Ascendenze [modifica]
Gli Scalfaro, famiglia originaria della Calabria, acquisirono il titolo di baronale sul cognome (che – come ogni altro titolo nobiliare – ha cessato d'aver rilevanza giuridica con l'avvento della Repubblica). Esso fu concesso da Gioacchino Murat con patente del 7 settembre 1814 all'antenato catanzarese Raffaele Aloisio Scalfaro, comandante la Legione Provinciale di Calabria Ultra. Quest'ultimo avrebbe in seguito presieduto il consiglio di guerra che nel 1815 condannò a morte lo stesso Murat[2].
Origini [modifica]
Il padre, il barone Guglielmo, era nato a Napoli il 21 dicembre 1888 da madre napoletana, mentre la madre, Rosalia Ussino, era piemontese; ciò indusse Scalfaro a definirsi, nell'occasione di una visita di stato negli Stati Uniti, figlio dell'Unità d'Italia[3].
Ancora dodicenne Scalfaro si iscrisse alla GIAC (Gioventù Italiana di Azione Cattolica), appartenenza che ha sempre ostentato (portò sempre all'occhiello della giacca il distintivo tondo dell'Azione Cattolica visibile anche quando, appena eletto alla massima carica pubblica italiana, fece in televisione le brevi dichiarazioni di rito).
Si formò in ambienti cattolici e sin da giovanissimo partecipò all'attività dell'Azione Cattolica, in un periodo in cui questa organizzazione veniva avversata dal fascismo. In particolare fu attivo negli ambienti della FUCI, che in quegli anni raccolse i maggiori esponenti della futura classe dirigente cattolica. Durante la lotta partigiana, ebbe contatti con il mondo degli antifascisti.