nota: la fucilazione «firmata» da Scalfaro venne raccontata nei dettagli (pubblicando per la prima volta la stessa foto che vedete in questa pagina) dal nostro Giornale nel 1996. Ed è anche noto che, successivamente alla rivelazione del Giornale, Scalfaro stesso iniziò a manifestare dubbi sulla fondatezza dei processi, definendoli influenzati dal clima incandescente dell’epoca e dall’emozione popolare: in un’intervista rilasciata a Pierangelo Maurizio per Kosmos nell’ottobre 2006, Oscar Luigi Scalfaro ammise di «non aver elementi per rispondere» alla figlia di uno dei condannati, Domenico Ricci, che gli chiedeva di esprimersi sulla innocenza o colpevolezza del padre: «Lo interrogai - disse Scalfaro -.
Era colpevole? Non so». Da notare che Scalfaro conosceva bene la famiglia Ricci, abitando nella stessa palazzina al piano di sopra, in corso Torino, a Novara. Domenico Ricci, brigadiere di pubblica sicurezza, quando venne fucilato aveva 48 anni. Lasciò la moglie e quattro figli, tutti minorenni. Lui e gli altri cinque non vennero uccisi alla prima maldestra raffica dell’inesperto plotone di esecuzione e sui corpi si accanì poi un gruppo di donne. Fino a qui è (quasi) tutto noto. Ora, però, la cronaca ci riconsegna un’altra tessera di Storia. Dopo la morte di Scalfaro, la figlia Anna Maria (che oggi ha 78 anni) e il nipote Douglas Ruffini (40 anni) hanno deciso di rendere note le lettere inviate alla famiglia dal carcere di Novara da Domenico Ricci. Il quale, nell’ultima straziante pagina, scritta un’ora prima dell’esecuzione capitale, giurava di morire «innocente».
SONO STATO CONDANNATO A MORTE NON HO PIù FORZA, IL PIANTO MI ASSALE
Novara 29.6.1945 Cara Moglie. Con il cuore straziato debbo darti la dolorosa notizia, l’esito del mio processo è stato doloroso per me e per voi tutti, sono stato condannato alla pena di morte ciò che non mi sarei mai aspettato e che non meritavo [...]. Io ho fato ricorso in cassazione e mi auguro che venga accettato e così con l’aiuto di iddio che io prego sempre mi venga tramutata la pena se vi è possibile fatelo sapere anche a Francesco a Firenze se anche lui può fare qualcosa di bene, ti raccomando nel dare notizia a mia madre, se è ancora in vita, di essere prudente. Cara moglie ti chiedo di inoltrare domanda di grazia presso il Luogo Tenente del Re Principe di Piemonte esponendo tutti i casi pietosi e le condizioni della nostra famiglia e i quattro figli che noi abbiamo e la nostra casa sinistrata e che per quello fui costretto a trasferirmi nell’Italia settentrionale su ordine per mezzo di una circolare del ministero d’interno e anche per la fame che si soffriva mia e i nostri bambini, insomma pensate voi. Nella domanda mettete anche che nei quattro giorni del dibattito nessuna accusa specifica è stata fatta a carico mio né di omicidio né di rapina e ne di furto solo perché ero brigadiere e dicevano che avrei comandato io dopo Martino ciò che non è nulla vero. Cara moglie fatti coraggio che iddio aiuterà gli innocenti quello che ti raccomando i nostri quattro figli, per me più nulla ti dico tanto tu immagini quello che io soffro, però pregando iddio e sperando nella sua bontà divina mi sorreggo ancora per qualche giorno, se qualcuno di voi potesse venire a trovarmi potrei sorreggermi qualche ora di più, non ho più forza di scrivere il pianto mi assale. Vi bacio affettuosamente a tutti, tanti, tanti a Gina, Anna, vostro marito e padre. Domenico. Pregate per me addio.
TI RACCOMANDO LE BAMBINE SONO LE COSE PIù CARE PER ME
Novara 23.7.1945 Moglie carissima questa è la terza lettera che scrivo senza avere ancora una tua risposta perché? Scrivi subito e dammi tue notizie e dei bambini, fammi sapere anche se hai fatto qualcosa a Roma, per me, domanda di grazia per me a S.A.R. o al Vaticano. Io attendo vostre notizie, anche di mamma è ancora in vita mi auguro di si è digli che preghi per me. Ti raccomando le bambine guardale e tienile di conto che sono le cose più care per me, anche te fatti coraggio e spera nella grazia d’iddio perché solo lui è giusto, solo in questo luogo ho imparato a conoscere gli uomini e per questo che da questo momento ammiro le bestie. Cara moglie tutto quello che sta passando la nostra famiglia la sventura più grande di questo mondo lo dobbiamo al Sig. Lucchini l’uomo più cinico di questo mondo in tutta Novara non ho avuto nessuna imputazione a carico mio, solo quella di lui, spero che il nostro buon Gesù pregherà secondo il merito, vedi se puoi fare una capatina qui a novara insieme con qualcuno dei parenti il mio desiderio di rivedervi è tanto che qualche giorno finirò al manicomio. Vanda che cosa fa si è impiegata? Scrivetemi subito perché io non ho più forza a resistere. Vi bacio a tutti caramente, tanti, tanti a Ginotta, Vanda, Anna, più a tutti i parenti tuo affezionatissimo marito. Domenico Ricci. Scrivi, scrivi, baci.
SPERIAMO IN DIO CHE UN GIORNO IO POSSA TORNARE DA VOI
Novara 3.8.1945 Moglie Carissima, ho ricevuto una lettera scritta da Renzo, la quale mi da vostre buone notizie, assicurandomi che godete tutti ottima salute, medesimo posso dirvi di me fino ad oggi e speriamo in Dio che prosegua anche per l’avvenire, e venuta a trovarmi mia sorella Aurelia anche loro stanno bene. Osvaldo non è ancora tornato dalla Germania e non sanno notizie speriamo che presto anche lui possa tornare fra i suoi cari. Cara Assunta fammi sapere se Romolo e arrivato a Roma essendo che il collegio non c’è più a Gallarate e si è trasferito a Roma. Lui è partito quindici giorni indietro quindi spero che sia fra voi ti prego di stargli attenta come pure alle altre e speriamo in Dio che anche io un giorno, potrò ritornare fra voi. Ho fatto la domanda di grazia vedila anche voi a Roma di fare qualche cosa presso il ministero di Grazia giustizia. Cara Moglie fammi sapere qualche cosadei miei parenti e di mamma se è ancora viva oppure no scrivi spesso e fammi sapere tutto.
LA MIA SALUTE è BUONA E COSì VOGLIO AUGURARMI PER VOI
Novara 3.8.1945 cara sorella e cognato La mia salute è buona e così voglio Caugurarmi anche per voi, oggi ho scritto anche a mia moglie, non so come mai che loro non mi danno notizie scrivete anche voi a loro e ditegli che mi scrivano e mi danno loro notizie, io dubito che assunta non stà bene dato che lei era già stata operata per il fegato e adesso che aveva bisogno di tranquillità invece tutto al contrario,ma la bontà d’iddio aiuterà anche lei, come spero che aiuterà anche a me e tutti i miei cari [...]. Inviovi tanti baci a tutti tuo affezionato fratello e cognato.
MI MANTENGONO LE PREGHIERE CHE FACCIO TUTTO IL GIORNO
Novara 6.8.1945 Carissimi tutti, ho ricevuto la vostra in data 1˚ agosto sono lieto nel sentirvi che godete buona salute, anche io fino a questo momento non posso lamentarmi fin quando dura, speriamo Iddio e preghiamolo di cuore che la faccia durare sempre. Cara sorella vi ringrazio che avete dato comunicazione alla mia famiglia di quanto io desideravo, sarà solo difficile che potranno venire per mezzo che le comunicazioni sono poco comode, e poi credo, anzi sono convinto che assunta è molto malata tu sai che è stata operata per il male di fegato e quindi avrebbe avuto bisogno di tranquillità, pazienza il destino ha voluto così, però iddio vede e provvede anche per lei. Mi dite fra una quindicina di giorni verrete a trovarmi, puoi immaginare quale gioia è per me, speriamo però che sarò ancora in vita, poi mi dici di aiutarmi per far si che non vengo malato come vuoi che mi tiro su qui dentro? Mi mantengono le preghiere che faccio tutto il giorno, state tranquilli e coraggio. Spero di rivedervi ancora.
QUANDO VIENI, PORTA UN PO’ DI TABACCO
Novara 31.8.1945 Carissimi tutti, la mia salute fino ad oggi è discreta, mentre per voi voglio augurarmi che sia ottima. Carissimi non potete immaginare quale e quanto sia stato il dispiacere sapervi a Novara e non potervi vedere, potete immaginare con quale ansia attendevo per poter abbracciare Osvaldo dopo lunghi anni che non sapevo più notizie. Cara sorella adesso i colloqui sono ogni quindici giorni perciò puoi venire quando vuoi, se vieni non dimenticare la carta d’identità se no non ti rilasciano il colloquio. Cara sorella, io non ho notizie da casa, ti prego se tu sai qualche cosa di farmelo sapere, poi ti prego anche di scrivere a mia moglie edirgli che mi rimandano un po di soldi, perché io sono senza e debbo vivere con il solo vitto del carcere, e digli pure che scriva io non ho ancora ricevuto una lettera scritta da assunta quindi pensate. Cara sorella i soldi fatteli spedire te e poi quando vieni me li porti tu stessa. Quando vieni vedi se puoi portare un po di sigarette o tabacco con cartine e qualche scatola di fiammiferi. Saluti e baci a tutti arrivederci a presto
QUI COMINCIA A FARE FREDDO E IO NON ò ROBBA INVERNALE
Novara 19.9.1945 Carissimi tutti. Rispondo alla vostra lettera sono lieto nel sentire che godete ottima salute, anche di me posso assicurarvi medesimo fino ad ora, quando venite a trovarmi? Cara sorella questa lettera fammi la cortesia di darla a mia moglie. Cara Moglie. Ho ricevuto la tua lettera tramite mia sorella il primo scritto che ricevo da te, da quando sei partita da Novara, io di salute sto bene grazie iddio, così voglio augurarmi di te e i nostri bambini e tutti i nostri parenti. Cara moglie sono dispiaciuto che ti si è molto abbassata la vista e che ti sei molto sciupata, non prendertela di nulla coraggio e mangia e bevi e cerca di mantenerti bene, prega S. Rita che certamente ci fa la grazia da noi desiderata, io la prego sempre e con fede. Cara moglie quando venite? Qui incomincia a fare freddo e io nonò robba invernale, ora potete venire i treni ci sono tanti Roma Milano come pure Roma Torino quindi vedete un po’ fra te e Vanda chi vuole venire io preferisco che vieni te, ma se non sei in condizioni di viaggiare allora fai venire Vanda, Romolo, Anna, Gina come stanno? Annarella già mi ha scritto due volte mentre quel birbone di Romolo vuoi dirgli un po’ perché non mi scrive? Non avrà tempo, quando scrivete anche che scrive Vanda a me non minteressa basta che tu la firmi. La signora-Ines mi lava la biancheria tutte le settimane e mi porta anche qualche cosa ma tu sai che non fanno perché sono poveri. Vi bacio tanti a tutti tuo affezionatissimo marito
MUOIO Sì, MA INNOCENTE NON DA TRADITORE
Novara 23.9.1945 Famiglia mia carissima. è tuo marito che ti scrive e per i bambini è il papà, non piangete fra un’ora non ci sono più in questo mondo con santa rassegnazione passo all’altro. Coraggio iddio e S. Rita pregherà per voi. Salutatemi tutti i miei amici. Baciatemi tutti i miei parenti. Muoio sì, ma muoio innocente, è bene che tutti lo sappiano, la grande ingiustizia che stanno commettendo. Voi lo farete sapere perché nessuno deve mai dire che io sia stato un traditore, ho sempre servito la mia Patria con fede ed onore e con fede ed onore muoio. Viva l’Italia. Vi bacio a tutti caramente e dal cielo vi guarderò a tutti iddio vi aiuti e vi benedica tuo affezionatissimo marito e padre. Arrivederci in paradiso, addio. Addio.
(Per gentile concessione della famiglia Ricci)
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